LA COMPAGNA DI BERLUSCONI ORA FA LA “CUSTODE DELL’ORTODOSSIA”
MARTA FASCINA INTIMA IL “VIA AI TRADITORI” DI FORZA ITALIA
Che sapesse scegliere con maniacale cura l’autore da citare, ecco, questo lo si era capito quando, dovendo ripercorrere tanti anni dopo le tappe che avevano portato al passaggio della campanella tra Silvio Berlusconi e Mario Monti, aveva pescato dal mazzo la carta di Jurgen Habermas.
Quello che per fior di berlusconiani era stato semplicemente «un golpe», per lei era invece «ciò che il filosofo tedesco aveva definito “a quiet coup d’etat”».
Ch’ era un po’ la stessa cosa, ma detta in modo che suonasse assai meglio. L’altro giorno, invece, l’autore preso a prestito è stato Enrico Mattei, il leggendario presidente dell’Eni che a metà degli anni Cinquanta si vantava di usare i partiti «allo stesso modo di come uso i taxi: salgo, pago la corsa, scendo».
Con una dichiarazione mandata alle agenzie, Marta Fascina, deputata e compagna di Silvio Berlusconi, s’ intesta mediaticamente la custodia dell’ortodossia del Cavaliere e sferza quelli che dentro Forza Italia si sono rifiutati di sostenere gli emendamenti azzurri alla riforma Cartabia.
Se ai tempi in cui citava Harbermas dalle colonne de Il Giornale le sue analisi erano considerate il metro per capire che cosa potesse pensare l’ex premier sulle questioni via via dibattute, adesso che evoca nientemeno che Mattei – di fronte a un partito ormai decimato da settantasette addii – la sua sembra la chiave che tenta di blindare la casa con la porta ormai scassinata.
Casa in cui, tra i superstiti, ci sono anche quelli che si interrogano su come mai la «linea» debba arrivare proprio da chi, in un partito costellato a ogni latitudine da un’incredibile densità di coordinatori e responsabili, non ricopre alcun ruolo.
Né di coordinamento, né di responsabilità. Con un’incredibile aderenza alle teorie di Beppe Grillo sul vincolo di mandato, Fascina si è fatta promotrice di una legge costituzionale che faccia decadere dall’incarico parlamentare «chi cambia legittimamente idea e tradisce il patto con i cittadini».
Si tratta, aggiunge, di impedire «di utilizzare i partiti come taxi per raggiungere lauti stipendi e posizioni di potere salvo poi, una volta raggiunto l’obiettivo, cambiare idea, ideali, valori, partito».
Esempio di firstladysmo di ritorno, archiviati gli anni in cui era Francesca Pascale a scuotere i nervi del partito, con la sua nota l’onorevole Fascina sembra aver innervosito ulteriormente Forza Italia.
Arrivata all’indomani degli addii di Lucio Malan e di Giusi Bartolozzi, quest’ ultima vicinissima alla ministra Mara Carfagna, la dichiarazione sarebbe la spia del malessere montante di Berlusconi negli ultimi giorni.
L’ex premier avrebbe vissuto malissimo il fatto che la delegazione forzista al governo sia intervenuta presso di lui per chiedergli di far ritirare l’emendamento alla riforma Cartabia e, sul punto, ci sarebbe stato anche un confronto telefonico con la Carfagna.
Per non mettere in difficoltà il presidente del Consiglio Mario Draghi – aggiungendo la sua firma alla lista dei leader della maggioranza che hanno puntato i piedi sulla riforma della giustizia – Berlusconi ha optato la «griffe Fascina» in calce al suo avviso ai naviganti.
Anche perché, avrebbe confessato tra l’arrabbiato e il dispiaciuto ai parlamentari che lo hanno raggiunto telefonicamente a Villa Certosa, dove si trova insieme alla sua compagna, «mi stanno arrivando incredibili pretese dalle persone più inaspettate».
A tormentare le acque di un partito martoriato, c’è l’appuntamento in cui ciascun parlamentare vede moltiplicato il peso del proprio singolo voto, e cioè l’elezione del Capo dello Stato. Per questo, in Sardegna, si è tentato di mettere la sicura alla serratura di un taxi da cui sono scesi in tanti. Anche se forse si è scelto il fabbro sbagliato.
(da Il Corriere della Sera)
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