GLI ERRORI DI LA RUSSA SU PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E PREMIERATO SPIEGATI DA UN COSTITUZIONALISTA
IL PROF. CLEMENTI: “NON SOLO LA RIFORMA INDEBOLIREBBE IL QUIRINALE, MA RISCHIEREBBE DI PORTALO NELLA LOTTA NEL FANGO DELLO SCONTRO POLITICO”
Hanno creato polemica le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sulla riforma costituzionale del premierato e sul presidente della Repubblica. Parlando durante gli auguri di fine anno che si sono trasformati in una vera e propria conferenza stampa, La Russa ha detto che la riforma “lascerebbe al capo dello Stato i compiti che i padri costituenti vollero, ridimensionando quelli che nel tempo hanno dovuto meritoriamente allargare per supplire alle carenze della politica”. Oggi, ha sostenuto, si applica una “Costituzione materiale” che “ormai attribuisce al capo dello Stato poteri più grandi di quelli che originariamente la Costituzione prevedeva”.
Dopo il montare delle contestazioni, La Russa ha specificato che la riforma costituzionale proposta dal governo “non modifica i poteri del Presidente della Repubblica”.
Francesco Clementi, professore ordinario di Diritto pubblico comparato all’università La Sapienza di Roma, ha risposto alle domande di Fanpage.it e ha smentito la versione di La Russa.
Non solo la riforma “intacca profondamente” i poteri del presidente della Repubblica, ma l’idea che oggi il ruolo del Quirinale sia più ampio rispetto a quello previsto dalla Costituzione mostra una lettura “quasi cieca” del testo costituzionale.
Professore, La Russa – come molti esponenti del governo Meloni in passato – ha detto che la riforma del premierato non intaccherà i poteri del presidente della Repubblica, perché nessuno degli articoli che lo riguarda sarà modificato. È davvero così semplice?
L’intervento del presidente La Russa guarda al testo della riforma senza vederne la dinamica reale. Sembra rifarsi a una lettura della Costituzione meramente formalistica, quasi cieca. Difficilmente passerebbe a un esame del primo anno di uno dei nostri corsi di università.
Quindi la riforma proposta dal governo Meloni tocca il ruolo del presidente della Repubblica?
Lo tocca, certo, e intacca profondamente i suoi poteri, il suo ruolo e la sua funzione.
Il governo Meloni non lo vuole ammettere perché gli italiani, storicamente, apprezzano molto la figura del capo dello Stato?
Certamente è difficile ammettere la verità, ossia che gli italiani nutrono una grande fiducia nei confronti del presidente della Repubblica, e a maggior ragione nel presidente Mattarella. E per il resto gli italiani vedono che quando c’è la debolezza della politica, c’è la forza istituzionale e neutrale del capo dello Stato, che trova le soluzioni. Molte volte i presidenti della Repubblica sono entrati in campo come “reggitori nello stato di crisi”. Che si tratti di crisi economica, pandemica o politica, il capo dello Stato fa da garante per l’intero Paese. E questo va preservato.
La Russa ha detto che il premierato è utile perché ormai il Quirinale esercita degli “ulteriori poteri”, che sono “più grandi di quelli originariamente previsti dalla Costituzione”, dato che si applica una sorta di “Costituzione materiale” diversa da quella originale. È vero?
No, messa così, non è vero. La Costituzione “materiale” la fa il sistema politico, e se il sistema politico funziona di certo il capo dello Stato non si oppone, tutt’altro! Però la macchina costituzionale ha due ‘motori’: il principale è quello della rappresentanza politica, dei partiti. Quando questo si inceppa, entra in campo il secondo motore: il presidente della Repubblica. Che svolge anche una funzione di “parafulmine”, attirando su di sé le debolezze della politica e portando una soluzione. Questo è parte essenziale del suo ruolo, non un eccesso.
Quindi limitare i suoi poteri non servirebbe per risolvere i problemi di instabilità politica dell’Italia?
Mettiamola così: si parla spesso della crisi della rappresentanza, del mancato funzionamento del sistema politico, dell’instabilità dei governi. Ma c’è un dato che il presidente La Russa non ha sottolineato: dei 68 governi che sono caduti nella storia repubblicana dell’Italia, 66 sono caduti senza un voto esplicito delle Camere, con quella che si dice una crisi extra-parlamentare. Solo due governi sono caduti per una crisi parlamentare. Quindi il vero tema più profondo è la crisi dei partiti e del Parlamento. E la Costituzione, nei casi di crisi dei partiti, ha affidato la soluzione al presidente della Repubblica. Ma invece di guardare la Luna, si guarda il dito. Eppure questo testo non dice nulla sul monocameralismo alternato, su un bicameralismo paritario che non esiste più, su un ruolo del Parlamento sempre più fragile. Un peccato vero
E quale sarebbe la Luna da guardare?
Il punto è che l’intervento del presidente La Russa sembra non vedere che il presidente della Repubblica interviene dopo la crisi dei partiti, non prima. In questo ho l’impressione che ci sia un eccesso di miopia politica. Infatti, il testo che ha presentato il governo è confuso, è pasticciato. Ma non bisognerebbe dimenticare una cosa chiara a tutti, in primis agli italiani: che il presidente della Repubblica svolge una funzione imprescindibile, il cui ruolo non può essere messo in discussione.
La Russa ha detto anche che il premierato è la riforma “meno invasiva” possibile, “il minimo che si potesse fare”. È davvero una riforma così leggera?
No, non è per nulla leggera. La ragione è molto evidente: quando una figura politica come un presidente del Consiglio viene eletta direttamente dagli elettori, e si presenta di fronte al presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento, qualsiasi attività del capo dello Stato può essere contrastata opponendo la volontà popolare. Detto in altre parole: il presidente del Consiglio eletto direttamente può sempre puntare un cannone contro il capo dello Stato non eletto direttamente. E questa è la crisi politica che dobbiamo evitare. Nella lotta nel fango, il capo dello Stato non ci deve entrare, lo devono proteggere. Questo testo di riforma non aiuta a farlo.
(da Fanpage)
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