LA POLONIA SE NE INFISCHIA DELL’EUROPA: PASSA LA LEGGE CONTRO I GIUDICI CRITICI CON IL GOVERNO: SE DISSENTI VIENI LICENZIATO
PAESE DA CACCIARE DALLA UE, CAPACE SOLO DI FOTTERE MILIARDI DALLE CASSE EUROPEE… COMMISSIONE UE: “PREOCCUPATI PER LO STATO DI DIRITTO”
Un colpo di scure sull’indipendenza dei giudici polacchi e sul principio della divisione dei poteri. Nonostante gli avvertimenti dell’Unione europea e le proteste delle toghe di mezza Europa. La camera bassa del Parlamento di Varsavia ha dato di fatto il via libera alla nuova legge sul sistema della giustizia.
I deputati hanno infatti respinto la decisione del Senato di non varare il provvedimento. Per entrare in vigore, la normativa avrà bisogno della promulgazione da parte del presidente della Repubblica, che ha già mostrato di apprezzarla.
La nuova controversa legislazione prevede che i magistrati siano sanzionati – con multe o, nei casi ritenuti più gravi, con il licenziamento – se criticano le nomine o le riforme fatte dal governo. Non solo. Alle toghe sarà vietato partecipare ad attività pubbliche che possano in qualche modo essere considerate politiche.
La riforma è stata contestata dalla Commissione europea, dalla Commissione di Venezia e da associazioni internazionali degli magistrati. La presidente della Corte suprema polacca, Malgorzata Gersdorf, l’ha definita “legge museruola”.
La convinzione, diffusa, è che le novità introdotte violino i valori dell’Unione europea e il principio della divisione tra poteri. Lo scorso 12 gennaio a Varsavia hanno sfilato, in una manifestazione silenziosa, giudici provenienti da vari Stati Ue per dimostrare solidarietà nei confronti dei loro colleghi.
La Commissione Ue, all’indomani del voto della Camera bassa, ha fatto sapere di essere “molto preoccupata” per la situazione dello stato di diritto in Polonia.
“La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio”, ha aggiunto un portavoce, ricordando che in una lettera del 19 dicembre la commissaria Ue alla Trasparenza, Vera Jourova, ha “chiesto alle autorità polacche di non portare avanti il processo di adozione della normativa senza ulteriori consultazioni”.
Jourova sarà in Polonia nei prossimi giorni. Nel mentre, prosegue il portavoce: “Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi e analizzeremo il testo finale della legge per verificarne la compatibilità con le norme Ue, e non esiteremo a prendere le appropriate misure se necessario”.
La decisione della Camera bassa è solo l’ultimo di una serie di provvedimenti che, spiega l’Associated Press, hanno preso il via dal 2015. L’obiettivo del governo è ridisegnare il sistema della giustizia polacco. E questo provvedimento ne è uno degli esempi più chiari.
Nello stesso giorno in cui i parlamentari votavano contro la richiesta del Senato (controllato dall’opposizione) di cestinare la legge, un altro scontro si consumava tra poteri dello Stato.
La Corte Suprema ha definito illegittime le nomine di alcuni giudici del Consiglio nazionale della magistratura (Krs), designati direttamente dall’esecutivo, dopo che il metodo di elezione è stato modificato nel 2017. Tra le prerogative del Krs c’è anche la nomina dei membri della Corte suprema.
Il Guardasigilli polacco, Zbigniew Ziobro, ha definito la decisione della Corte Suprema “una grave violazione della legge”, e affermato che non ha alcun valore. È un corto circuito che pare non avere soluzione.
Nell’attesa che l’Ue si pronunci con più precisione, il governo sembra non avere intenzione di fare alcuna marcia indietro.
(da agenzie)
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