I BROGLI E LA SCONFITTA “ILLOGICAâ€: IL DADAISMO CULTURALE DI GRILLO
PERDERE CI STA, PERDERE MALAMENTE ANCHE, MA PERDERE LA BATTAGLIA CON IL RIDICOLO E’ DURA
Saranno anche parole antiche “base” e “vertici”, “elettorato” e “leadership”, uh, che vecchiume, tutto annullato da quel divertente ritornello che “uno vale uno” e che dunque una cosa che dice la signora Pina al verduraio ha lo stesso peso di quella che dice un segretario di partito, un capogruppo alla Camera o un tecnico che studia seriamente un problema.
Bello, divertente e vagamente edificante nella sua squillante utopia.
Peccato che non sia vero. Punto.
Così se sui social media rimbalzano balzanissime riflessioni sul conteggio delle Europee, conti che non tornano, mele sommate a pere, deliri percentuali e calcoli lisergici, uno può dire: bè, si sa, è la ben nota prevalenza del cretino.
Caso di scuola, una signorina che, indignatissima e fuiribonda, argomentava su Twitter — derisa dall’universo mondo — che avendo votato il 60 per cento degli italiani, le cifre non tornavano (solo Pd, più M5S, più Forza Italia, fanno il 78 per cento e passa, com’è possibile?).
Grasse risate, e dovrebbe finire lì.
Un po’ diversa è la questione se su quella lunghezza d’onda si mette il leader indiscusso, il capo supremo, il “megafono”, cioè Beppe Grillo.
Perdere ci sta. Perdere malamente anche. Perdere oltre le aspettative pure. Ma perdere la battaglia col ridicolo sempre in agguato è dura assai.
Eppure. Probabilmente i brogli elettorali esistono in natura. Altrettanto probabilmente esistono casi storici ed esempi.
Ma si tratta di una faccenda molto grave, che andrebbe argomentata prove alla mano. Invece il venticello di sospetto che spira dal blog di Grillo è piuttosto bislacco.
In poche parole si invoca una specie di “logica” che è una specie di sillogismo: noi dovevamo vincere, però abbiamo perso, quindi qualcuno ha barato.
Con contorno di divertenti allegati, come questo: “L’affluenza è stata circa del 60% e tenendo conto che gli elettori 5 Stelle per loro peculiarità vanno a votare, la perdita di 3 milioni di elettori è statisticamente molto improbabile”.
A garantire che ci sarebbe stato un broglio, dunque sono due cose: la “peculiarità ” (mah) e la statistica.
Che si ricordi è il primo caso al mondo in cui si dà più credito alle previsioni (sondaggi, exit-poll, mesmerismi, magia nera, lettura di fondi del caffè o interiora di pollo) che allo spoglio effettivo delle schede.
E il massimo del dadaismo elettorale si raggiunge quando (sempre in un post molto letto e commentato sul blog di Grillo) si portano presunte pezze d’appoggio.
Tra le quali dei misteriosi “Exit-poll italiani ufficiali (?, ndr) diffusi in Gran Bretagna negli ambienti della finanza” (ri-?, ndr).
Insomma, seguendo la logica, i risultati elettorali sarebbero “uno stupro alla logica” e forse addirittura truccati perchè ambienti della finanza in Gran Bretagna davano cifre diverse.
Si ammetterà che l’idea è parecchio balzana.
Può essere che dietro cotanto ardire ci sia una acutissima strategia, al momento imperscrutabile. Tipo per esempio mostrare l’avversario (il Pd) molto più subdolo, organizzato, diabolico, abile e disonesto di quello che è.
Va bene: un modo come un altro per ricompattare e motivare l’esercito sconfitto. Peccato che a una buona parte dell’esercito sconfitto queste motivazioni insinuino ancor più il dubbio e facciano un po’ cadere le braccia.
Alla fine, riassumendo, la spiegazione dei possibili brogli sta tutta lì: “Dannazione, abbiamo perso quando la logica diceva che avremmo vinto”.
Un po’ poco per basarci una denuncia sensata, e anche la “logica” avrebbe da ridire.
Alessandro Robecchi
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