GLI “ARDITI DEL PREMIER†O MEGLIO SAREBBE DEFINIRLI “GLI STORDITI DEL PREMIERâ€
L’ANALISI IMPIETOSA DI MASSIMO GIANNINI SU “REPUBBLICA”, CHE IN PARTE CONDIVIDIAMO… MA GLI ARDITI DI MUSSOLINI, COSI’ COME LE STESSE AVANGUARDIE DELLE RIVOLUZIONI BOLSCEVICHE, ERANO ANIMATI DA IDEALI MORALI E SOCIALI DI CAMBIAMENTO… QUESTI SOLO DAL CONSERVARE I PROPRI AFFARI, PRIVILEGI E IMMMUNITA’: “SE NE FREGANO” DEGLI ITALIANI
Mancava ancora qualcosa, al processo di decomposizione del berlusconismo.
L’irridente “me ne frego”, che gli arditi del Pdl sbattono in faccia alle regole, alle istituzioni, alla Costituzione.
Ebbene, grazie a Denis Verdini, pluri-inquisito coordinatore del Popolo della Libertà , è arrivato anche questo.
“Ce ne freghiamo”, annuncia il plenipotenziario berlusconiano.
Se ne fregano delle prerogative del Presidente della Repubblica, al quale la Carta del ’48 assegna compiti precisi nella gestione della crisi di governo.
Le conoscono, queste prerogative. I falangisti del Cavaliere sanno che la nostra, ancorchè malridotta, è ancora una Repubblica parlamentare, dove le maggioranze nascono, muoiono e si modificano in Parlamento.
Sanno che i parlamentari non hanno vincolo di mandato.
Sanno che in presenza di una crisi di governo il capo dello Stato ha il dovere di verificare se esiste un’altra maggioranza.
Sanno che in caso affermativo ha il dovere di affidare l’incarico di formare un nuovo governo a chi la rappresenta.
Sanno tutto questo.
Ma appunto: se ne fregano.
Perchè per loro, come si conviene a un populismo tecnicamente totalitario, la “ragion politica” prevale sempre e comunque sulla ragion di Stato.
Il leader incoronato dalla gente è sempre e comunque sovraordinato alle norme codificate dal diritto.
Questo, fatti alla mano, è dal 1994 il dna politico-culturale del berlusconismo.
E così, al grido di “no al ribaltone”, le truppe del Cavaliere sono pronte a marciare sul Colle, sfidando Giorgio Napolitano e stuprando la Costituzione, di cui il presidente della Repubblica è il supremo custode.
Questo è dunque lo spirito con il quale un premier in confusione e una maggioranza in liquidazione si accingono ad affrontare le due settimane di vita che ancora restano al governo, prima del voto del 14 dicembre.
Questo è il “grido di battaglia”, con il quale il Pdl si prepara a combattere la guerra che comincerà il giorno dopo quella drammatica ordalia.
Sapevamo, a nostra volta, che l’ultimo atto della commedia umana e politica di Berlusconi sarebbe stato pericoloso e destabilizzante.
Ma non immaginavamo che al vasto campionario di violenze verbali e di macellerie costituzionali ora si aggiungesse anche il “me ne frego”.
Restano una certezza e una speranza.
La certezza è che la massima istituzione del Paese, il Quirinale, è affidata alle mani salde e sagge di un uomo che saprà esattamente cosa fare, per il bene dell’Italia e degli italiani.
La speranza è che alla fine anche la parabola del berlusconismo, più che in tragedia, degeneri in farsa.
Massimo Giannini
(da “la Repubblica”)
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