FRANCO CARDINI: “FUTURO E LIBERTA’? SERVIREBBE UN ‘MODELLO LISTA CIVICA’â€
IL NOTO STORICO E SAGGISTA, DOCENTE DI STORIA MEDIEVALE ALL’UNIVERSITA’ DI FIRENZE, VICINO A FLI, ANALIZZA GLI ERRORI E I MARGINI DI MANOVRA CHE ANCORA RESTANO PER PRESERVARE LO SPIRITO ORIGINARIO DELLA SCOMMESSA FINIANA
Il centrodestra berlusconiano? È in via di frantumazione.
Il Terzo Polo? Doveva far riscoprire agli italiani il senso della partecipazione politica, cosa che finora non è successa.
Futuro e libertà ? Doveva allargare a livello nazionale l’esperimento di Latina, puntando a essere una forza minoritaria ma “qualificante” per disegnare nuovi scenari.
Professore, il centrodestra italiano sopravvivrà a Silvio Berlusconi?
“Un” centrodestra molto probabilmente sopravvivrà alla caduta del Cavaliere. Ma il punto è: avrà la forza di restare maggioritario senza Berlusconi?
Senza il collante berlusconiano fatalmente questo centrodestra “futuro” si frazionerà in una sorta di costellazione di gruppi catto-liberal-conservatori, con scarse differenze ideologiche o politiche o culturali al loro interno e qualche piccolo semplice ma efficace elemento comune: un certo occidentalismo, un certo liberismo, un certo perbenismo…
Resta poi da capire come sarà messo insieme il “perbenismo” con le prove di governo che ha dato chi ha collaborato con Berlusconi. Ma questo sarà un problema nel rapporto con l’opinione pubblica, la quale mi pare, ormai, alquanto “mitridatizzata”…
Detto questo, se non intervengono fattori nuovi (e l’unico fattore nuovo potrebbe essere un serio aggravarsi della crisi socioeconomica), credo che il centrodestra calerà , anche se non tragicamente, nei confronti del centrosinistra.
A meno che non avvenga il miracolo di una nuova “serrata al centro”, difficilmente realizzabile da Casini, ma più probabile se a gestirla fosse un personaggio come Tremonti.
E che prospettive ci sono, per Futuro e libertà ?
Da quel che vedo, Fli rischia di diventare una “occasione perduta”. La partita avrebbe dovuto essere giocata con maggior rigore, correndo il rischio di diventare sul serio una forza minoritaria, ma nella quale un gruppo di italiani (magari non numerosissimo, ma sicuramente “interessante”) avrebbe potuto riconoscersi a livello morale e culturale.
Io riprendo— essendone stato marginalmente parte in causa — il tentativo condotto (non al meglio) a Latina. E ne rovescio le conclusioni: l’uomo che ha riportato una città come Latina, dopo decenni, a una fama non nazionale ma internazionale, avrebbe dovuto esser schierato come punta di diamante di una vera lista civica, che affrontasse sul serio temi che la gente sente, dalla questione morale a quella sociale.
Se in tutti i comuni d’Italia vi fosse stato un 1% “qualificante” che avesse seguito un “progetto Pennacchi”, alla fine si sarebbe stati in grado di muovere qualcosa…
E poi troppe incertezze: è stato un errore madornale non dire, con chiarezza, che a Milano ci si doveva schierare con Pisapia.
E sui referendum bisognava avere una posizione chiara e univoca, con il rischio di perdere qualche frazione di simpatizzanti. Ci si era preparati un’arma, e poi la si è smussata.
La “base” chiede di recuperare lo “spirito originario” che segnò la nascita di Fli…
Fu quello spirito originario a coinvolgere nell’impresa alcuni di noi, anche colleghi universitari non certo ascrivibili alla destra, come Giacomo Marramao, Giulio Giorello, Nadia Fusini. Il messaggio di Fini appariva nuovo, e metteva in discussione posizioni acquisite da troppo tempo, in nome di un cambiamento che spezzasse diametralmente una serie di elementi di “omertà ” che si era andata creando attorno a temi come l’impoverimento del paese, la sua mancanza di passione civica, l’assenza di politica insomma.
Eppure oggi sembra esserci del fermento nuovo nella società italiana, i cui effetti si sono già visti alle amministrative e soprattutto ai referendum. Fli potrebbe intercettare quest’onda?
Come dice spesso Giulio Andreotti, l’importante non è dire la verità ma dirla al momento giusto. L’idea dello “strappo” che ha portato alla nascita di Fli era forse prematura rispetto al disagio dell’opinione pubblica. E così ora ci troviamo davanti a una situazione paradossale per cui le proposte che lanciò Fini lo scorso anno avrebbero una eco molto più profonda nel paese. Ma il fatto che siano state formulate e poi disattese nel giro di pochi mesi, le ha rese vane.
E il Terzo Polo? È un progetto a lungo termine?
Il Terzo Polo doveva lanciare subito un segnale forte e immediato: cambiare le cose in politica, riabituare gli italiani alla discussione, reinsegnare ai cittadini che la libertà è partecipazione. Questa sarebbe la vera democrazia: convincere la gente dell’importanza delle battaglie politiche. L’Italia si è anestetizzata, ha disimparato a confrontarsi, a dibattere, a ragionare sui problemi. E il Terzo Polo avrebbe dovuto rilanciare questo sacrosanto principio. Finora, però, non mi pare sia accaduto.
Federico Brusadelli
(da “Il Futurista”)
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