IN CAMPO DA INCANDIDABILE
ALLA VIGILIA DI STRASBURGO, IL CAV NON SI ASPETTA NULLA, TEMPI LUNGHI PER LA SENTENZA… L’8 MARZO POTRA’ PERO’ PRESENTARE LA DOMANDA DI “RIABILITAZIONE”, CONCESSA DOPO TRE ANNI DALLA CONDANNA
L’immagine dice tutto. Quando i giudici della Corte europea si riuniranno a Strasburgo, in questo atteso 22 novembre, per discutere il caso della decadenza di Silvio Berlusconi, il Cavaliere sarà a Merano, per un’ennesima tappa della sua remise en forme, sia pur di pochi giorni.
Strasburgo. Merano, tra tisane, saune, massaggi. Segno di distacco, anche emotivo, rispetto alle febbrili attese di ben altre camere di consiglio.
La verità è che Silvio Berlusconi non si aspetta nulla da Strasburgo, per quanto pensi che, nel merito, la questione giuridica sia tutt’altro che scontata nell’esito, scartabellando i precedenti della giustizia europea.
E si prepara a una campagna elettorale da “incandidabile”: “Sarò in campo, comunque vada a Strasburgo”, dice a Matrix (registrato prima di andare a Merano) consapevole dell’aria che tira.
Per quando auspichi una sentenza a breve, nel giro di pochi mesi, è consapevole che, per le questioni più controverse, i tempi della Corte vanno dai nove ai dodici mesi. Certo, gli avvocati al termine della riunione della Grande Chambre saranno in grado di “annusare” il clima che si respira, diventato “politicamente” meno ostile dopo la grande riappacificazione con la Merkel a cui ha lavorato Tajani, ma è assai complicato che il “verdetto” possa arrivare prima del voto.
Il che, al netto delle dichiarazioni ufficiali, può persino tornare utile, considerata l’imprevedibilità dell’esito finale.
Perchè consente di impostare una campagna elettorale da vittima di una persecuzione politica e giudiziaria, in attesa di un giudice a Strasburgo che gli restituisca l’onore perduto. Al contrario una sentenza sfavorevole, quella sì, sarebbe un duro colpo, che chiuderebbe per sempre la questione.
C’è un motivo, però, se al netto di Strasburgo, nei giorni scorsi, l’ex premier di fatto ha chiesto un election day che accorpi il voto politico e le amministrative a maggio: “Ci sarebbe stato bene anche aprile — dice una fonte molto vicina al Cavaliere — ma non marzo”.
E riguarda la seconda carta che gli avvocati vorrebbero giocarsi per ottenere, o provarci, la ricandidabilità . Ovvero: la “riabilitazione”.
Spieghiamo di che si tratta. L’ex premier, in conseguenza di una condanna per frode fiscale, non è solo un ex senatore decaduto dalla carica ma, in base alle legge Severino, è anche incandidabile fino al 2019, fino cioè a sei anni dopo che la pena si è estinta.
A meno che, come previsto dalla Severino, non ottenga prima la “riabilitazione”. Secondo l’articolo 179 del codice penale, trascorsi tre anni (dall’estinzione della pena) il condannato può chiedere la riabilitazione.
E può ottenerla qualora “abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta”.
Nel caso di Berlusconi la condotta è sempre un capitolo movimentato, a giudicare da inchieste e procedimenti ancora in piedi, come la corruzione in atti giudiziari nel Ruby ter e la compravendita dei senatori a Napoli.
L’oggetto della valutazione però per ottenere la riabilitazione sarebbe la condotta, non in generale intesa come stile di vita o ipotesi di reati in altri processi, ma in merito a come è stata scontata la pena nel procedimento in questione, in questo caso la frode fiscale.
Ecco l’importanza dei tempi.
Tre anni significa che a partire dall’8 marzo 2018, Berlusconi potrà presentare domanda al tribunale di sorveglianza per chiedere di essere riabilitato.
È un passaggio cruciale questo, a prescindere da Strasburgo, dove appunto la sentenza richiede tempi lunghi.
In questi giorni più di un ambasciatore berlusconiano ha avuto qualche colloquio col Nazareno e con qualche ufficio del Quirinale, per capire se ci sono margini rispetto all’ipotesi di un voto a marzo che, al momento, sembra essere nei Palazzi che contano quella considerata prevalente.
Uno di loro dice: “Il paradosso è che noi stiamo facendo campagna elettorale contro Grillo, Renzi invece la sta facendo contro di noi. Vuole votare tra il 4 e il 18 marzo, punto, senza concederci altro tempo. E al Colle prenderanno atto delle decisioni del governo e del partito di maggioranza relativa. Non è in atto, nè ci sarà nessuna moral suasion per allungare i tempi”.
Il voto a marzo, evidentemente, fa franare anche questa seconda strada che gli avvocati vorrebbero tentare.
Per quanto sia allo studio qualche diavoleria, come l’ipotesi di una candidatura con riserva, in attesa del pronunciamento del tribunale sulla riabilitazione, il dato politico è che Silvio Berlusconi dovrà affrontare una campagna elettorale da incandidabile, anche se con una forma fisica perfetta e, con essa, un grande recupero di energia e vitalità .
(da “Huffingtonpost”)
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