INTERVISTA A FINI: “IO CON ANGELINO? CHISSA’….”
“SE FOSSI IN PARLAMENTO VOTEREI PER LA DECADENZA DI BERLUSCONI, MA COL VOTO SEGRETO”… “UN PPE ITALIANO IL PUNTO DI APPRODO”
Un punto di vista dietro le quinte, alle spalle di Palazzo Chigi e di Montecitorio.
Una libreria zeppa di foto, molte delle figlie Carolina e Martina, sette e cinque anni, si affaccia la grande, Giuliana.
Poi il Fini ministro degli Esteri all’Onu, due foto con Napolitano e nessuna con Berlusconi.
C’è il saluto con due Papi, Wojtyla e Ratzinger, manca quella con Bergoglio.
«Avremo anche quello», promette Rita, storica segretaria che lo segue da 35 anni. Quando tornerà a pieno titolo nella «polis».
Come ha vissuto gli ultimi eventi? Dalla rottura con il Pdl alla sconfitta con Scelta Civica. Prova rancore?
«Ho tanti difetti ma non sono rancoroso. Dalla rottura del 2010 alla fine della campagna elettorale nel 2013 mi sono sentito motivato, fino all’ultimo minuto. Certo quando si è sereni con se stessi si può fare anche autocritica. Per molti aspetti rifarei quello che ho fatto, anche perchè non me ne sono andato dal Pdl, sono stato cacciato. Anzi, dichiarato “incompatibile”. È stata l’unica volta che il Pdl ha votato un documento. Ora, preso atto del risultato elettorale, e sono contento di non avere approfittato del paracadute personale al Senato, ho raccolto le idee, ho scritto il libro per raccontare la mia versione dei fatti, come atto politico».
Tornerà a fare politica? In che modo? Si candiderà alle Europee?
Non sono in Parlamento, non intendo candidarmi, ma la politica è la “polis” il luogo del dibattito. Ho creato la Fondazione Liberadestra per alimentare il dibattito politico, non per creare l’ennesimo nuovo partito, è una bufala».
Di quali temi vuole discutere?
«Uno lo ha indicato Prodi pochi giorni fa: ci rendiamo conto che il limite invalicabile del 3% nel rapporto deficit-Pil è stato fissato a Maastricht vent’anni fa? È cambiato tutto. Prodi propone che alcuni Paesi, noi, Francia, Spagna, in sede comunitaria convincano la Germania a rivedere quel parametro. Una buona strada».
Prende in considerazione i movimenti della destra, La Russa e Meloni? L’hanno cercata? Concorda con l’iniziativa di Storace per la rinascita di Alleanza Nazionale ?
«Non credo di essere acrimonioso, con chi mi ha cercato ho parlato, con gli altri no. Sarei felicissimo se rinascesse una destra con degli ancoraggi culturali molto molto diversi da Forza Italia e dal Pdl: rispetto delle regole, legalità , solidarietà sociale, prestigio nazionale. Ora questi mi sembrano tentativi velleitari, bisogna capire cosa si intende per destra. Non dico che la destra in Italia non serva o che c’è già , perchè Fi è la negazione dei valori autentici della destra».
Se lei fosse in Parlamento voterebbe la decadenza di Berlusconi al Senato?
«La vicenda personale di Berlusconi non può essere nell’agenda del governo, ha ragione il premier. Il Cavaliere ha impedito la riforma, pur necessaria, della giustizia e ora vuole un salvacondotto. La rottura definitiva con me avvenne una settimana dopo che lui e Gianni Letta vennero nel mio ufficio a Montecitorio per chiedermi di convincere Giulia Buongiorno sull’opportunità di far camminare un provvedimento per accorciare i termini della prescrizione.
Io non sapevo che se questo fosse andato in porto la condanna della Cassazione non ci sarebbe stata. Gli dissi: non se ne parla nemmeno. E una settimana dopo eravamo al famoso “che fai mi cacci?”».
Sì, ma la decadenza la voterebbe?
«Sì, voterei a favore. Perchè la legge Severino è ineccepibile, molto chiara e la votò anche il Pdl. Però non sono d’accordo con l’interpretazione che ha dato la giunta per il Regolamento, perchè su casi personali il voto è segreto. La forzatura ha dato modo di dire al Pdl che è stata “contra personam”».
Secondo lei è possibile creare una destra europea con Berlusconi in campo?
«Ecco, tutti mi chiedono, ma Alfano romperà ? Dipende ancora una volta da quello che deciderà Berlusconi: se dopo la decadenza polemizzerà con il governo sulle questioni economiche, per Alfano sarà difficili dirsi diversamente berlusconiano. Gli diranno: tu vuoi restare vicepresidente del Consiglio».
Con Alfano potrebbe creare il nuovo soggetto di destra?
«Be’, più che di destra, è interessante il suo riferimento al Ppe. Alfano non è mai stato di destra. Secondo me in Italia è opportuna la nascita di una forza che si rifaccia ai principi del Ppe, perchè non è l’Internazionale Dc, è un partito plurale di centrodestra come sarebbe dovuto essere il Pdl, dove invece ogni dissenso viene represso».
Non se l’aspettava?
«Berlusconi conosce un solo modo di dirigere, nel Milan, a Mediaset, in Fi, nel Pdl: io sono il leader e si fa così, se non ti sta bene, accomodati…».
Ha più sentito il Cavaliere?
«No, da fine luglio 2010, no”.
Ma con chi lo farebbe questo «soggetto»? Con Alfano? Con Passera no perchè non ci sta. Montezemolo, Casini?
«Con Alfano, Passera, Paperino. Non mi riferisco alle persone, chi si ritrova su certi contenuti è compatibile con la mia idea di centrodestra. Siccome Alfano ha parlato di Ppe, bisogna capire cosa si intende per Ppe italiano».
Con lui può esserci un confronto?
«Sentiamo come la pensa, intanto».
Che fine ha fatto Fli? E chi gli era vicino? Bocchino, Flavia Perina?
«Lo gestisce Menia, visto che è in piedi un minimo di struttura sta lavorando con altri per capire se è possibile rimettere insieme la destra. Flavia ha fatto una scelta politico giornalistica. Bocchino? Lavora».
Dall’altra parte, come vede Renzi segretario del Pd?
«Avremo tre poli guidati da tre leader fuori dal Parlamento. È la prima volta. Io Renzi lo conosco poco, ma mi pare che sia molto post ideologico, trasversale, pragmatico. È di sinistra? Boh…. Dovrebbe avere più coerenza nei programmi, per esempio sulla previdenza. Deve studiare un po’».
Secondo lei Annamaria Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere?
«Per me la cosa davvero imbarazzante è quella telefonata di solidarietà all’amica in cui parla così della magistratura. Certo con un governo così instabile sostituire il Guardasigilli è un’impresa titanica. E lei ha fatto bene a dire: se non ho la fiducia me ne vado».
È sempre convinto che serva un revisione alla Bossi-Fini?
«Di questa sostengo l’impianto sul punto in cui dice che puoi entrare in Italia solo con un contratto di lavoro, a parte lo studio o altro. Ma ora gli immigrati arrivano sperando di sopravvivere, non di lavorare. Allora, perchè non spingiamo in Europa perchè chi viene da quelle aree di guerra abbia diritto d’asilo per ragioni umanitarie? L’Europa, che nella vita del cittadino è spesso invasiva, su questo è latitante».
Di Natalia Lombardo
(da “l’Unità “)
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