IN ITALIA NON CI SI PUÒ FIDARE NEMMENO DELLE FORZE DELL’ORDINE: L’ARPISTA DELLA BANDA DELLA POLIZIA NON AVEVA NESSUN CONTRATTO. LA 53ENNE ROMANA ORNELLA BARTOLOZZI HA FATTO CAUSA AL VIMINALE, SOSTENENDO DI AVER SUONATO PER 14 ANNI COMPLETAMENTE AL NERO
ALLA FINE DEI CONCERTI LE VENIVANO “ALLUNGATI” 75 EURO IN UNA BUSTA… BARTOLOZZI CHIEDE UN MAXI-RISARCIMENTO DA 1,2 MILIONI DI EURO: “CHIAMATE A TESTIMONIARE FIORELLO, BAGLIONI E MASSIMO RANIERI, POSSONO CONFERMARE”… LA MUSICISTA SAREBBE STATA CACCIATA DOPO AVER PRETESO UNA REGOLARIZZAZIONE, E ORA IL CASO È FINITO AL TAR
«Chiamate a testimoniare Fiorello, Claudio Baglioni e Massimo Ranieri». E poi: «Possono confermare quel che sostengo anche Amii Stewart e Marco Baldini». Sarà il Tar del Lazio a dover stabilire, nell’udienza fissata per il prossimo 19 novembre, se l’arpista Ornella Bartolozzi ha diritto a un maxi risarcimento per aver lavorato in nero, nell’arco di ben 14 anni, nella banda della Polizia di Stato.
E la 53enne romana, che ha chiesto circa 1,2 milioni di euro e che attende una pronuncia del Tribunale amministrativo dopo che il giudice del lavoro si è dichiarato incompetente, nel ricorso presentato punta a far raccogliere le testimonianze di noti artisti che si sono esibiti con lei in un lunghissimo elenco di manifestazioni in Italia e all’estero, per dimostrare che era a tutti gli effetti un membro della banda della Polizia.
Tra il 2003 e il 2017 la musicista si è esibita in circa 150 concerti, dal teatro Massimo alla terrazza del Pincio, ha viaggiato sui bus della Polizia ed è stata fatta imbarcare sugli Hercules C-130 dell’Aeronautica, spostandosi da un capo all’altro della penisola e in Messico, Germania, Stati Uniti d’America, Malta, Israele e Norvegia.
Sostiene di esserle sempre stata promessa una stabilizzazione, ma che ha continuato a esibirsi lavorando in nero, retribuita con 75 euro in contanti per ogni concerto.
Alla fine la decisione di fare causa, con il Viminale che, davanti al giudice del lavoro, ha respinto le richieste dell’arpista, fino a quando il giudice, dopo un anno e otto mesi, si è dichiarato incompetente, girando il procedimento al Tar
Nel ricorso, presentato dagli avvocati Aurelio Salata e Vanessa Ivone, viene specificato che «il rapporto di lavoro» della musicista con la banda della Polizia di Stato «è cessato quando la signora Bartolozzi ha preteso la regolarizzazione della propria posizione lavorativa».
«Nel corso dei 14 anni di collaborazione – precisano i legali – la signora Bartolozzi, anche in base a provvedimenti interni della amministrazione, è stata impiegata, in Italia e all’estero in numerosi concerti ed eventi che hanno coinvolto famosi esponenti del mondo della politica, dello sport, della cultura, dello spettacolo e della musica». Sostenendo che il particolare può essere confermato dagli stessi artisti, da Baglioni a Amii Stewart, «nel corso dell’espletanda attività istruttoria».
E ancora: «Veniva retribuita dal Maestro Billi, brevi manu, in contanti, con l’importo di 75 euro per ogni concerto cui partecipava». Un lavoro svolto «in maniera costante e continuativa alle dipendenze del Maestro Maurizio Billi e, dal 2014, anche dal Sostituto commissario coordinatore relazioni esterne e coordinamento produzione artistica Emilio Fasolino».
(da agenzie)
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