GLI 007 ITALIANI AVREBBERO FATTO IL DOPPIO GIOCO PERMETTENDO AL DISSIDENTE DI FUGGIRE A LONDRA
L’OMBRA DELL’ENI SUL CASO SHARABAYEVA
È il grande interrogativo che aleggia da mesi attorno al caso scandaloso dell’espulsione di Alma Shalabayeva: se l’Eni, che ha colossali interessi in Kazakistan, e necessariamente deve trattare con il regime di Nazarbajev, abbia avuto un ruolo nella vicenda.
Un paio di settimane fa, la trasmissione «Report» ci è andata giù piatta. Ieri la magistratura romana, che da tempo ha un fascicolo aperto sulla vicenda, ha deciso di acquisire la registrazione della puntata. È l’annuncio di una svolta.
I giornalisti di Milena Gabbanelli avevano lavorato sodo e avevano trovato un testimone, rimasto anonimo per il largo pubblico, di quelli che possono cambiare il corso di un’inchiesta.
Per restare alla sintesi che ne ha fatto un deputato di Sel, Arturo Scotto, presentando un’interrogazione urgente: «Il governo kazako avrebbe chiesto all’Eni di stare alle costole di Mukhtar Ablyazov, marito di Alma Shalabayeva. Ablyazov era sospettato di essere in Italia. L’Eni avrebbe confermato la presenza a Roma di Ablyazov, passando la notizia ai servizi italiani, che avrebbero a loro volta avvisato il dissidente kazako per permettergli la fuga in Inghilterra, dove gode di diritto d’asilo e questa scelta dei servizi italiani sarebbe stata dettata dall’essere, l’eventuale cattura di Ablyazov su suolo italiano, eccessivamente sensibile politicamente».
Una spy-story a tutti gli effetti, insomma.
Con un comportamento doppiogiochistico tipico dei servizi segreti: far fuggire il dissidente un attimo prima di dare le informazioni a chi le chiede e fare bella figura con tutti.
La vicenda di Ablyazov però, sempre stando a «Report», diventa un pasticcio italiano perchè l’ambasciata kazaka si sarebbe insospettita e avrebbe preteso dall’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, di risolvere la faccenda.
«A quel punto Scaroni prosegue la sintesi-interpellanza di Scotto avrebbe contattato Valentino Valentini, l’uomo che tiene i contatti di Berlusconi con la Russia ed il mondo ex sovietico, attivandolo per informare il Viminale; da ciò sarebbe scaturito il tristemente famoso blitz».
Vero? Falso? In tutta evidenza, se le cose fossero andate così, sarebbe davvero impossibile sostenere, com’è s’è garantito in Parlamento, che il governo, e in particolare il ministro Alfano, fosse all’oscuro di tutto.
Ora il pm romano Eugenio Albamonte, che già ha iscritto al registro degli indagati per sequestro di persona l’ambasciatore e due altri diplomatici kazaki, ha deciso di approfondire.
Scontata la prossima mossa: sentire i giornalisti. L’obiettivo ovviamente è identificare il presunto testimone, un manager dell’Eni, che pare saperne molto di questa vicenda.
Il presidente dell’Eni, Scaroni, è comprensibilmente molto infastidito. «È stata proprio Eni commenta , a valle della trasmissione Report, a depositare un esposto alla Procura di Roma perchè accertasse i fatti e le asserzioni rese nella trasmissione che Eni ritiene false e lesive della propria immagine.
Eni si ritiene totalmente estranea dalla vicenda della signora Shalabayeva».
Nel frattempo la signora vive sempre in Kazakistan con obbligo di dimora nella città dei suoi genitori; il marito combatte una dura battaglia legale in Francia per evitare l’estradizione.
Francesco Grignett
(da “La Stampa”)
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