IL PARTITO ANTI-CRONISTI FESTEGGIA NEL SEGRETO DELL’URNA: LA LEGA FA DA BOIA
IN PARLAMENTO LA RIVOLTA DI CHI HA PAURA DELLA STAMPA LIBERA
Odiano i giornalisti, che definiscono «un’altra Casta», quasi solo come odiano i magistrati. Inutile girarci attorno: al Senato c’è una maggioranza bipartisan di eletti che cerca solo occasioni per dimostrare tutto il livore che ha accumulato in questi mesi verso chi gli si contrappone, nelle aule di giustizia come sulle pagine di giornali.
I 131 che hanno votato a favore della reintroduzione del carcere per i giornalisti, incattiviti dalla prossima fine della legislatura, e dalla quasi certezza che in pochi torneranno ai velluti di palazzo Madama, li descrive così, senza peli sulla lingua, uno che li conosce bene, Giampiero D’Alia, galantuomo siciliano, capogruppo dell’Udc: «Il voto del Senato – spiega – è un segnale di vendetta che disonora il Parlamento e la scelta di trincerarsi dietro il voto segreto è un chiaro segnale di debolezza di un’aula che assesta un colpo micidiale alla sua credibilità ».
Ha un bell’esultare, quindi, il senatore leghista Fabio Rizzi, che definisce il voto pro-carcere «uno spunto d’orgoglio» e addirittura «il primo atto di responsabilità di un Parlamento finora prostrato ai voleri di questo governo golpista, che deve prenderne atto ed autosospendersi, per il bene della nazione, andare a casa e smetterla di fare danni».
In verità i 131 senatori anti-giornalisti non pensavano certo al governo, quando hanno pigiato il pulsante.
Più banalmente volevano togliersi un sassolino dalla scarpa.
E questo sassolino si chiama libera stampa.
Qualche esempio dal dibattito parlamentare dei giorni scorsi per capire l’aria che tira contro la categoria dei reporter.
Il senatore Sandro Mazzatorta, Lega, che s’è battuto da subito contro l’abolizione del carcere: «Abbiamo piegato le esigenze della legislazione ad un caso concreto, peraltro di un giornalista, Sallusti, il quale ci definisce – il collega Mura stamattina non ha citato le dichiarazioni del giornalista – come un Senato di incapaci, di persone che non conoscono nemmeno la materia su cui stanno legiferando, concludendo: meglio in carcere che in ginocchio da voi!».
Il senatore Franco Nitto Palma, Pdl, s’è speso a difesa di multe salate da 100 mila euro: «La sanzione pecuniaria deve avere una sua consistenza. Al di là di questo, penso che il problema si risolve sul piano civilistico, cioè del risarcimento dei danni, ma troppo spesso siamo stati abituati a forme risarcitorie che non sono tali da compensare i danni creati ai cittadini».
Il senatore Franco Mugnai, Pdl, voleva la rettifica obbligatoria per tutti, testate su carta e non, senza troppi riguardi per i blog: «E’ in atto un’operazione di strumentalizzazione sia da parte di alcuni esponenti politici in cerca di visibilità , sia da parte dello stesso mondo giornalistico».
Il senatore Giacomo Caliendo, Pdl, era schierato a difesa delle rettifiche da pubblicare immediatamente e senza commento: «Ci vuole – diceva – l’obbligo di rettifica immediata, senza la valutazione di nessuno, nè del direttore, nè del giornalista, perchè l’unica cosa davvero importante è che si riconosca al diffamato il diritto di poter chiedere che venga pubblicata la sua versione dei fatti».
Ma il capofila di tutti gli arrabbiati, quello che ha avuto almeno il coraggio di metterci la faccia, chiedendo di mantenere il tetto dei 100 mila euro di multa e la pena accessoria dell’interdizione, è Francesco Rutelli.
«No al discount della diffamazione. Libertà d’informazione non è libertà di diffamare».
È stato uno slogan che ha fatto molta presa al Senato.
E comunque non solo a destra o al centro c’era voglia di severità .
La senatrice Silvia Della Monica, Pd, era a favore della sospensione dalla professione.
Il senatore Gerardo D’Ambrosio ha chiesto il raddoppio delle multe per i giornali sovvenzionati dallo Stato.
Conclusioni di un giornalista prestato alla politica come Enzo Carra: «Senato contro giornalisti: il lupo perde il pelo ma non il vizio. Tagliare il pelo!».
Francesco Grignetti
(da “La Stampa“)
Leave a Reply