GIORGETTI HA PROMESSO 20 MILIARDI DI PRIVATIZZAZIONI PER RASSICURARE I MERCATI SULLA GRADUALE RIDUZIONE DEL DEBITO ITALIANO: FIN QUI L’UNICO PASSO CONCRETO È STATA LA VENDITA DEL 25% DI MPS CHE HA PORTATO POCO MENO DI UN MILIARDO
IN BALLO CI SONO POSTE ITALIANE E FERROVIE, ANCORA AL 100% PUBBLICHE… BISOGNA TROVARE IL CASH: NEL CORSO DEL 2024 LA BCE ABBASSERÀ FINO AD AZZERARE IL SOSTEGNO ALL’ITALIA
Sentite cosa diceva due giorni fa il capoeconomista di Standard and Poor’s per il Sud europa, Sylvain Broyer: «Ci attendiamo che quest’anno lo spread italiano rimanga stabile rispetto al Bund tedesco». I rendimenti saranno mediamente del 4,7 per cento «contro il picco del 5 del 2023». I fondamentali dell’economia italiana «sono diversi rispetto a dieci anni fa: le banche sono in condizioni migliori rispetto alla crisi del debito». […] L’architettura europea del 2024 è molto diversa da quella che nel 2011 costrinse il governo Berlusconi […] a dimettersi sotto i colpi di sfiducia dei mercati.
Oggi il “Tpi” della Banca centrale europea – di fatto un credito di ultima istanza che allora non esisteva – è la garanzia contro le scommesse degli investitori. La quota di debito italiano detenuto da investitori internazionali è più bassa del 2011. Ma se in autunno la maggioranza a tre Meloni-Salvini-Tajani dovesse entrare in tensione, o se i venti di una guerra più larga dovessero fermare la prevista discesa dei tassi, il giudizio sull’Italia potrebbe cambiare rapidamente.
La nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza dice che il debito italiano di qui al 2026 non scenderà: era previsto al 140,2 per cento a fine 2023 al 140,1 per cento nel 2024, appena mezzo punto più sotto (al 139,6) nel lontano 2026, l’ultimo anno della manna del Recovery Plan.
Solo quest’anno il Tesoro dovrà collocare sui mercati 350 miliardi di euro di titoli, più o meno lo stesso ammontare del 2023. Con un però: nel corso del 2024 la Banca centrale europea abbasserà fino ad azzerare il sostegno all’Italia. Il piano di reinvestimento dei titoli acquistati prima dalla Bce di Draghi, e poi – durante e dopo la pandemia – da Christine Lagarde, prevede quest’anno una riduzione al ritmo di 7,5 miliardi al mese.
Alla fine dell’anno, si saranno azzerati. Con l’eccezione del già citato Tpi, a quel punto il paracadute sui titoli italiani aperto da Mario Draghi a partire dal 2012 sarà virtualmente chiuso. L’unico acquirente di Btp saranno i privati, coloro che valutano il rischio Italia e a quel rischio danno un prezzo. Le precondizioni perché non salga è anzitutto un debito in discesa, anche se lieve.
È la ragione per cui Giancarlo Giorgetti ha promesso venti miliardi di privatizzazioni entro il 2026. Un concetto che la prossima settimana, alla sua prima al vertice di Davos, il ministro ribadirà a tutti gli investitori con cui ha un incontro in agenda. Fin qui l’unico passo concreto è stata la vendita del 25 per cento del Monte dei Paschi di Siena, un’operazione che è valsa poco meno di un miliardo. Per fare sul serio occorre ben altro: le Ferrovie, ancora al cento per cento pubbliche, o le Poste.
Nella conferenza stampa del 4 gennaio Meloni le ha citate entrambe, ma siamo ancora alle buone intenzioni. Non è ancora chiaro se di Fs il governo venderà solo le quote della controllata Trenitalia o tenterà la (complicatissima) vendita dell’intero gruppo, dentro al quale c’è rete ferroviaria e quella stradale di Anas.
È probabile che arrivi prima l’operazione Poste, già quotata in Borsa. L’ipotesi è quella di lasciare a Cassa depositi e prestiti il suo 35 per cento, cedendo invece il 29,26 per cento in mano al Tesoro. Ai prezzi di venerdì scorso l’introito varrebbe poco meno di quattro miliardi di euro. Non sarebbe abbastanza per tenere a bada il debito
(da la Stampa)
Leave a Reply