I CENTO VOTI DEL GRUPPO MISTO CHE AGITANO LA CORSA AL QUIRINALE
ESCLUSI I 58 DELEGATI REGIONALI, SULLA CARTA IL CENTRODESTRA CONTA SU 400-450 VOTI, IL CENTROSINISTRA CON IL M5S NE HA 410-420
100 voti. Un tesoretto si direbbe. Che vale ancora di più se in ballo c’è la partita per l’elezione del Capo dello Stato.
100 voti, dunque, che agitano i pensieri dei leader di partito ma anche le ambizioni di chi vorrebbe salire sul Colle per sostituirsi al presidente uscente Sergio Mattarella.
I grandi elettori dei partiti che fanno riferimento all’area di centro, infatti, sommati tra Camera e Senato, sono più di un’ottantina.
E si candidano a diventare l’ago della bilancia della partita per il Quirinale, che entrerà nel vivo a gennaio. Ma non sono gli unici «attenzionati» dai due schieramenti: preoccupano, infatti, i cosiddetti ‘cani sciolti’, ovvero i deputati e senatori del gruppo Misto e, in particolare, i parlamentari non iscritti ad alcuna componente.
Il loro ‘peso’ si aggira attorno a un’altra ottantina di voti. Voti definiti ‘ingovernabili’, in quanto si tratta di parlamentari, per la maggior parte fuoriusciti o espulsi dal Movimento 5 stelle nel corso della legislatura, che non rispondono a logiche partitiche o a linee dettate dai leader. Insomma, un pacchetto di voti di difficile gestione e dalle scelte imprevedibili.
Il pallottoliere parla chiaro: nelle prime tre votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica occorre la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto al voto, 1.008 grandi elettori, pari a 672 voti.
Numeri che nessuno schieramento – né il centrodestra, né tantomeno il centrosinistra compreso il Movimento 5 stelle – può garantire da solo.
E allora, salvo sorprese (come ad esempio la convergenza della stragrande maggioranza degli eletti su un nome condiviso, come e’ avvenuto finora solo nei casi di Cossiga nel 1985 e nel 1999 con Ciampi, che furono eletti al primo scrutinio) i «giochi» si decideranno dalla quarta votazione in poi, quando l’asticella scende e per eleggere il successore di Mattarella basterà la maggioranza assoluta, pari a 505 voti. Ma anche in questo caso determinante sarà aggiudicarsi il pacchetto di voti in mano al centro o al gruppone degli ‘ingovernabili.
Esclusi i delegati regionali (che sono 58), il centrodestra (Forza Italia, FdI e Lega), sulla carta può contare su 400-450 voti. Il centrosinistra (Pd, Leu, M5s) può invece contare su 410-420 voti.
Ed ecco che entrano in gioco i voti dei centristi: Italia viva dispone di 16 senatori e 27 deputati; Coraggio Italia alla Camera conta 24 deputati; Azione-+Europa ha 2 senatori e 3 deputati: Idea-Cambiamo sono 7 senatori e, infine, Noi con l’Italia conta 5 deputati. Per un totale di 84 voti.
Piu’ ampio il bacino di voti del gruppone dei cosiddetti ‘cani sciolti’: al Senato il Misto conta 47 componenti, di cui 23 non iscritti ad alcuna componente (per lo piu’ si tratta di ex M5s); poi ci sono i 2 senatori del Maie, i 3 di Italexit di Paragone, 1 di Italia dei valori e 1 di Potere al popolo.
Alla Camera il gruppo Misto e’ composto da 66 deputati, di cui 14 di L’alternativa c’e’, componente che si colloca all’opposizione del governo Draghi e formata per la maggioranza da ex M5s; Maie-Facciamo Eco conta 8 deputati, 26 i non iscritti ad alcuna componente, per un totale di circa 80 voti.
(da agenzie)
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