IL SIMBOLO CHE LA MELONI PRESENTERÀ ALLE PROSSIME EUROPEE DEL 2024 CONTERRÀ LA PAROLA “CONSERVATORI”
IL RAPPORTO CON LA DESTRA FILOTRUMPIANA, IL DIALOGO CON I THINK TANK DI WASHINGTON, L’INTERESSE AL PROGETTO DELL’AREA CHE VA DA OPUS DEI A COMUNIONE & LIBERAZIONE, DA CONFINDUSTRIA A COLDIRETTI
Una cosa è certa: il simbolo che Giorgia Meloni presenterà alle prossime Europee del 2024 conterrà la parola “Conservatori”.
Si tratta di un orientamento che assume fin d’ora un peso politico enorme, l’ambizione di un’annessione di fatto dei partner di maggioranza. Un avvertimento che freni l’eventuale progetto federativo tra Forza Italia e Lega, oppure i probabili flirt centristi tra azzurri e renziani.
La fase operativa non partirà subito, ma nella seconda parte del 2023, con l’approssimarsi delle Europee. Esistono mondi che ci puntano, in particolare nella destra ultra cattolica. Ruotano attorno a figure come Alfredo Mantovano ed Eugenia Roccella. Lambiscono realtà come l’Opus Dei e qualche settore di Comunione e Liberazione (un deputato di FdI, Lorenzo Malagola, viene da CL), personalità vicine alle associazioni pro life e al Family Day di Massimo Gandolfini (Maria Rachele Ruiu era candidata nelle liste di Meloni). Ci credono organizzazioni da sempre non ostili, come Coldiretti, e dirigenti di peso di Confindustria.
E poi c’è il rapporto con la destra conservatrice e filotrumpiana di Washington: contribuisce il dialogo con i think tank conservatori, ad esempio quelli sondati da Adolfo Urso nella sua missione di settembre negli Stati Uniti.
Anche da quei mondi è partito un suggerimento: serve una destra allineata a quella degli Stati Uniti, capace tra l’altro di emarginare la Lega filorussa di Salvini. I vertici meloniani sono convinti che sarà utile a rilanciare il partito quando interverranno due variabili: il fisiologico appannamento nel consenso e la minaccia centrista rappresentata dal “corteggiamento” che Matteo Renzi sta portando avanti con Berlusconi
Il Cavaliere sta confidando perplessità sulla gestione dell’azione di Meloni a Palazzo Chigi. E lamentando uno scarso coinvolgimento: «Non mi chiama, non ascolta i miei consigli, eppure ne avrebbe bisogno». Non chiude però al progetto ideale di partito unico,reclama la paternità dell’idea e subordina l’eventuale via libera al riconoscimento del suo ruolo fondativo, immaginandosi ad esempio Presidente, con Meloni segretaria. «Di certo – ripete a tutti – servirebbe la mia esperienza per guidare questo nuovo soggetto».
(da la Repubblica)
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