IL CENTRODESTRA FA A GARA PER SPARTIRSI LA TORTA DELLO SPORT: CON LE OLIMPIADI DI MILANO E CORTINA IN ARRIVO, LA PARTITA VALE QUASI 800 MILIONI DI EURO
L’UOMO DELLA MELONI E’ ANDREA ABODI, QUELLO DI FORZA ITALIA È BARELLI, PRESIDENTE DELLA FIN. POI C’È LA VEZZALI, POSSIBILE FUTURO MINISTRO DELLO SPORT
Una partita da quasi 800 milioni di euro. Ma anche una enorme vetrina politica e soprattutto un potente strumento per attrarre consenso. Nel centrodestra è già scattata la battaglia per mettere le mani sullo sport.
Il prossimo governo sarà, almeno sulla carta, quello che accompagnerà l’Italia al più importante evento della sua storia recente, le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026, a forte trazione leghista con Fontana e Zaia al vertice delle Regioni ospitanti, Lombardia e Veneto.
Il decreto Aiuti bis ha appena destinato altri 400 milioni all’evento, ma più dei soldi conta la governance: Draghi nominerà un nuovo ad dopo ferragosto, chi vincerà le elezioni avrà però facoltà di cambiare ancora.
In più, a marzo scadrà il mandato di Vito Cozzoli come presidente e ad di Sport e Salute, ossia la cassaforte dello sport italiano che nell’ultimo anno ha amministrato 380 milioni di soldi pubblici destinati al mondo sportivo, compresi i 280 milioni di contributi statali alle federazioni. Un enorme potere sotto forma di moneta.
Soldi e potere: impossibile non farsi attrarre. All’universo sportivo è da sempre attentissima Giorgia Meloni. Quasi una questione ideologica per FdI: fosse chiamata a governare, non prescinderebbe dall’affidare allo sport un ministero. E in questo senso, il suo uomo è indubbiamente Andrea Abodi, presidente del Credito sportivo, volto affidabile perché lontano da eccessi e posizioni estremiste. Ma molto vicino alla leader, che lo avrebbe voluto sindaco di Roma un anno fa. Meno probabile vederlo al vertice di Sport e Salute. Ruoli istituzionali interessano anche a Claudio Barbaro, che FdI ha riaccolto dalla Lega.
Anche Forza Italia ha i propri nomi, come il presidente della federnuoto, Paolo Barelli, vicinissimo ad Antonio Tajani che lo ha imposto come capogruppo di Forza Italia alla Camera nell’autunno scorso. Però l’ipotesi di vederlo ministro dello Sport ha due enormi controindicazioni: intanto, la posizione confliggerebbe con l’incarico in federazione. Ma soprattutto, sarebbe una dichiarazione di guerra al Coni di Giovanni Malagò, di cui Barelli è nemico giurato.
La soluzione? Un nome di compromesso, magari riconfermando Valentina Vezzali. In fondo Barelli potrebbe preferire la presidenza di una commissione parlamentare, magari al bilancio. Vezzali è un nome che piace anche a Giancarlo Giorgetti, padre della mai risolta riforma dello sport del 2019 e timoniere della Lega (anche) su questioni di materia sportiva. Che a Giorgetti piacerebbe tenere quella delega per sé – come nel governo Conte I – è fuori di dubbio.
Ma se un governo di destra dovesse chiamarlo a ruoli più centrali, sarebbe prontissimo a chiedere di affidare lo sport a un fedelissimo. E chi meglio del sottosegretario della Regione Lombardia Antonio Rossi. Uno che il dossier Milano-Cortina lo conosce dall’interno.
E gli altri? Il frontman del Pd è l’ex ct del volley Mauro Berruto, che ha indicato i fedelissimi Fabio Appetiti (sindacato atleti) e Laura Coccia (sport e disabilità). Renzi punta su Silvia Salis, ex martellista e vicepresidente Coni. Ma l’estate elettorale è ancora lunghissima.
(da La Repubblica)
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