IL FIGLIO 15ENNE VIOLENTO’ UNA COETANEA, GENITORI CONDANNATI A PAGARE 250.000 EURO PER OMESSO CONTROLLO
“NON GLI INSEGNARONO IL RISPETTO DELLE DONNE”
A quindici anni violentò una ragazzina di dodici durante la festa patronale. Finito sotto processo (presso il Tribunale dei Minori) se l’è cavata con il perdono giudiziale. Venerdì, invece, sono stati condannati, dal Tribunale Civile, i suoi genitori per omesso controllo del figlio e per non averlo educato al rispetto dei coetanei. Ora saranno loro a dover versare 250 mila euro alla ragazzina violentata.
La violenza
La storia inizia nel 2012, a Frosinone. È festa patronale e per la prima volta i genitori di Barbara (nome di fantasia) le concedono di uscire dopo cena. «Vado con le amiche» dice la ragazzina per tranquillizzare i suoi e quindi si dirige verso la piazza. Un gruppetto di maschietti si avvicina, scambiano qualche battuta e Luca (nome di fantasia), 15 anni le propone di allontanarsi. «Facciamo un giro al centro storico e torniamo», la rassicura. Lei sale sul motorino ma, giunti dietro un rudere, lui si ferma e inizia con le avances.
Lei cerca di divincolarsi, non vuole, ma lui la violenta. Per Barbara è l’inizio di un calvario. Per due giorni riesce a nascondere l’accaduto; poi, in lacrime, racconta tutto alla madre che subito presenta la denuncia ai carabinieri. Inizia il procedimento presso il Tribunale dei minori, dove Luca deve rispondere di violenza sessuale. Nel 2017 il processo si chiude con il »perdono giudiziale», in considerazione della giovanissima età dell’imputato. Dunque il ragazzo resta in libertà e, non di rado, incontra proprio Barbara che, nel frattempo, è costretta ad un percorso psicoterapeutico per superare il trauma subito.
La battaglia legale
Ma i genitori della ragazza non ci stanno: il papà elettricista (morto due anni fa di crepacuore) e la madre casalinga, non accettano che Barbara sia finita in un inferno e non ci sia alcun colpevole. Dunque, assistiti dall’avvocato Nicola Ottaviani, citano in giudizio, presso il Tribunale Civile di Frosinone, i genitori di Luca, chiedendo la loro condanna per l’omesso controllo del figlio e per non averlo educato al rispetto dell’altro sesso. I genitori, due impiegati della media borghesia ciociara, replicano sostenendo che il figlio, non è mai stato bocciato a scuola, è un ragazzo tranquillo che non ha mai dato problemi. E, in relazione alla violenza sessuale, ribadiscono che la ragazza era consenziente.
La condanna
«Se poi, per una sera, è sfuggito al nostro controllo, è un episodio del tutto occasionale» ribadiscono. Ma il Tribunale di Frosinone non è stato dello stesso avviso, condannandoli entrambi ad un risarcimento di 250 mila euro per non aver cresciuto il figlio nel segno del rispetto e del riguardo nei confronti dell’altro sesso. Dunque: non solo per aver «omesso il controllo» per una sera, ma per non averlo educato, durante tutti gli anni della crescita, a respingere atteggiamenti di prepotenza e di sopruso. Un principio di diritto particolarmente interessante, se si sposta l’orizzonte agli atti di bullismo che quotidianamente vengono denunciati ogni giorno dagli adolescenti.
(da Il Corriere della Sera)
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