GRASSO “BRUCIA” IL BLUFF CALDEROLI: DEI 76 MILIONI DI EMENDAMENTI NE RIMARRANNO 300
LA SOLUZIONE: SARANNO AMESSI SOLO QUELLI CONTROFIRMATI
Che differenza c’è tra queste due cifre: 85 milioni da una parte e 300 emendamenti dall’altra? C’è un abisso.
Di fatto, della montagna spaziale di proposte di modifica al ddl Boschi, prodotte dalla “Calderoli machine”, non ne rimarrà che appena un pugno.
Nel film Highlander la profezia diceva che, tra gli immortali, “ne resterà soltanto uno”. In questo caso, i tecnici di Palazzo Madama hanno stabilito che sopravviveranno soltanto 200, massimo 300, emendamenti a firma del senatore leghista, alla riforma costituzionale.
Di fronte a un fenomeno inedito ed eccezionale, quello del numero abnorme di rilievi legislativi targati Lega, la soluzione sarà altrettanto “eccezionale”, come annunciato dal ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, e come ha più volte ripetuto il presidente del Senato, Pietro Grasso, negli ultimi giorni.
Almeno su questo i due sono d’accordo. La seconda carica dello Stato, secondo quanto viene riferito, ha sottolineato anche, quasi a muso duro, che il suo giudizio sull’ammissibilità e sulla bocciatura degli emendamenti “sarà inappellabile”.
Al massimo, per cortesia istituzionale, fornirà una spiegazione della propria decisione.
In pratica, in mancanza di un accordo politico, tra Calderoli e la maggioranza, i milioni di emendamenti prodotti da un computer grazie a un algoritmo decadranno in blocco.
Sarà data tuttavia al senatore del Carroccio la possibilità di indicare quali emendamenti vuole che rimangano in piedi. Ovviamente dovranno essere un numero ragionevole, altrimenti ci si affiderà al caso. Anzi, questo vive, questo muore. Questo resta, questo va via.
Il colpo di machete ai milioni 76 milioni di emendamenti (il senatore leghista ne ha intanto ritirati 9 milioni in tutto agli articoli 1 e 2 della riforma) sarà una decisione mai presa prima dalla presidenza del Senato, anche perchè non ci sono precedenti in materia.
“È stato Calderoli a creare un precedente inedito – dice chi in questi giorni sta ragionando su come risolvere il rompicapo – quindi anche noi dobbiamo creare un primo intervento che faccia giurisprudenza”.
Il presupposto è che “un senatore e un pc non possono paralizzare un organo costituzionale”, pertanto da giorni si scava nei meandri del regolamento del Senato. Saranno dichiarati non ammissibili tutti gli emendamenti che non sono stati controfirmati e che sono stati prodotti da una macchina.
Insomma, l’Italia reale non può stare appesa a una diavoleria tecnologica.
Al netto di tutto questo, secondo i tecnici di Palazzo Madama, che già hanno sacrificato parte delle loro vacanze estive per ordinare i 500mila emendamenti che Calderoli aveva presentato in commissione, rimarrebbero al massimo 300 proposte di modifica.
Che sarebbero gli emendamenti originali, poi moltiplicati all’infinito.
In fondo, viene fatto notare che Calderoli ha mantenuto in piedi 19 emendamenti all’articolo 1 su 6 milioni di proposte di modifica che aveva presentato, e 6 emendamenti su 3 milioni all’articolo 2. Non solo.
Nei corridoi di Palazzo Madama si racconta anche che degli 85 milioni di emendamenti che il senatore ha depositato attraverso un cd, 200 di questi li avrebbe presentati in formato cartaceo. Potrebbero essere questi gli “emendanti Highlander”, cioè quelli resistenti anche ai colpi di machete e di forbici.
Intanto Grasso sta studiando, per giudicarne l’ammissibilità , le 1200 proposte di modifica presentate da tutti i gruppi parlamentari all’articolo 1 e all’articolo 2. Secondo le stime, sugli altri articoli della riforma dovrebbero esserci 1800 emendamenti in totale, al netto del taglio che sarà applicato su quelli della “Calderoli machine”.
In pratica, 3000 proposte di modifica in tutto, cioè la metà di quelle su cui si è discusso lo scorso anno in prima lettura.
E a disposizione c’è il doppio del tempo. Vittoria che Grasso rivendica per sè dopo lo scontro avuto nella riunione dei capigruppo con la maggioranza e il governo, che volevano invece concludere i lavori l’8 ottobre anzichè il 13.
I cinque giorni in più concessi per arrivare a un accordo, qualora questo non si dovesse trovare, il presidente Grasso li farà pesare quando dichiarerà non ammissibile la montagna di emendamenti Calderoli.
Ora il senatore leghista come ne uscirà ? Arrampicandosi su una nuova trattativa.
E incassando un surplus di visibilità ancora per qualche giorno.
(da “Huffingtonpost“)
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