GLI ULTIMI GIORNI DELL’IMPERO: BERLUSCONI E LE CINQUE FAZIONI INTERNE CHE LOTTANO PER SPARTIRSI LE SUE SPOGLIE
ATMOSFERA DA IDI DI MARZO, MA NON SARA’ BOSSI A FAR FUORI IL PREMIER… CINQUE I GRUPPI INTERNI AL PDL ORMAI ORGANIZZATI: QUELLO DI TREMONTI CHE SI E’ MESSO DA PARTE UN GRUZZOLINO, QUELLO DI FORMIGONI E CL, QUELLO DI SACCONI APPOGGIATO DALLA CISL, QUELLO DEGLI EX AN E QUELLO DI SCAJOLA… O SALTA DOPO I REFERENDUM O A SETTEMBRE
“Siamo agli ultimi giorni dell’Impero…”.
Non è uno qualsiasi, a raccontarmi il clima che prelude a avvelena la possibile fine del berlusconismo.
È un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che descrive così le convulsioni interne al Pdl, alla vigilia dei ballottaggi.
Magari il Cavaliere ci stupirà ancora una volta, con uno scatto di reni e di bile che gli ha già permesso più volte, in passato, di risorgere dalle sue ceneri.
Ma nella sua cerchia più ristretta, quella che “abita” Palazzo Chigi, sono ormai in pochi a crederci ancora.
“C’è un’atmosfera da Idi di marzo. Aspettiamo solo di capire chi saranno i congiurati. E si sbaglia chi pensa che a colpire alle spalle il premier sarà Bossi. Non è così. A farlo fuori, se si perde a Milano, saranno i suoi stessi luogotenenti, dentro il Popolo delle Libertà “.
Forse è una previsione azzardata.
Ma il mio interlocutore, “informato dei fatti”, racconta di un partito ormai totalmente dilaniato e sgovernato.
Diviso in fazioni, “che già si litigano le spoglie del capo”.
Una fazione, la più forte, è qualla di Giulio Tremonti.
Il ministro dell’Economia non firma nè autorizza più nulla.
Blocca tutto, non spende più un euro. Si narra che stia precostituendo un “tesoretto” segreto dentro il bilancio dello Stato, con il quale lanciare e finanziare il vero “piano di sviluppo” se e quando gli sarà affidato un governo “di emergenza”, per portare il Paese fuori dalla crisi.
Un’altra fazione è quella di Roberto Formigoni. Il governatore della Lombardia, con la rete di Comunione e Liberazione, si sta smarcando su tutto.
Dalla campagna elettorale della Moratti al difficile rapporto con la Lega.
E ormai non fa mistero di voler correre in prima persona, per il dopo Berlusconi. “Io ci sarò”, dice.
Lui “c’è già adesso”, chiosa l’anonimo sottosegretario.
Una terza fazione è quella di Maurizio Sacconi.
Persino il ministro del Welfare, con la sponda della Cisl di Raffaele Bonanni, sta tessendo la trama di un’area moderata, catto-socialista, da contrapporre all’ala militarista pidiellina.
Una quarta fazione, la più attiva e articolata, è quella degli ex An che fanno capo a La Russa e Alemanno, e che punterebbero a de-berlusconizzare il partito e a rifondarlo sulle basi identitarie di una destra sarkoziana, o neo-gollista.
Una quinta fazione – ora tuttavia fiaccata dalle nuove rivelazioni sullo scandalo Anemone – sarebbe quella di Claudio Scajola, che punterebbe a un approdo uguale e contrario: liquidare il Pdl, sciogliere il patto scellerato con il Senatur, e tornare allo spirito della prima Forza Italia, anche senza l’anima post-missina, se serve.
Ognuno di questi aspiranti leader può vestire i panni di Bruto.
Ragiona ancora la fonte di governo: “Se si perde a Milano, l’idea è questa: si propone cortesemente al Cavaliere un’uscita consensuale, e pilotata, e si fa subito un altro governo con un premier indicato da lui, e scelto tra uno dei capi delle fazioni in lotta.
Possibilmente Tremonti.
Se Silvio rifiuta, e si ostina a resistere, allora l’appuntamento è a settembre: si lasciano passare i referendum, che saranno un’altra botta, si lascia passare l’estate, e poi alla ripresa d’autunno i congiurati escono allo scoperto, e fanno fuori il vecchio Cesare”. A quel punto, tutto è possibile.
Si apre la crisi, esplode il regolamento di conti nella destra, e forse si fa un “governo di salute pubblica”, con chi ci sta e con o senza un pezzo di Pdl, che fa la manovra lacrime e sangue e la nuova legge elettorale, e poi riporta alle urne un Paese finalmente “riformato”.
Questi sono gli scenari che circolano.
Irrealistici? incredibili? Può darsi, anche perchè si fa qualche fatica a immaginare che il Cavaliere, per quanto disperato e isolato, si lasci “assassinare” così.
Ma di questi “fantasmi”, ormai, si parla nei corridoi di Palazzo Chigi.
Come diceva De Filippo: non è vero, ma ci credo.
Massimo Giannini
(da “Polis“)
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