IL GRANDE SUCCESSO DELLA BREXIT: PER FAR SOPRAVVIVERE LE PROPRIE AZIENDE, GLI INGLESI SONO COSTRETTI A SVENDERLE ALL’ESTERO
CESSIONE IN VISTA PER LA ROYAL MAIL ALLE PRESE CON UNA CRISI GESTIONALE DA CUI STENTA A USCIRE: L’OPERATORE POSTALE POTREBBE FINIRE NELLE MANI DEL MILIARDARIO CECO DANIEL KRETINSKY CHE HA OFFERTO 4,1 MILIARDI DI EURO… IL CDA VUOLE ACCETTARE L’OFFERTA NEL SILENZIO DEL GOVERNO CONSERVATORE DI RISHI SUNAK CHE SI È BEN GUARDATO DAL PRONUNCIARSI
Cessione in vista per Royal Mail, storico operatore postale britannico con oltre 500 anni di storia alle spalle che – alle prese con una crisi gestionale da cui stenta a uscire – appare avviato a passare nelle mani di un acquirente straniero con base in quella che fu l’Europa centro-orientale comunista: il miliardario ceco Daniel Kretinsky.
International Distributions Services (Ids), casa madre dell’azienda, da tempo privatizzata, ha infatti annunciato oggi di aver ricevuto da Kretinsky un’offerta elevata fino a 3,5 miliardi di sterline (4,1 miliardi di euro). Offerta non vincolante, ma che il consiglio d’amministrazione ha intenzione di accettare, una volta superate le verifiche delle autorità di controllo e regolazione, come anticipato ai media dal presidente del board, Keith Williams.
La nuova offerta mette sul piatto 370 pence per azione e ha fatto volare i titoli dell’azienda, quotata alla Borsa di Londra dal 2013, con un balzo odierno di circa il 16%. Più caute le reazioni del mondo politico, fra il silenzio del governo conservatore di Rishi Sunak e le preoccupazioni espresse dall’opposizione laburista di Keir Starmer, grande favorita in vista delle elezioni in agenda quest’anno: che accoglie positivamente – come un segnale “di attrazione” di Royal Mail, nonostante le difficoltà – un’offerta d’investimento straniera di questa portata; ma sollecita “garanzie” da Kretinsky sui livelli occupazionali e sull’intenzione di mantenere nel Regno Unito la gestione del servizio e di non trasferire attività “all’estero”.
Fondate a Londra nel lontano 1516, le Poste Reali britanniche, orgoglio e punto di riferimento dell’isola per molti secoli, cessarono di essere un monopolio per essere esposte alla concorrenza a partire dal 2006: sullo sfondo di un’ultima fase di privatizzazioni di servizi pubblici varate sotto i governi del New Labour, dopo le ondate della stagione Tory thatcheriana. Nel 2011 fu poi completata la privatizzazione del 90% delle sue azioni all’epoca dell’esecutivo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici guidato da David Cameron: processo sfociato tuttavia in una situazione d’instabilità endemica.
(da agenzie)
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