LA SCOMMESSA DI FINI E CASINI, IL BIG BANG DEL PDL E DEL CENTRODESTRA: IL TERZO POLO PUNTA ALLO SMOTTAMENTO DEI BERLUSCONIANI
FINI GUARDA OLTRE: IN CASO DI CADUTA DEL GOVERNO, IL PDL SI SFALDEREBBE COME NEVE AL SOLE E INIZIEREBBE IL “SI SALVI CHI PUO”…. IL RUOLO CATALIZZATORE DI BEPPE PISANU, MARCELLO PERA E ANTONIO MARTINO VERSO LA FASE DEL POST-BERLUSCONISMO
Ormai sempre più svestito dei panni istituzionali, Gianfranco Fini non si fa scrupolo di fare previsioni sempre più lapidarie sulla decisiva votazione che il 14 dicembre si terrà nell’aula parlamentare che lui stesso presiede: «Credo che il Parlamento fra qualche giorno testimonierà quello che tutti sanno e cioè che il governo non c’è più o non è in grado di governare».
Nel suo intervento ad un convegno della Confartigianato di Mestre, Fini è lapidario anche sulla sua permanenza alla guida della Camera: «Se la legislatura continuerà – e io auspico che duri – continuerò a fare il presidente della Camera».
Affermazione secca che implicitamente contiene due notizie.
La prima è che, se la legislatura dovesse avviarsi a conclusione traumatica, Fini lascia intendere che lascerebbe sì la presidenza della Camera ma in zona Cesarini, per poter giostrare liberamente in campagna elettorale.
La seconda notizia è già nota, ma Fini non lascia passare 24 ore senza ribadirla: lui – e i suoi sodali del Terzo polo – faranno di tutto perchè lo scioglimento anticipato non ci sia.
Ma per scongiurare elezioni anzitempo le strade, sulla carta, sono tre.
Tutte accidentate.
C’è il governo di unità nazionale, invocato da Massimo D’Alema, con tutti dentro e che sul fronte destro, per ora, è condiviso soltanto da Alessandro Campi, direttore della finiana fondazione Farefuturo.
C’è il governo del ribaltone (tutta l’attuale opposizione, più Fli, Udc e transfughi del centrodestra), scenario che col passare dei giorni perde sempre più quota.
E poi c’è la terza ipotesi, quella di un governo nuovo di centrodestra (Pdl più Lega), allargato al Fli di Fini, all’ Udc di Casini e all’Api di Rutelli e guidato da una personalità diversa da Berlusconi.
E’ proprio questa – con buona pace del Pd – l’opzione su cui punta il neonato Terzo polo, tanto è vero che Pier Ferdinando Casini lo dice senza tante perifrasi: «Berlusconi indichi lui il nome del nuovo premier, a noi va bene».
Ma poichè appare a tutti improbabile che Berlusconi scelga spontaneamente l’abdicazione (come fece Craxi nel 1992 quando per Palazzo Chigi suggerì Giuliano Amato al Presidente Scalfaro), la vera scommessa di Casini, Fini e Rutelli è un’altra: il big bang della galassia berlusconiana.
Fini lo fa capire: «Non si andrà a votare, perchè il cambiamento ha una forza tale che spazzerà tatticismi e meline. Non dico più per motivi di riservatezza».
La vera scommessa dei terzopolisti è lo scenario tanto volte evocato, mai concretizzato, ma che stavolta potrebbe prender corpo: la caduta di Berlusconi e il conseguente, immediato smottamento di quel che fu Forza Italia.
A cominciare da tre personalità significative nella storia del centrodestra italiano: l’ex presidente del Senato Marcello Pera, l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, l’ex ministro della Difesa Antonio Martino.
Annuisce Pino Pisicchio, vicepresidente dell’Api: «E’ proprio così. Il rompete le righe sarà determinato da due fattori. Primo, i parlamentari, non essendo più radicati sul territorio e dipendendo totalmente dal capo, saranno indotti a fuggire non appena il capo cadrà . Secondo: con un bipolarismo rigidamente bloccato, il salto della quaglia era più difficile. Ora, con la nascita del Terzo Polo, questa trasmigrazione è più facile».
E dunque, uno smottamento tornerebbe utile ai terzisti soprattutto se si provasse a ricostituire un governo di centrodestra senza Berlusconi.
Per ora è soltanto un gioco, ma già si manifestano opzioni diverse.
Per Casini «Gianni Letta andrebbe benissimo», mentre per Bruno Tabacci (il più argomentato oppositore del Tremonti ministro), proprio lui sarebbe il miglior successore di Berlusconi.
E proprio il ministro dell’Economia era stato gratificato, il 19 novembre, da una esternazione che parse estemporanea di Roberto Maroni: «Giulio Tremonti? Se si decidesse di candidare, lui sarebbe un ottimo premier».
Fabio Martini
(da “la Stampa“)
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