IN NOMINE GIORGIA: LA MELONI LAVORA SOTTO TRACCIA PER LA SPARTIZIONE DELLE POLTRONE CHE CONTANO, CIOÈ TESORO, CDP E PARTECIPATE
CRESCONO LE QUOTAZIONI DI FABIO PANETTA, MA LA PARTITA VERA SARANNO ENI, ENEL E LEONARDO
Non ci sono solo le voglie di presidenzialismo o le diverse ricette con cui far digerire la flat tax agli italiani, tra gli obbiettivi di un centrodestra che i sondaggi danno per vincente alle elezioni del 25 settembre. Si comincia anche a parlare di poteri economici e della strategia più adatta a occupare le poltrone chiave che controllano gli snodi più importanti delle società a partecipazione pubblica.
Questa volta, nel cosiddetto spoil system , c’è una novità in più. A dare le carte, infatti, potrebbe essere la rappresentante di un partito che finora è stato sempre ai margini delle spartizioni, e cioé Giorgia Meloni, che a quanto si dice pare abbia tutta l’intenzione di avanzare le sue pretese anche su questo fronte.
Il suo consigliere più ascoltato in questo campo, di cui si fida molto, è anche il suo compagno di partito e co-fondatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa, che in fatto di nomine ne ha viste passare parecchie essendo stato anche ministro della Difesa del governo Berlusconi IV, dal 2008 al 2011.
I ragionamenti, in questi giorni, ruotano intorno alla scelta del nome cui affidare, nel caso di vittoria, la casella più delicata della compagine governativa, quello del ministero dell’Economia.
In molti scommettono su un ritorno in campo di Giulio Tremonti, già ministro plenipotenziario dei governi Berlusconi, ma stanno salendo molto le quotazioni di Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce e nome che avrebbe consigliato Draghi alla stessa Meloni in una conversazione riservata.
Panetta sicuramente assicurerebbe credibilità internazionale all’Italia, rassicurando le cancellerie europee, ma alcuni osservatori sconsigliano di lasciare vacante in questo momento la poltrona nel comitato esecutivo Bce poiché non si può essere sicuri che possa essere riservata a un altro italiano.
Panetta potrebbe anche scegliere di restare a Francoforte un altro anno e mezzo per poi essere uno dei principali candidati alla guida della Banca d’Italia dopo Ignazio Visco.
Ma il piano che si sta elaborando tra gli esponenti del centrodestra non si ferma alla casella del ministro dell’Economia. Il braccio armato più importante è sicuramente rappresentato dalla Cassa Depositi e Prestiti, istituzione che gestisce il risparmio privato postale e il cui bilancio non rientra nel perimetro della pubblica amministrazione.
In un’ottica di un ritorno a una politica economica più statalista – che Fratelli d’Italia potrebbe invocare anche prendendo come esempio la vicina Francia del moderato Macron, che ha appena nazionalizzato Edf e che vorrebbe una Air France in volo su Ita – poter disporre della Cdp come cinghia di trasmissione verso le partite calde dell’economia può rappresentare un vantaggio.
Un antipasto in questo senso lo si è visto nei giorni scorsi con Meloni che cerca di fermare la privatizzazione di Ita e che fa filtrare il piano alternativo per Tim e la rete unica.
Tuttavia, secondo altri osservatori, sostituire l’ad di Cdp Dario Scannapieco, nominato dal governo Draghi neanche un anno e mezzo fa e con metà mandato ancora da compiere rappresenterebbe una discontinuità troppo forte anche per un centrodestra in cerca di rivincite.
Sicuramente Scannapieco, funzionario tutto d’un pezzo formatosi al Tesoro e alla Bei, non parla la stessa lingua di Meloni e Salvini, non avendoli neanche mai incontrati in occasione della sua nomina.
E una eventuale richiesta di intervento della Cassa in partite molto targate politicamente, come per esempio Ita, potrebbero provocare rotture insanabili.
In questo scenario il Tesoro e la Cdp sarebbero poi l’antipasto in attesa del piatto forte, le nomine nei colossi Eni, Enel, Leonardo, Poste della primavera 2023.
E qui il ribaltone potrebbe essere totale, anche se la posta in gioco è molto alta. Con la guerra russo-ucraina ancora in corso diventa sempre più importante avere, soprattutto nel campo dell’energia e della Difesa, campioni aziendali di caratura europea.
E il ruolo di Eni, Enel e Leonardo sarà sicuramente cruciale in una partita in cui scenderanno in campo le aziende francesi e tedesche.
(da La Repubblica)
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