“LA CASSIMATIS PUO’ ANCORA CANDIDARSI”: VENERDI IL PROCESSO AL M5S
ECCO COSA PUO’ SUCCEDERE SE LA CASSIMATIS VINCE IN AULA… GRILLO RISCHIA DI VEDER SALTARE IN ARIA IL SUO CONGEGNO DI SCATOLE CINESI
Il Movimento Cinque Stelle ha pochi giorni per preparare una memoria difensiva, perchè l’udienza clou si terrà venerdì, mentre in due settimane al massimo si arriverà al verdetto che potrebbe scompaginare le candidature alle elezioni per il sindaco di Genova.
E soprattutto emerge una (prima) certezza: i giudici del tribunale civile, che dovranno decidere se riabilitare la candidata Marika Cassimatis estromessa da Beppe Grillo dopo aver vinto le Comunarie, tratteranno l’affaire M5S accostandolo a un partito tradizionale, perlomeno a giudicare dalla sezione cui è stato assegnato il ricorso «urgente».
Nell’istanza che la stessa Cassimatis ha presentato tramite l’avvocato Lorenzo Borrè, si chiede di annullare sia il siluramento dell’insegnante in nome del «fidatevi di me»scritto sul blog dal comico, sia la successiva vittoria di Luca Pirondini alle Comunarie bis, poichè avrebbero violato le regole interne.
Non solo: Borrè chiede che «per motivi urgentissimi» i magistrati si pronuncino entro 50 giorni prima delle consultazioni amministrative: «La nostra assistita – viene specificato in sintesi nel dossier – può ancora candidarsi, ma deve avere il tempo di farlo».
Cosa succede se Cassimatis vince in aula?
Beppe Grillo potrebbe con ogni probabilità tirare dritto e impedirle di usare il simbolo pentastellato.
La titolarità di quest’ultimo, sulla carta, è infatti d’un movimento diverso da quello che ha buttato fuori la prof. Si tratta d’una mini-associazione registrata, per esigenze burocratiche, nel 2012 da Beppe Grillo, dal nipote avvocato Enrico Grillo e dal commercialista Andrea Nadasi, con sede a Genova.
La sua denominazione iniziale, poi corretta, presentava una “v” minuscola, al contrario della “V” classica di “MoVimento”, la maxi-associazione nata ben prima, che ha indetto le Comunarie online e infine certificato la corsa genovese di Pirondini. Ma una questione all’apparenza di forma rischia di diventare parecchio sostanziale.
Grillo, qualora Cassimatis fosse rimessa in sella dalle toghe, potrebbe sostenere che l’uso del simbolo non dipende dalla maxi-associazione, di cui lei faceva parte, ma dalla mini.
Il problema è che lui guida sia l’una che l’altra e a quel punto, gli avvocati di Cassimatis lo hanno già annunciato, scatterebbe un’accusa (civile) di conflitto d’interessi.
E potrebbero esserci ripercussioni importanti sulla gestione del medesimo simbolo – cruciale nel catalizzare il consenso – e delle liste imbastite dai fuoriusiciti grillini in varie città .
(da “il Secolo XIX”)
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