“INERZIA NELLE INDAGINI”: ECCO PERCHE’ IL TRIBUNALE DI BIELLA ASSOLSE DELMASTRO PER IL PESTAGGIO DI UN CLOCHARD
IL GIUDICE: “SCONCERTA CHE NON FURONO SENTITI TESTIMONI”… OMBRE SULL’INNOCENZA DEL SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA, FINITO A PROCESSO NEL 2004
“Gravemente anomala e stigmatizzabile l’evidenziata inerzia da parte degli organi di polizia giudiziaria”: è con queste parole che il tribunale di Biella ha commentato le indagini a proposito di un caso di cronaca di 20 anni fa, quando l’attuale sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia) era finito a processo con l’accusa di aver malmenato nel maggio 2024 un senzatetto che – durante un comizio elettorale di Alleanza Nazionale Ignazio La Russa – aveva manifestato innalzando immagini di Che Guevara.
Delmastro fu assolto in primo e secondo grado ma, come rivela oggi il quotidiano La Stampa, quell’assoluzione era stata la conseguenza di indagini condotte in modo approssimativo.
Nessun testimone fu sentito nell’immediatezza dei fatti, nonostante il ferito avesse riconosciuto il responsabile. Solo giorni dopo era arrivata in procura una stringata segnalazione. Il pm aveva chiesto la condanna a un anno e mezzo di carcere, ma i giudici avevano dovuto ammettere che non c’erano prove, poiché non erano state cercate in modo scrupoloso. E non era stata tenuta in troppa considerazione la testimonianza di un compagno di partito – poi allontanato – che aveva raccontato ai magistrati la confessione che Dalmastro aveva fatto a lui, di “aver picchiato un comunista con una stampella”.
“Sono stato assolto e ho rinunciando anche alla prescrizione – ha detto Delmastro ai cronisti – Cosa posso aggiungere più di questo?”.
Ora è impossibile trovare conferme o smentite a quelle accuse, dal momento che la vittima – Michele Cannarozzi, 35 giorni di prognosi, mandibola fratturata e sangue dall’orecchio, oltre a cronici problemi di alcolismo – è poi deceduta.
Lui sì che era finito in carcere, per resistenza. Ma dal testo della sentenza si possono cogliere diversi spunti: “Lo scrivente giudice non può che rilevare come risulti gravemente anomala e stigmatizzatile l’evidenziata inerzia da parte degli organi di polizia giudiziaria che ebbero diretta cognizione della notizia criminis… Senza trascurare poi la gravità oggettiva del fatto verificatosi in piena campagna elettorale, in esito a un comizio organizzato da una formazione politica… Francamente sconcerta che in senso tecnico nessun atto di polizia giudiziaria venne compiuto nell’immediatezza e nei giorni successivi e che nessuna persona venne assunta a sommarie informazioni”.
La vicenda è solo l’ultimo atto di una serie di grane giudiziarie in cui si è imbattuto il sottosegretario, a partire dal processo in corso per rivelazione del segreto d’ufficio sul caso Cospito.
Un anno fa era stato sfiorato invece dal caso dello “sparo di Capodanno” quando il genero del suo caposcorta venne ferito accidentalmente da un proiettile esploso dalla pistola del deputato Emanuele Pozzolo.
Fino a una presunta condanna – ventilata nell’aula del parlamento dal leader di Italia Viva Matteo Renzi – di cui Delmastro non parla e che voci non confermate riconducono a una vecchia accusa di guida in stato d’ebbrezza.
(da La Stampa)
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