IL PD NON SI SIEDE CON DI MAIO, RENZI DETTA LA LINEA DEL NIET
NO A UN INCONTRO ORA, SEMMAI SE E QUANDO CI SARA’ UN PRE-INCARICO
La risposta è no. Almeno quella di Matteo Renzi: ma su questa linea l’ex segretario del Pd riesce ancora una volta a tenere tutto il partito, pur tra i mugugni dei non-renziani. E’ quanto trapela dal suo quartier generale dopo l’invito di Luigi Di Maio a incontrare Maurizio Martina per costruire insieme punti di programma di governo, “modello tedesco”, come quello usato da Angela Merkel e i socialisti per la nuova ‘grande coalizione’.
Veramente il reggente Martina è tentato di sedersi al tavolo con Di Maio, almeno come uscita tattica per non restare con il cerino in mano, attaccati ad un no a priori. Ma Martina non è ancora segretario: si gioca la guida del partito all’assemblea nazionale del 21 aprile. Renzi e i suoi gli hanno fatto capire che potrebbero ritirargli l’appoggio qualora decidesse diversamente dalla linea ufficiale: opposizione.
E dunque ufficialmente il Pd potrà incontrare Di Maio soltanto nel caso in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovesse affidargli un pre-incarico di governo al termine del secondo giro di consultazioni la prossima settimana. Non prima.
“Perchè mai dovremmo incontrarlo adesso? — ci dice dietro anonimato una fonte Dem – Se lo facessimo, ci direbbe di sì a qualsiasi proposta, cancellerebbe il reddito di cittadinanza per accettare il nostro reddito di inclusione e altre cose simili. E’ in evidente difficoltà con Salvini che non molla Berlusconi, ha l’obiettivo di arrivare a Palazzo Chigi: perchè mai dovremmo aiutarlo? L’incontro sul programma sarebbe una finta, una bischerata. E gli serve per spaventare Salvini…”.
Parole che chiariscono il motivo per cui alla fine tutto il partito si accoda al no renziano. Per ora.
L’ex segretario ha tenuto una riunione ristretta con i suoi oggi pomeriggio, prima che Di Maio parlasse dal Quirinale dopo il colloquio con il presidente della Repubblica. Presenti Lotti, Boschi, i capigruppo Marcucci e Delrio, il presidente Orfini.
La linea è sempre quella di opposizione. E anche sull’assemblea nazionale del 21 aprile, ad oggi, non è affatto detto che i renziani sostengano la candidatura di Martina. Dopo le voci di accordo dei giorni scorsi, la bilancia pende di nuovo a sfavore di questa ipotesi. Soprattutto dopo la novità arrivata da Di Maio: questo invito a vedersi non per aderire a un programma pentastellato ma a costruire insieme un programma.
Un invito che ha messo in difficoltà la parte ‘dialogante’ del Pd, che si è posta il problema di come uscirne tatticamente.
“Se quella di Di Maio è un’uscita tattica per giocare con Salvini, noi dovremmo quanto meno rispondere tatticamente”, ci dice un esponente orlandiano commentando a caldo l’uscita del leader pentastellato, mentre nel Pd fervono i contatti per trovare una via d’uscita.
C’è da dire che comunque la scelta di Di Maio di mettere sullo stesso piano il Pd e la Lega non piace nemmeno alla parte dialogante tra i Dem. “Pur volendo come si fa? Non ha mica detto che scommette sul centrosinistra, continua a dire che destra e sinistra si equivalgono, che fare un governo con noi o con Salvini è uguale!”, sbotta un esponente dell’area di Dario Franceschini, che dalla scorsa settimana invita il partito a discutere la linea di opposizione.
Insomma, Di Maio per ora non convince nemmeno i non-renziani. Che però sarebbero andati a sentire cosa vuole, se non fosse per Renzi.
Non è escluso che fino all’assemblea del 21 aprile l’ex segretario rispolveri l’idea di tirare fuori un suo candidato alla segreteria, al posto di Martina che non a caso avrebbe voluto accorciare i tempi dell’assemblea al 15 aprile.
“Fino al 21 c’è tempo”, dice uno dei suoi, malgrado sulla carta resti l’indisponibilità di Delrio, Guerini e Richetti a candidarsi alla segreteria. L’ultimo dei tre vorrebbe farlo ma solo in un congresso vero con primarie. Di certo c’è che ora la reggenza è di Martina, la guida è di Renzi.
(da “Huffingtonpost”)
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