IL PD PRONTO A SALVARE CASTIGLIONE, INDAGATO PER IL CARA DI MINEO
I DEM VOTERANNO CONTRO LE MOZIONI DELL’OPPOSIZIONE
L’ordine di scuderia è già partito.
È nel corso della discussione generale alla Camera che viene affidato al parlamentare del Pd Marco Miccoli il compito di dire di no alle dimissioni del sottosegretario Castiglione, indagato per turbativa d’asta sulla vicenda del Cara di Mineo: “Saranno i processi, che speriamo vengano celebrati presto, a stabilire le responsabilità . Per noi un avviso di garanzia è un atto dovuto, non è una condanna e come tale va trattato”. Parole concordate col capogruppo Ettore Rosato.
Dunque il Pd voterà contro le mozioni che chiedono il ritiro delle deleghe al sottosegretario.
Ce ne sono tre alla Camera. Quella di Sel, della Lega e dei Cinque stelle.
Il voto è previsto per martedì 22, ma potrebbe anche slittare di un giorno.
Cambiando l’ordine dei giorni, però, il risultato non cambia: “È un voto scontato — spiegano fonti del Pd vicine a Rosato — perchè da che mondo è mondo la maggioranza respinge le mozioni delle opposizioni”.
Parole dietro le quali si capisce che l’altro ordine di scuderia è “minimizzare”, tenere basso il passaggio parlamentare.
Perchè il salvataggio di Castiglione è la vittoria della ragion di governo sulla questione morale: “Non ci sono alternative” dicono nel Pd.
In parecchi ricordano le parole, minacciose, che dal carcere Buzzi consegnò ai pm: “Mi ci dovete far pensare un attimo, perchè su Mineo casca il governo”.
Attorno all’inchiesta aleggia un alone di tensione. Il primo a sapere che la posizione del sottosegretario è imbarazzante è Renzi.
Il quale sa bene che Cantone definì “illegittima” la gara.
E sa che Cantone scrisse lo scorso 27 maggio al ministero dell’Interno. E che ha annunciato il commissariamento di Mineo, nonostante gli attacchi dei Castiglione boys.
Anche Gennaro Migliore, circa un mese fa, dopo che era andato in Sicilia con la sua commissione per una verifica diretta, consegnò al premier un giudizio assai preoccupante: “Castiglione — questo il senso del ragionamento – ci sta dentro fino al collo”. Pochi giorni dopo sarebbe arrivata la seconda puntata di Mafia Capitale (leggi qui l’articolo sul “sistema Castiglione”).
Il problema però è che, in questa storia, le responsabilità di Castiglione portano alla “copertura politica” della casella più delicata del governo, quella di Angelino Alfano: “Castiglione — ripetono i renziani — è Alfano. E se salta a quel punto salta Ncd, nel senso che si sfaldano i gruppi e il governo non ha più certezza dei numeri”.
È questo il grande scambio in nome della governabilità .
Mentre su Azzollini il partito del ministro dell’Interno non si è immolato, su Castiglione la questione è stata chiarita il giorno in cui è uscita la notizia che il sottosegretario era indagato. In un primo momento a palazzo Chigi era stata valutata la richiesta di un passo indietro del sottosegretario.
Dopo un pomeriggio difficile, la parola d’ordine diventò: “linea garantista”. In mezzo la valutazione del sisma sulla maggioranza di governo.
E oggi, dopo il silenzio, arriva il “salvataggio” del sottosegretario. E il colpo di spugna anche sulle sue responsabilità politiche.
(da “Huffingtonpost“)
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