I RADICALI PRESENTANO DENUNCIA SULLA TRATTATIVA “SEGRETA” TRA STATO ITALIANO, LIBIA E IL RE DEGLI SCAFISTI
ANCHE LE MONDE RILANCIA LE ACCUSE CONTRO L’ITALIA… PER I RADICALI SI PUO’ IPOTIZZARE L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
Sulla presunta trattativa tra Governo italiano, quello di Tripoli guidato da Sarraj e il “principe degli scafisti” Ahmad Dabbashi viene chiamata in causa la procura di Roma. I Radicali hanno presentato una denuncia per valutare se sussistano reati, tra cui anche quello di associazione a delinquere, negli accordi siglati dall’esecutivo, e in particolare dal ministro dell’Interno Marco Minniti, e le autorità libiche.
“Con questo esposto chiediamo di accertare se in Libia sia accaduto quanto sostengono ormai diverse testate nazionali e soprattutto estere: cioè se l’Italia abbia pagato perchè i flussi di migranti fossero fermati al costo di gravissime violazioni dei diritti umani, del diritto internazionale e italiano”, dichiara Riccardo Magi, leader dei Radicali.
E continua: “Siamo di fronte ad accordi sconosciuti al Parlamento italiano e ai cittadini, sia per quanto riguarda il loro contenuto, che la forma. Il rischio è che sulla base di questi non meglio precisati accordi si stiano commettendo reati gravissimi.
Se il governo e l’opinione pubblica di un paese democratico non intendono fare chiarezza su questa vicenda, allora significa che la tenuta democratica delle nostre istituzioni – che proprio attraverso l’accordo con la Libia il ministro Minniti ha affermato di voler tutelare – è già gravemente compromessa”, ha dichiarato Magi.
L’esposto trae spunto da alcuni articoli di giornale che hanno raccontato i retroscena della trattativa “Stato-Libia”. Dopo le notizie, tutte smentite dalla Farnesina, di un accordo preso dal governo italiano direttamente con i trafficanti libici riportate da Reuters e Associated Press, a tornare sulla vicenda è stato il Corriere della Sera con un reportage dal suolo libico.
E oggi anche Le Monde apre la prima pagina con un articolo sui migranti: “Italia è accusata di aver trattato con i trafficanti libici”.
“Roma – scrive Le Monde tornando con grande evidenza su accuse già apparse nelle ultime settimane su alcuni media internazionali e smentite dal governo italiano – è sospettata di aver pagato i servizi delle milizie libiche per fermare l’afflusso di migranti sulle sue coste. Il governo smentisce. Le imbarcazioni vengono intercettate in mare. Conseguenza: il numero di traversate del Mediterraneo verso Lampedusa è crollato ad agosto. Alcune associazioni umanitarie denunciano trattamenti crudeli e accusano l’Unione europea di lasciar prosperare un ‘sistema predatorio’. Di fronte a questa situazione, chi aspira all’Europa cerca altri punti di ingresso, in particolare attraverso la Romania”.
A pagina 2, con una grande foto del ministro Marco Minniti, l’articolo: “Fra Libia e Italia piccoli accordi contro i migranti”. “C’è un accordo fra gli italiani e la milizia di Ahmed Al-Dabbashì – dice a Le Monde, dietro anonimato, una personalità di Sabratha, città costiera della Tripolitania, raggiunta al telefono -. L’ex trafficante oggi fa la guerra contro il traffico” di esseri umani.
Ma l’esposto dei Radicali trae spunto soprattutto dal reportage di Lorenzo Cremonesi sul Corriere: “Nel reportage si riferisce che il governo italiano avrebbe pagato un importo compreso tra i 5 e i 10 milioni e mezzo di euro per contribuire all’iniziativa”, di cui avrebbe beneficiato Dabbashi, considerato “principale responsabile del trasporto dei migranti in mare, capo di violenti gruppi armati noti con il nome di Anis Dabbashi – birgata da lui personalmente comandata – e Milizia 48 – brigata affidata al comando del fratello Mehemmed, detto Al Bushmenka”.
Al di là della possibile violazione della Costituzione (articolo 80) e di norme internazionali, si legge nell’esposto presentato da Riccardo Magi, leader dei Radicali, “l’affidamento pià o meno segreto del compito del controllo delle migrazioni a organizzazioni criminali, note per i loro comportamenti illeciti, implicherebbe l’accettazione e la condivisione di tali comportamenti, potendosi addirittura arrivare ad ipotizzare il reato di associazione per delinquere e innumerevoli reati fine in associazione”.
(da “Huffingtonpost”)
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