GAROFANI E SPEZZATINO PER I FALCHI IMBAVAGLIATI
VOLEVANO CANTARE “ANGELINO TRADITORE”, MA IL CAPO HA ORDINATO MANIERE GENTILI… PASSERELLA DI FEDELISSIMI PER IL SECONDO DEBUTTO DI FORZA ITALIA
Il toscano Maurizio Bianconi, tesoriere del “fu Pdl”, è un uomo di poche risposte e di tante domande: “Quante chiappe ha Angelino Alfano?”.
Va in automatico: “Una, no? E quante seggiole aveva? Tre, no?”. Allora? “Troppe seggiole per un paio di chiappe. Caro Angelino, ti voglio bene. Ma non potevi fare dentro e fuori”.
E ora? “Fa un partitino con i democristiani, con pezzi di Casini e di Monti. Senza soldi, là i soldi non ci sono”.
La cassa è protetta, ci pensa Bianconi. Scassata la gabbia, i falchi vanno a sbattere un po’ di qua e un po’ di là .
Volevano cantare in coro “Angelino traditore”, ma Silvio Berlusconi ha ordinato le maniere gentili. Zitti, per adesso. E Alessandra Mussolini, che cammina con passo incerto per adescare i giornalisti, ingoia la ferocia. E tace. Alfano? Tace. I ministri? E tace. Un sussulto, piccolo: “Quelli sono i nostri cugini”. La nipote e i cugini.
Augusto Minzolini lo chiamavano lo squalo: avrà un desiderio di sangue, una branchia di cattiveria? Faccia seria, faccia rara: “Io credo che il progetto di Alfano non sia politicamente solido”.
Il socialista Lucio Barani ha un mazzo di garofani: “Sono qui per onorare Silvio. Vi ricordate Bettino Craxi, finito esule e martire?”. E commosso cita La Scienza Nuova di Gian Battista Vico e chiede conforto a un cronista: “Ho indovinato il titolo?”.
E tra Stefania Prestigiacomo in giacca azzurra e Osvaldo Napoli in abbronzatura d’autunno, ecco che passa Gianfranco Polillo, sottosegretario nel governo di Monti.
I falchi s’erano svegliati pimpanti, però.
Michaela Biancofiore aveva preparato un buon giorno per Alfano: “È il comandante Schettino, abbandona la nave. E i ministri non sono degni di rappresentare l’Italia”. Un delegato napoletano viene fermato per un’intervista rapida. Sbianca. E che faccio? E che dico? Un amico lo consiglia, lo rassicura. E ci prova, accetta: “Le porte per Alfano restano aperte. Ha ragione Berlusconi, possiamo fare una grande coalizione insieme”.
E vai con i complimenti: “A Gennà , chillo Socrate ha ‘mparato da te”. Ecco che passa Gianfranco Polillo. Il palazzo dei congressi è presidiato da telecamere e taccuini: i falchi, oggi, sono timidi. Oh, c’è Marcello Dell’Utri. Arriva la botta, preparatevi. Niente, maledettamente niente: “Alfano non ha fatto una bella mossa”. Tutto qua? E mentre passa Gianfranco Polillo, appare Maurizio Gasparri. Bene. Gasparri non delude mai: “Chi è qui merita affetto”. Forse non era Gasparri.
Lo spirito di Forza Italia è la gente di Forza Italia. Berlusconi ha riempito la sala, non c’è posto per le comitive. Neanche per quella campana sbarcata con l’autobus “Angelino”, unico sussulto, unica emozione.
E così il partito ha riservato uno spazio con un centinaio di poltrone e un paio di tavoli. Mezzogiorno e qualche minuto. Quesito: “Quanno se magna?”. Un cameriere sistema i bicchieri. La folla rumoreggia: “Che stanno a fa’?”. Le 13 e qualche minuto. Lo spezzatino di maiale si fa sentire. Berlusconi ha finito, stremato, e va a pranzo con Francesca Pascale.
Il popolo di Forza Italia è qui. Un ragazzo con lo zainetto espropria due piatti: pasta al sugo, scrigno di melanzana, lasagna in bianco con funghi e un po’ di carne, magari per dolce.
I ragazzi vestiti di bianco non provano a servire: “No, prego fate con le vostre forchette”. Il vino circola. E i gruppi scattano fotografie. Le 14 e qualche minuto. Lo spezzatino di maiale si è estinto. Ma Gianfranco Polillo passeggia. E l’omonimo Rotondi sbeffeggia: “Siamo giovani, l’avvenire è nostro”.
Ora l’interesse è per la passerella. No, non quella di Polillo. Una decina di elettori, con due cagnolini e uno striscione, aspettano con ansia Silvio e Francesca.
Tocca a Claudio Scajola, sì a Scajola: “Il Pdl fu una fusione a freddo. Qui vedo entusiasmo. E io sto per tornare. In Liguria hanno bisogno di me”. La scorta di Berlusconi si agita.
Ma spunta Laura Ravetto, che impalla Polillo, che fuma. Di nuovo la Biancofiore legge il cartello del signor Francesco da Napoli: “Silvio, sei un mito. I parrucconi e gli invidiosi ti vogliono sulla croce, ma tu risorgerai”.
Daniela Santanchè lo intona con passione. Le 16 e qualche minuto. L’esercito di Silvio si presenta al teatro Orione, e la commedia è divertente.
Il fondatore Simone Furlan, imprenditore veneto di Padova, che in Rete si fa ammirare sdraiato sul divano, illustra il piano: “Siamo 20 mila con 200 reggimenti, difendiamo il nostro Silvio”. Chiarisce: “Io non ho mai avuto problemi con la giustizia”. Ultima fila: “Allora che ce stai a fa’ qua?”.
Silvio ha promesso una visita ai soldati, pare stia riposando. Dà buca. Farà una telefonata, cioè un messaggio registrato. E via con le presentazioni: “Ciao, sono Giorgia, 25 anni, faccio parte del reggimento romano. Siamo insieme per la rinascita del Paese”. Le sedie sono vuote. Scongelano il video di Silvio con mamma Rosa. Addio. Finito. E Gianfranco
Polillo è pure in ritardo.
Carlo Tecce
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