GIUSTIZIA, NORDIO SI SCORDA LA CORRUZIONE, RENZI APPLAUDE
SILENZIO TOMBALE NELL’ATTO DI INDIRIZZO DEL MINISTRO
Vi ricordate Fonzie, in Happy Days? Non riusciva a dire la parola “scusa”. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, seguito dalla sua maggioranza, non riesce a dire “corruzione”, che vede protagonisti negativi politici e colletti bianchi.
Non c’è traccia nemmeno nell’atto di indirizzo di 22 pagine, inviato ai dipartimenti del ministero, che abbiamo potuto visionare. Anzi, in quel documento non ci sono neppure le parole mafia o 41-bis e alta sicurezza, quando si riferisce alle carceri.
Ieri, nell’aula di Palazzo Madama , Nordio non si è mai riferito alla lotta alla corruzione, neppure per inciso, illustrando la relazione annuale sullo stato della giustizia.
Anzi, ha ribadito che spazzerà via i reati di abuso d’ufficio e di traffico di influenza, reati contro la Pubblica amministrazione: “È imminente la profonda revisione di quei reati che intimoriscono gli amministratori senza tutelare i cittadini… con effetti perniciosi per lo sviluppo del Paese.”
C’è poi l’ossessione-avversione di Nordio per le intercettazioni. Il ministro apre la relazione smentendo se stesso sul tema, come era stato costretto a fare poche ore dopo l’arresto del boss Messina Denaro, impossibile senza le intercettazioni.
“Non sarà mai abbastanza ribadito che non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo. Quando dico che i mafiosi non parlano per telefono, alludo al fatto che nessuno di loro al telefono abbia manifestato volontà di delinquere o espresso una parola che sia prova di un delitto”, ma le intercettazioni “servono per individuare i loro movimenti”.
E le intercettazioni contro corrotti e corruttori? Silenzio. Ma non può essere un caso per un ministro della Giustizia, pure ex magistrato.
Dice Nordio ai senatori: “Andremo avanti sino in fondo, non vacilleremo e non esiteremo. La rivoluzione copernicana contro l’abuso delle intercettazioni è un punto fermo del nostro programma”.
Il senatore 5stelle Roberto Scarpinato che ha definito Nordio, ironicamente, dr. Jekyll e mister Hyde, osserva: “Poiché i casi di intercettazioni finite sulla stampa – di cui si lamenta sempre il ministro – sono concernenti colletti bianchi di alto rango, indagati per reati contro la Pubblica amministrazione, se ne deduce che tali reati sono considerati minori da questo governo”.
Critica il ministro pure il senatore del Pd, Valter Verini: “Lei ha parlato di gogne mediatiche, ma ci vuole un equilibrio tra il rispetto della privacy e il diritto all’informazione”. Poi cita il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, il quale ha definito “indispensabili” le intercettazioni anche contro la corruzione. Sia Verini sia la senatrice 5S, Ada Lopreiato, hanno ricordato , inoltre, che questo governo ha tolto dai reati ostativi ai benefici penitenziari, per chi non collabora, tutti i reati corruttivi, persino se viene contestata l’associazione a delinquere.
Ilaria Cucchi, senatrice della sinistra, sorella, come ha voluto ricordare, di Stefano Cucchi, ucciso di botte da alcuni carabinieri a Roma, mette il dito nella piaga della riforma Cartabia: “Il mio è un grido di dolore per lo scempio della Costituzione che si viene a fare”, e si rivolge “con il cuore” a Nordio perché non sia “corresponsabile”. Si riferisce alla norma Cartabia che obbliga i giudici dell’udienza preliminare a rinviare a giudizio un imputato solo se pensano che sarà ragionevolmente condannato.
Ma, ha detto Cucchi, “solo nella serrata dialettica durante il processo si può arrivare alla verità, e io ne so qualcosa. In questo modo saranno considerati colpevoli, in barba alla Costituzione, i rinviati a giudizio e molte vittime non avranno giustizia perché non si faranno i processi”.
L’apprezzamento per Nordio arriva dalla maggioranza tutta e da renziani e calendiani. Infatti Azione e Italia Viva incassano, assieme a quella della maggioranza, l’approvazione della loro mozione in cui si chiede “un confronto costante con le forze di opposizione che condividono l’obiettivo di un ‘azione riformatrice di matrice liberale e garantista’”. Immancabile il tweet di Carlo Calenda, che definisce “attuabile” una collaborazione sulla giustizia penale.
(da Il Fatto Quotidiano)
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