LA CRISI DEL PARTITO DEMOCRATICO: VERSO IL DIVORZIO?
IL PD NON ESISTE NEL CUORE DEGLI ELETTORI, LA FUSIONE A FREDDO TRA DS E MARGHERITA HA PORTATO SOLO UN CALO DEI CONSENSI… VELTRONI E’ ORMAI CONTESTATO…GLI EX POPOLARI GUARDANO A UN CENTRO CON CASINI… DOPO LE EUROPEE LA RESA DEI CONTI… E I DS HANNO BLINDATO IL LORO PATRIMONIO IN 50 FONDAZIONI
Basta analizzare qualche dato e ci si rende già conto che la nascita del Pd non ha avuto gli esiti auspicati. Elezioni perse e calo dei consensi vistoso, ma non solo.
La forza del centrosinistra è sempre stata riconosciuta nella militanza degli iscritti ( basti pensare alle migliaia di volontari che si rendevano disponibili per le Feste dell’Unità in passato).
Guardiamo i risultati del tesseramento 2007: Ds 543.000 e Margherita 430.000 per un totale di 973.000 iscritti.
Ecco i risultati ufficiali del tesseramento 2008 del Partito Democratico: 300.000 iscritti, meno di un terzo della somma dei due partiti nell’anno precedente.
Passiamo ai rimborsi elettorali per segnalare un calo delle entrate. Nel 2006 i rimborsi furono di 158.341.841 euro così composti: Ds 46.906.413, Margherita 30.769.978, L’Ulivo 80.665.450.
Il rimborso del Pd per le elezioni 2008 è sceso a 141.998.246 totale, con una perdita di 17 milioni di euro.
Vediamo una sostanziale differenza nella chiusura dei bilanci: i Ds hanno un passivo di 140 milioni di euro, la Margherita un attivo di 11 milioni.
E veniamo all’aspetto più significativo. La Margherita non aveva che poche unità immobiliari di proprietà , pagava più che altro affitti. Al momento della fusione nel Pd quindi ha semplicemente fatto confluire il contributo pubblico nelle casse del Pd, cercando di sistemare nella nuova struttura i suoi 92 dipendenti.
Discorso bel diverso per i Ds, proprietari di un vero e proprio “tesoretto immobiliare” e che si sono ben guardati dal far confluire nel nuovo partito.
Da uomo accorto qual’è ( si deve a lui il quasi totale ripianamento dell’immenso debito diessino) Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds, ha creato ben 50 Fondazioni. Ad esse è stato conferito il patrimonio immobiliare che era di proprietà delle federazioni e delle sezioni della Quercia.
Si parla di 2.400 edifici o appartamenti in tutta Italia, alcuni di grande valore storico. Conferiti a fondazioni a tutti gli effetti, con tanto di cda, comitato di indirizzo e bilancio e che non dovranno rispondere in alcun modo al Pd.
Per capire l’aria che tira sia sufficiente ricordare che le molte ex sezioni Ds che ora ospitano le sedi del Pd si fanno pagare l’affitto con regolare contratto. In pratica il Pd paga il canone di locazione ai Ds.
Accanto alla struttura finanziaria immobiliare delle Fondazioni, si muove un gigantesco lavoro di archiviazione di tutti i documenti e cimeli che dal 1991 si sono accumulati nelle sedi Pds-Ds.
I lavori sono seguiti da Linda Giuva, archivista, ma anche moglie di Massimo D’Alema. Il progetto è ben impostato: sono state inviate circolari ai segretari delle ex federazioni per spiegare come procedere nella raccolta di materiale. Poi si trasferirà in digitale tutti i documenti per realizzare un archivio multimediale e uno delle opere d’arte.
I Ds insomma si tengono ben stretto il proprio tesoro materiale e immateriale: ufficialmente le fondazioni servono a conservare un patrimonio storico, ma è innegabile che si sia voluto “blindare” il patrimonio immobiliare per non farlo confluire nel nuovo Partito Democratico.
Passando ai riflessi politici e ai malumori ormai evidenti nel nuovo partito intanto emerge una verità : il Pd non esiste nel cuore degli elettori, dei militanti di una volta e dei dirigenti.
Ognuno è rimasto legato (giustamente) alle proprie origini che comuni non sono e non possono essere: basti pensare al problema della collocazione europea del Pd, chi lo vuole tra i popolari e chi tra i socialisti. I casi di Napoli, Pescara e di Chiamparino a Torino o Cacciari a Venezia dimostrano una cosa: ogni sindaco fa quello che vuole, non esiste una linea comune.
La leadership di Veltroni è ormai apertamente contestata da vaste fasce della classe dirigente e le elezioni amministrative ed europee di primavera segneranno la zona di confine. In caso di ulteriore sconfitta il destino di Veltroni è segnato, anche se non è chiaro lo scenario futuro.
Emblematico il consiglio di Mastella qualche giorno fa: il Pd si sciolga, la sinistra faccia la sinistra e il centro faccia il centro.
Da tenere presente un piccolo particolare non secondario: Ds e Margherita esistono sempre ed esisteranno fino al 2011, quindi nulla di più semplice che ognuno possa ritirare i propri abiti dall’armadio, salutare e ricominciare da “dove ci si era lasciati”, ovvero ognuno per conto proprio.
I Ds le loro sedi se le sono conservate fuori sacco, la Margherita si riprenderà la propria quota di rimborsi elettorali e amici come prima.
Certo prima di ammettere il fallimento della “fusione a freddo” ce ne vorrà , ma l’area che Casini sta creando e gli abboccamenti con la componente popolare di Rutelli inducono a “pensare male”. Ritorniamo su un nostro vecchio concetto: le fusioni sono un errore, ogni partito perde qualcosa perchè 1 + 1 non fa mai automaticamente 2, spesso fa 1,5 o 2 meno qualche decimale.
Finchè vinci tutto va bene, quando ti trovi di fronte a una sconfitta si sfascia l’unità tanto decantata, cominciano i distinguo e le “grandi fughe”.
Sono spesso solo operazioni di immagine per i gonzi, specie se poi metti insieme anime politiche e culturali troppo diverse. Ci sono già le alleanze, sono inutili le fusioni.
Non a caso anche nel centrodestra gli unici ad aver guadagnato qualche decimale alle ultime politiche sono stati i leghisti che andavano da soli.
Il Pdl ha perso diversi punti rispetto alla somma di Forza Italia ed An, quindi il discorso vale per tutti. E chi ora glorifica le fusioni a freddo, tra qualche anno sosterrà magari l’opposto… la politica italiana permette anche questo e non da oggi.
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