IL TAR DEL LAZIO RIFILA UNO SCHIAFFO AL GOVERNO: HA SOSPESO IL DECRETO DEL MINISTERO DELLA SALUTE CHE INSERIVA LA CANAPA NELL’ELENCO DELLE SOSTANZE STUPEFACENTI, ACCOLTO IL RICORSO DI IMPRENDITORI DEL SETTORE, CHE DÀ LAVORO A 11 MILA PERSONE
IL PROVVEDIMENTO, ENTRATO IN VIGORE IL 5 AGOSTO, PROIBIVA COMMERCIO, LAVORAZIONE ED ESPORTAZIONE DI QUALSIASI PRODOTTO CONTENENTE SOSTANZE DERIVATE DALLA CANAPA
Il ”Tar del Lazio ha accolto l’istanza cautelare presentata, con l’assistenza degli Avvocati Dario De Blasi, Alberto Gava e Francesco (Prestige Legal & Advisory), contro il Decreto Ministeriale del Ministero della Salute del 27.06.2024, che inserisce le composizioni orali contenenti Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti”. Lo comunica Imprenditori Canapa Italia, esprimendo ”viva soddisfazione”.
”Il Giudice amministrativo ha riconosciuto la fondatezza delle nostre argomentazioni, rilevando il grave ed irreparabile danno che l’applicazione del decreto comporta all’intero settore e ha deciso di sospenderne l’efficacia in attesa del giudizio di merito. Questa decisione rappresenta un’importante vittoria per il settore della Canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni sociali, occupazionali ed economici. I giudici hanno ritenuto che l’applicazione del decreto avrebbe infatti potuto comportare per gli operatori economici significative ed irreparabili conseguenze, anche di natura penale, legate alla possibile contestazione di reati in materia di stupefacenti”.
”Nell’ambito del giudizio, anche attraverso la relazione tecnica a firma del Prof. Ciallella (già Direttore dell’istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma), ha dimostrato come il Cbd non determini dipendenza psicofisica e non possieda effetti psicoattivi che possano giustificarne l’inclusione tra le sostanze stupefacenti. Il ricorso presentato da Ici, con il sostegno di Coldiretti Liguria – che ha svolto un intervento ad adiuvandum nel giudizio – ha ribadito che il settore della canapa industriale, basato su principi di legalità e sicurezza, rappresenta un’opportunità economica significativa, specialmente per le aree rurali e le piccole e medie imprese agricole”.
“‘Siamo molto soddisfatti di questa nuova sospensione cautelare del decreto, che ancora una volta ci permette di tutelare e proteggere al meglio l’intero settore della canapa industriale,” ha dichiarato il presidente di Ici, Raffaele Desiante. ”È la seconda volta che riusciamo a ottenere la sospensione della decisione del Ministero di inserire il Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti, dimostrando l’infondatezza delle sue basi. Continueremo a lavorare per garantire un futuro sicuro e stabile per gli imprenditori della canapa in Italia.”
Il Tar del Lazio ha dato ragione, di nuovo, agli Imprenditori della canapa Italia (Ici) che, assistiti dagli avvocati Dario De Blasi, Alberto Gava e Francesco Renda dello studio Prestige, e in con il sostegno della Coldiretti Liguria, avevano presentato a fine agosto un ricorso contro il decreto Schillaci.
L’udienza di merito è stata fissata al 16 dicembre, ma intanto la norma ministeriale è sospesa perché il collegio dei giudici ha riconosciuto il rischio di danno economico, patrimoniale e penale che il decreto comporta all’intera filiera della canapa industriale italiana che oggi conta 12mila occupati (senza l’indotto) e con un’alta percentuale di under 35 al suo interno.
Un identico decreto del precedente ministro della Salute Roberto Speranza era già stato sospeso dal Tar. Schillaci aveva allora revocato quel decreto, emanandone uno sostanzialmente identico. Che oggi però è stato di nuovo bloccato.
(da agenzie)
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