LA LEGA COMPRA GLI SPAZI PUBBLICITARI SUI QUOTIDIANI LOMBARDI PER DIFENDERE (MALE) FONTANA
TUTTE LE INESATTEZZE DEL COMUNICATO FATTO PER I PIRLA PADAGNI
Pubblicità a pagamento sui media locali, nelle province più care per ragioni elettorali, a difesa del presidente Attilio Fontana.
La Lega ha comprato spazi sui quotidiani lombardi per raccontare nuovamente la ricostruzione fallace fornita dal presidente della Lombardia sugli errori nei dati che hanno portato la regione in zona rossa per ‘sbaglio’.
Le inserzioni sono comparse giovedì mattina su La Prealpina, quotidiano varesino, e La Provincia di Como. Titolo: “Lombardia e zona rossa, ecco i fatti”. Sottotitolo: “Le bugie del governo e l’errore nell’algoritmo”. Catenaccio: “Nessun errore e nessuna rettifica dei dati Covid inviati da Regione Lombardia al Ministero della Salute. Sarebbe bastato più ascolto da parte del governo per evitare ai lombardi una settimana di Zona rossa”.
A seguire una cronologia leghista di quanto è avvenuto nei giorni che hanno spinto 10 milioni di persone a una serrata che non aveva le basi scientifiche. Il racconto del Carroccio, fatto alla pancia del suo elettorato pagando i quotidiani per ottenere spazio nelle pagine locali, è pubblicità pura, appunto, con numerose inesattezze. Ad iniziare dalla data in cui tutto inizia, secondo la Lega.
La prima data sballata
Secondo la pubblicità della Lega tutto inizia il 15 gennaio quando l’Istituto superiore di Sanità “stabilisce che con un Rt di 1,4 la Lombardia è Zona rossa” e la “Lombardia contesta i calcoli ai tecnici dell’Iss”.
Ci sono almeno 3 inesattezze, sostanziali. Tutta la questione inizia in realtà il 7 gennaio, ben sei giorni prima, quando — come dimostra la mail inviata da Roma ai funzionari del Pirellone — l’Iss fa notare alla Regione (per la 54esima volta) di avere un “problema” nei dati invitandola a risolverlo.
Inoltre, l’indice Rt di 1,4 è stato stabilito il 13 gennaio, due giorni prima del 15: la Lombardia ha ricevuto la stima, come avviene ogni settimana, e non ha contestato il dato. Aveva la facoltà di farlo, è così da 36 settimane. Perchè non è avvenuto?
I giorni che seguono
La ricostruzione prosegue ricordando la richiesta di sospensione avanzata dalla neo assessora al Welfare Letizia Moratti. “Speranza non risponde…”, l’attacco leghista. E quindi il ricorso al Tar del 19 gennaio.
Ed ecco un altro errore: “L’Iss capisce che l’algoritmo (ossia il sistema di calcolo) genera un Rt più alto nonostante i dati ricevuti siano sempre uguali”. Si parla inoltre di “problema” dell’algoritmo.
In realtà il database inviato nuovamente dalla Lombardia non è uguale a quello del 13 gennaio. Come già ampiamente spiegato, il 13 gennaio la Regione ha inviato un database zeppo di casi sintomatici senza uno ‘stato clinico’ (guarigione, decesso) associato. Si tratta dello stesso “problema” segnalato dall’Iss il 7 gennaio e ignorato dal Pirellone. Il 19 la Lombardia aggiorna i dati e di conseguenza il numero i casi sintomatici utilizzati ai fini del calcolo dell’indice Rt calano di circa 9.200 unità . La conseguenza è che l’indice Rt cala da 1,4 a 0,88.
La “rettifica”
La Lega insiste anche sul fatto che non ci stata alcuna rettifica dei dati e c’è invece un “errore” nell’algoritmo, parla inoltre di “forzatura” del sistema riguardo alla “sintomatologia di diverse persone senza riscontro medico”.
Riguardo alla rettifica, la precisazione dell’Iss è stata chiara: “Si intende inserimento di variabili non ancora presenti (es. data inizio sintomi) o modifica di variabili inserite erroneamente”.
È esattamente ciò che è avvenuto: la Lombardia non aveva infatti inserito lo ‘stato clinico’, quindi la “variabile” non era ancora presente nel database. Un caso sporadico? “La percentuale di casi incompleti per la sintomatologia (assenza di informazioni nel campo “stato clinico”) è pari al 50,3% a fronte del 2,5% del resto d’Italia nel periodo 13 dicembre 2020-13 gennaio 2021″, ha messo nero su bianco l’Iss per dare la dimensione del problema e come si tratti di una ‘caratteristica’ tutta lombarda.
Per quanto riguarda il presunto errore dell’algoritmo, vale un dato per tutti: in 36 settimane di utilizzo da parte di tutte le Regioni, nessuna ha mai contestato il sistema di calcolo che, come hanno confermato 5 Regioni anche guidate dal centrodestra è stato ampiamente illustrato ai referenti regionali e l’Istituto ha anche fornito le basi di un programma per calcolare “in house” la stima dell’indice Rt.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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