Editoriale
ELEZIONI: TANTE DESTRE…NESSUNA DESTRA ? FELICI DI DARE FASTIDIO…
Che si dovesse andare a votare ad aprile ormai era certo, nonostante il tentativo poco convinto di Marini, che Veltroni, perso per perso, si sarebbe giocata la carta del “duro e puro” che perde dignitosamente da solo, ma si smarca così dalle responsabilità di malgoverno della gestione Prodi era una mossa prevedibile, che Berlusconi fosse l’unico leader della casa delle Libertà in grado di assicurare un minimo di coesione e “presentabilità ” ad un’alleanza che ha il fiato corto era altrettanto scritto…
Stanno emergendo però, in questi giorni, tanti altri elementi su cui vale la pena meditare, primo fra tutti la palese insofferenza del leader di Forza Italia verso una miriade di partiti e partitini da prefisso telefonico o quasi che lo tirano per la giacca e, non secondario, il fatto che gli “storici fondatori” sembrano invece fin troppo “allineati”.
Risultato: si parla meno di programmi che di toto-ministri, si rinuncia a far emergere idee innovatrici per limitarsi a sedare le risse locali sui candidati, si diluiscono le idee per renderle accettabili a tutti…un clima che non ci piace.
A sostenere il centrodestra vi sarebbero, infatti, dai 15 ai 20 partiti e partitini, di cui una decina di destra moderata o estrema ( a parole ovvio, altrimenti non ambirebbero a una poltrona).
Girando per i siti politici e i forum vedi gente che sta a discutere da settimane se allearsi con uno piuttosto che un altro, esultare per una indiscrezione magari inattendibile, disperarsi per un’altra, contendersi i ruoli chi dei reduci, chi dei “sociali”, chi dei guardiani di una rivoluzione che non hanno mai fatto, chi parla di ministeri, chi polemizza con un’altra sigla dello 0,2%, forte del suo 0,3%, chi vuole Mastella e Dini e chi fa finta di non volerli, uno sfogatoio senza speranza…Certo che se l’ambiente di Destra è questo siamo a posto…L’incapacità culturale o l’anoressia politica che impedisce di avere una visione più aperta della lotta politica sta generando forse dei piccoli mostri, basta una carica locale in una subsezione di una sottofederazione per nutrire velleitarismi…se osi esprimere una critica sei sommerso da improperi. Ma quante destre siamo riusciti a generare? Quante sigle personalistiche sono diventate rifugio di “sbandati della politica”? Dietro a quanti simboli si celano gestioni familiari ( nel senso etimologico di 4 soggetti)? Se ne creano delle nuove e non se ne chiude “per fallimento” mai nessuna. Se i negozi seguissero tale criterio, in Italia i supermercati avrebbero già tutti tirata giù la saracinesca… Poi sotto elezioni spuntano come funghi a invocare ” fusioni”, accordi, intese per aumentare il peso contrattuale. Ovviamente tutti parlano di “programmi”… ma ammiccano alla poltrona.
Abbiamo assistito e denunciato adesioni di personaggi improponibili che come i viandanti affaticati dopo una lunga marcia sullo sterrato fangoso, come vedono passare una carrozza a cavallo, si lanciano sul predellino e non lo mollano più, sperando di essere condotti a un “posto al sole”, altri, anche ad alto livello, ondivaghi nelle dichiarazioni e nei pronunciamenti ritornare ad essere “teneri agnellini” per posti istituzionali, altri ancora che per mesi non hanno espresso un concetto, dicasi uno, sui problemi della città , per incapacità culturale e politica, che ora si atteggiano a “grandi imbonitori di corte” e “strateghi da bar”. Ecco quale sarebbe il primo traguardo per una destra moderna: superare tale mentalità , riazzerare tutto e ripartire da pochi concetti e battaglie politiche, sciogliersi e rifondarsi…è triste, in fondo, vedere che a sinistra tale tentativo qualcuno cerca di portarlo avanti o che un leader di 72 anni nel Centrodestra ha lanciato almeno l’idea nuova di “un contenitore” cui fare affluire energie mentali fresche, aperte a tutti, mentre a Destra abbiamo una classe dirigente dove il più giovane ha sulle spalle 30 anni di politica nel Palazzo… guardate i leader minori del Centrodestra e datevi una risposta. Se emerge un giovane è perchè è già “vecchio dentro”, non ho trovato, almeno localmente, un dirigente di destra che non fosse fatalista, rassegnato, privo di entusiasmo e di “rabbia politica”, altri sono motivati solo dal fare le scarpe a qualcuno del partito da cui sono usciti, altri danno segni di vita solo quando promettono loro una carica…
Ma fuori c’è un mondo diverso, ci sono giovani che ci vorrebbero diversi, c’è gente che vorrebbe “discutere” di visione del mondo, di ideali e valori di vita, non di organigrammi… ci sono battaglie prioritarie per una Destra che sapesse interpretare il popolo italiano fino in fondo. Su cinque temi fondamentali ( lotta ai privilegi della casta, una politica fatta per passione non per interesse, recupero del potere d’acquisto delle famiglie, concezione etica della vita, sicurezza) vediamo un’interessata partecipazione della classe dirigente delle varie destre solo sul tema sicurezza, una pallida condivisione dei problemi sociali…silenzio imbarazzato sul resto.
Come si fa, in effetti, a mettere in discussione i privilegi, se a quelli si è particolarmente sensibili? A parte le dichiarazioni di intento uso “acchiappafessi” avete mai visto qualcuno rinunciare ai propri o farne la “madre di tutte le battaglie”? No, lo lasciamo fare a Grillo e a Di Pietro…pensate un po’…un tema che qualsiasi destra intelligente avrebbe fatto suo, come priorità assoluta…
Una destra che organizzasse una giornata nazionale della Solidarietà e mobilitasse centinaia di migliaia di militanti per raccogliere davanti ai supermercati generi alimentari da destinare alle famiglie assistite dai centri di ascolto sarebbe uno scandalo planetario? O non sarebbe invadere il campo avverso e acquistare credibilità e consenso? Bisogna sentirlo dentro, bisogna crederci, bisogna amare il proprio popolo, da nord a sud, senza egoismi e miserie umane.
Vorremmo una destra che interpellasse i cittadini, spiegasse i problemi e chiedesse: ” Volete che si faccia così o cosà ?”, non che decidano sei persone per tutti. Questa è la democrazia diretta, questo è interpretare il proprio popolo…ci vorrebbe poco per dare una svolta…il popolo di destra c’è, aspetta un segnale…forse è il momento che si faccia trovare anche quello che se ne è dichiarato vertice. Altrimenti servirebbe poco vincere le elezioni e poi subire, immancabile, il ricatto di qualche alleato insoddisfatto…
Per noi la politica è altra cosa… felici di dare fastidio.
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