I NEGAZIONISTI BORGHESI DELLA MAFIA
IL PROCURATORE CAPO DI PALERMO: “LA TRENTENNALE LATITANZA DI MESSINA DENARO SI DEVE ALLA COMPLICITA’ DELLA BORGHESIA MAFIOSA”
Ha detto il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, che la trentennale latitanza di Matteo Messina Denaro si deve alla complicità della “borghesia mafiosa”. Noi, più modestamente, lo sapevamo da quasi quarant’anni che certi galantuomini palermitani, catanesi o trapanesi non ce la raccontavano giusta.
Eravamo infatti parte di quei dieci-quindici milioni di italiani che non si perdevano una puntata della Piovra, ancora oggi tra le fiction più famose nel mondo. Non seguimmo tutte e dieci le miniserie (dal 1984 al 2001) con uguale passione e fummo raggelati e delusi quando il commissario Corrado Cattani, o meglio il gigantesco Michele Placido, verrà ucciso poiché venuto a conoscenza di indicibili verità.
Legate proprio alla suddetta borghesia quando, nel crescendo narrativo, i tentacoli di Cosa Nostra si estendono alle logge massoniche, poi agli apparati statali deviati, infine alla mafia finanziaria delle banche internazionali e dei traffici illegali di armi e scorie nucleari.
Indelebile ci resta nella memoria il dibattito trasmesso in diretta, una sera, dai saloni del Circolo della Vela di Palermo. Un documento straordinario che le teche Rai dovrebbero restituirci, con tutte quelle figurine negazioniste al posto giusto, reali e attualissime. Gli immancabili imprenditori (o presunti tali) a protestare contro l’immagine negativa che veniva trasmessa “della nostra Sicilia bella”.
Gli altri esponenti della società incivile convinti che la mafia fosse soltanto una malvagia invenzione della stampa nordista. Mentre le loro eleganti signore assistevano alla “camurrìa” in quel silenzio omertoso e irridente che le donne siciliane frequentano da secoli. In fondo, lo stesso che abbiamo ritrovato nelle parole raccolte dagli inviati nelle stradine di Campobello di Mazara all’inevitabile domanda: ma come mai nessuno lo aveva riconosciuto? E così nel coro di “mai avremmo immaginato” solo un tale ha espettorato la verità oltraggiosa dell’“hanno fatto male a prenderlo, perché tanti ci hanno mangiato”.
La stesso, diciamo così, saper stare al mondo di cui fummo testimoni in un teatro di Caltanissetta gremito dopo una strage mafiosa. Applausi scroscianti in memoria delle vittime. Applausi scroscianti al ricordo degli antichi uomini d’onore (“che non toccavano donne e bambini”) a cura di un nostalgico notabile locale. All’uscita mi permisi di chiedere: ma voi applaudite proprio tutti? Caro signore, mi fu risposto, accà noi vivere ci duvimmu.
(da Il Fatto Quotidiano)
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