IL GENERALE ALMASRI NON E’ SOLO UN TORTURATORE DEI LAGER LIBICI: E’ UN PEZZO DA NOVANTA DELL’INTELLIGENCE DI TRIPOLI E UN INTERLOCUTORE DEGLI 007 DI MEZZO MONDO (CIA, MI6 E SERVIZI ITALIANI)
GIRAVA PER L’EUROPA CON UN PASSAPORTO CARAIBICO (MA NE AVEVA ANCHE UN ALTRO TURCO), AVEVA UN VISTO PER GLI STATI UNITI VALIDO PER 10 ANNI… PER LE SPESE IN GIRO PER L’EUROPA USAVA UN BOUQUET DI CARTE DI CREDITO ESTERE, INCLUSA UNA BRITANNICA, E A LONDRA SI E’ RECATO ANCHE IN UN NOTO STUDIO LEGALE
Il torturatore libico capo della polizia tripolina e del centro di detenzione di Mitiga, Osama Almasri, accusato di crimini contro l’umanità già a partire dal 2011, girava l’Europa con un passaporto caraibico, in virtù del quale aveva ottenuto, a novembre, anche un visto decennale di ingresso negli Stati Uniti. La circostanza era nota da luglio alla Germania, e solo a lei, dove il 45enne ha passato tre giorni a metà gennaio, prima di arrivare in Italia.
Alle autorità di Berlino la Corte penale aveva infatti inviato una sorta di segnalazione senza indicazioni di intervento, che è poi diventata un obbligo di arresto la notte tra 18 e 19 gennaio, quando Almasri era da poche ore in Italia e un funzionario tedesco aveva informato di questo spostamento la stessa Corte.
Il generale atterra a Fiumicino il 6 gennaio e rimane nella zona transiti, diretto a Londra. Viaggia con un passaporto del Commonwealth of Dominica, condividendo con sole altre 71 mila persone la cittadinanza del paradiso naturale e fiscale tra Guadalupa e Martinica. Molte altre volte Almasri, che risulta avere anche documenti turchi, è stato in Europa. Per le spese usa un bouquet di carte di credito estere, inclusa una britannica, e a Londra, tra le altre cose, si reca in un noto studio legale.
Il suo ingresso nell’area Schengen è del 13 gennaio, viaggiando in treno sotto il canale della Manica e poi in Francia con destinazione finale Bruxelles. Da qui, in auto, va in Germania. A Bonn e a Monaco di Baviera, dove acquista un Rolex da 9 mila euro e, il 15, noleggia una Mercedes da riconsegnare a Fiumicino cinque giorni dopo. Si muove con tre accompagnatori, che vengono fermati assieme a lui per un controllo dalla polizia tedesca lungo il viaggio.
Si è detto che Almasri venga allora lasciato andare perché, come è vero, la richiesta di arresto della Cpi, risalente al 2 ottobre, non è stata ancora esaminata e su di lui, dunque, non ci sono pendenze. Ma la stessa Cpi ha già inserito il 10 luglio il nome del generale nei canali ufficiali della cooperazione tra Stati membri con una «nota blu» diretta alla sola Germania, e non visibile agli altri Paesi, finalizzata alla raccolta di informazioni su dati e documenti di viaggio, telefoni e mezzi di pagamento e contatti di Almasri, con richiesta di informarne l’Ufficio del procuratore e l’invito a non mettere in allarme il libico, che ha in quella fase lo status di testimone. La «sorveglianza discreta» viene recepita nei database tedeschi il 4 novembre.
Quella stessa nota viene poi estesa il 18 gennaio anche a Belgio, Regno Unito, Austria, Svizzera e Francia, con analoghe indicazioni. Qualche ora prima, il referente per la sicurezza dell’Ambasciata italiana a l’Aia ha intanto contattato il coordinatore dell’unità crimini internazionali del Viminale per comunicare di aver ricevuto una richiesta di cooperazione dalla Cpi.
La stessa sera il funzionario della Corte fornisce al coordinatore italiano i contatti di un agente della polizia criminale tedesca, che ha già trasmesso alla Corte le informazioni sul possibile arrivo in Italia del libico. Lo stesso agente tedesco trasmette poi all’Italia una scheda riassuntiva degli accertamenti effettuati in Germania.
Passa qualche altra ora e alle 22,55 la Cpi chiede al Segretariato generale Interpol di Lione di sostituire la nota «blu» con una «rossa» che obbliga all’arresto. Alle 3 del mattino del 19 la nota viene validata. All’alba scatta l’arresto [Almasri invece va in cella al «Lorusso e Cutugno», a disposizione della Corte d’appello di Roma, competente per i casi internazionali. I magistrati rilevano la «irritualità» dell’arresto ai fini dell’estradizione, sottopongono, come da procedura, il caso al ministro della Giustizia Nordio ma ne ottengono solo silenzio. Almasri è libero e viene rimpatriato.
(da agenzie)
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