“HO AIUTATO UNA DONNA AGGREDITA DA UN MANIACO, IN TANTI MI DICEVANO: FATTI I FATTI TUOI”
IL FATTO E’ AVVENUTO ALL’INTERNO DEL TRIBUNALE DI NAPOLI … IL RACCONTO DI UN AVVOCATO: “SIAMO INTERVENUTI SOLTANTO IO E UNA MIA COLLEGA”… QUESTA E’ LA SICUREZZA CHE IL GOVERNO GARANTISCE PERSINO IN UN TRIBUNALE
Gennaro Ausiello, 43 anni, avvocato penalista, frequenta da quasi due decenni il tribunale di Napoli. «Mai visto o sentito prima un episodio simile», assicura.
Che cosa è accaduto?
«Erano intorno a mezzogiorno, ci trovavamo nella ‘Piazza coperta’, una zona centrale del Tribunale, l’atrio principale. Avevo finito da poco un’udienza. La mia attenzione è stata attratta da alcune grida. Ho visto una ragazza, una collega giovane, che urlava e afferrava per il braccio un ragazzo vestito con un completo scuro. All’inizio ho pensato a uno scherzo poi una mia collaboratrice di studio che aveva visto qualcosa in più mi ha spiegato che stava accadendo qualcosa di serio. Le ho lasciato la borsa, le ho chiesto di non avvicinarsi e sono andato».
È riuscito a bloccare l’uomo?
«Ho percorso i 20 metri circa che mi separavano dalla ragazza, ho afferrato per un braccio l’uomo per bloccarlo La collega mi ha raccontato di essere stata vittima di un’aggressione sessuale. L’uomo aveva iniziato a masturbarsi guardandola e poi si era avvicinato e l’aveva toccata. La donna piangeva, tremava, era sconvolta. Le ho detto di allontanarsi dall’uomo e di non preoccuparsi, avrei pensato io a tutto».
Da solo?
«C’erano tante persone intorno ma nessuno si fermava. Per fortuna l’uomo era tranquillo. Se avesse reagito sarei stato costretto a una colluttazione, non so come sarebbe andata a finire. L’unica ad avvicinarsi è stata la mia collaboratrice, ha iniziato a parlare con la collega vittima dell’aggressione mentre io provavo a parlare con il maniaco per mantenerlo calmo. Dopo un po’ di tempo è arrivato un carabiniere, saranno stati quasi dieci minuti, mi sono sembrati interminabili. Gli ho consegnato l’uomo e sono andato via. Ovviamente mi sono messo a disposizione per eventuali testimonianze».
È possibile che nessuno abbia capito che cosa stava accadendo?
«Ci trovavamo nel punto dove in genere noi avvocati ci intratteniamo. C’è il bar, la camera penale, è un luogo di transito per tutti quelli che frequentano il tribunale ed era l’ora di punta: ci saranno state centinaia di persone. Pensavo e speravo che sarebbe arrivato qualcuno a dare una mano. Sono passati anche alcuni colleghi che conosco. Dopo essersi informati, mi hanno detto: ‘Fatti i fatti tuoi, che ti importa?’
Una questione di donne, avranno pensato. E lei?
«Ero sconvolto. Mi ha fatto grande impressione lo stato psicologico della ragazza. Come avvocato penalista ho trattati tanti casi di violenza ma per la prima volta ho assistito quasi in diretta al dramma di una donna molestata sessualmente. Trovo incredibile che si possa vedere una donna in quello stato e non fermarsi per tranquillizzarla, per portarla un attimo al bar, per darle un senso di presenza».
C’è un problema di sicurezza a questo punto?
«Credo che sia una riflessione da porci. Ci sono intere zone del Tribunale di Napoli dove un maniaco non avrebbe grandi problemi ad aggredire una donna o dove chiunque di noi avvocati potrebbe avere problemi. Mi riferisco ad alcune scale che portano alle cancellerie e alle aule delle udienze civili oppure agli archivi, ai sotterranei dove noi avvocati andiamo abitualmente per prelevare di persona documenti che ci servono nel nostro lavoro».
In questi giorni ha sentito la donna vittima dell’aggressione?
«Sì, mi ha ringraziato ma io non ho fatto nulla di particolare. Per me era normale, non avevo dato alcun peso a questo gesto. Mi è sembrato ovvio intervenire: sono padre, pensare che in un tribunale si possa essere molestati sessualmente e pensare che un maniaco scelga il tribunale come una volta sceglieva il parco per aggredire una donna, deve far riflettere chi gestisce la sicurezza nei tribunali. C’è un evidente problema di sicurezza, noi avvocati lo percepiamo spesso, andrebbe fatta una riflessione più ampia su questo tema».
Attualmente l’uomo si trova agli arresti domiciliari in attesa di processo. La Procura indaga per violenza sessuale, articolo 609 bis codice penale. Intanto, in una nota, l’unione Giovane Penalisti con il suo presidente Gennaro Demetrio Paipais esprime «sgomento per la violenza sessuale subita dalla collega e solidarietà » e invita il «Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, al Comitato Pari Opportunità , alla Camera Penale di Napoli di valutare iniziative da prendere nel caso».
(da agenzie)
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