IL CASO ALMASRI SI INGROSSA: LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE ESIGE CHIARIMENTI SUL RIMPATRIO, E SBUGIARDA TUTTI: “NON SERVIVA L’INTERVENTO DEL GOVERNO
LA RICHIESTA FORMALE DELL’AIA: SPIEGATE IL RILASCIO DI ALMASRI… I DUBBI SULLA PROCEDURA SEGUITA DAI GIUDICI DI ROMA: “IN BASE ALL’AT.3 DEL TRATTATO I GIUDICI NON AVEVAMO BISOGNO DELL’AUTORIZZAZIONE DEL MINISTERO, VALE IL CODICE DI PROCEDURA PENALE, LA GIUSTIFICAZIONE DELL’ITALIA E’ SBAGLIATA”
Oltre che in Parlamento, sulla scarcerazione lampo del generale libico Najeem Osema Almasri il governo italiano dovrà dare spiegazioni alla Corte penale internazionale, che le ha chieste formalmente attraverso i canali diplomatici.
Ribadiscono dalla sede dell’Aia: loro hanno ricevuto la notizia solo venerdì 17, attivandosi subito per dare seguito alla richiesta d’arresto giacente dal 2 ottobre, accolta e trasmessa l’indomani a 6 Stati (tra cui l’Italia) insieme all’avviso Interpol per allertare le polizie nazionali. Senza sapere che il capo della polizia giudiziaria libica sarebbe andato a Torino, tant’è che gli stessi documenti sono stati inviati pure in Germania, Olanda, Francia, Austria e Svizzera.
L’informazione è giunta alla Procura presso la Corte dell’Aia, che l’ha tramessa alla Cpi; verosimilmente dalla polizia tedesca, dopo il controllo di Almasri a un posto di blocco a Monaco di Baviera, prima identificazione ufficiale avvenuta in Germania. Se la sua presenza in Europa fosse nota da prima è un problema tedesco, o inglese visto che dal 6 al 12 è stato in Gran Bretagna.
Oltre alle polemiche politiche scatenate da liberazione e rimpatrio del detenuto su un aereo dell’Aeronautica militare appositamente partito da Roma la mattina del 21 gennaio e decollato in serata da Torino per Tripoli, restano gli interrogativi sull’interpretazione data dalla Corte d’appello di Roma alla legge del 2012 che regola i rapporti con la Cpi.
I giudici della Capitale hanno ritenuto che fosse indispensabile una interlocuzione preliminare con il ministro della Giustizia, senza la quale l’arresto di Almasri non poteva essere convalidato. Situazione alla quale il Guardasigilli Carlo Nordio poteva comunque porre rimedio, ma la mancata risposta al quesito postogli dalla Procura generale ha dato il via libera a scarcerazione e riconsegna.
Ma — ribadiscono dalla Cpi — secondo l’articolo 3 della stessa legge, «in materia di consegna» dei ricercati e altre attività con la Corte dell’Aia si applicano le norme del codice di procedura penale sulle procedure di estradizione.
Per le quali i magistrati agiscono autonomamente (com’era avvenuto in dicembre per l’iraniano Mohammad Abedini), senza attendere l’intervento del governo. Il quale mantiene comunque l’ultima parola sulla consegna, e può intervenire in ogni momento annullando i provvedimenti nei confronti degli stranieri da estradare (come avvenuto per Abedini, in cambio della liberazione di Cecilia Sala).
È dunque immaginabile che l’esecutivo sarebbe intervenuto in ogni caso; a prescindere dalle decisioni della magistratura e dagli ipotetici contatti avvenuti prima o dopo l’ordinanza emessa dalla Corte d’appello.
Lo dimostra la partenza per Torino dell’aereo per portare Almasri in Libia alle 11.14 del 21 gennaio, mentre la decisione sul suo conto è arrivata solo nel pomeriggio, quando alle 16.03 il ministro Nordio comunicava che stava valutando la situazione. Su queste e altre circostanze è attesa la versione ufficiale del governo al Parlamento, fissata per mercoledì prossimo. E alla Corte dell’Aia.
(da il Corriere della Sera)
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