LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA È UNA PICCONATA AL PANTHEON DI GIORGIA MELONI
LA MELONI È IN GROSSA DIFFICOLTÀ DI FRONTE ALLA PROPOSTA DI ABOLIRE IL REATO DI CONCORSO ESTERNO. AL PUNTO CHE POTREBBE DISERTARE LA CERIMONIA DI RICORDO DELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, IL 19 LUGLIO
Questo 19 luglio poteva essere il giorno della grande incoronazione di Giorgia Meloni da parte di un pezzo del mondo dell’antimafia, che l’ha vista crescere e al quale lei ha aderito da ragazza.
Ma l’anniversario della strage di Via D’Amelio, dove perse la vita il magistrato Paolo Borsellino, un volto da sempre nel pantheon della destra, rischia di diventare una grana per la prima presidente del Consiglio. Perché proprio quel mondo nel quale si è formata e che è il suo riferimento, oggi si sente tradito dal suo governo. Ma in fondo anche da lei stessa, che in passato ha partecipato più volte alla fiaccolata del 19 luglio organizzata dalla destra siciliana come contraltare alle manifestazioni istituzionali e a difesa del “suo” Borsellino.
Le frasi del ministro Carlo Nordio sull’abolizione del reato di concorso esterno, tema caro alla Forza Italia di Silvio Berlusconi, che in Sicilia significa Marcello Dell’Utri condannato per mafia. Gli applausi di un pezzo del governo per la sentenza di assoluzione di Mori, Contrada, Dell’Utri e De Donno nel processo sulla trattativa. Lo scontro con la magistratura sugli stessi temi cari ai berlusconiani e in piena continuità con il centrodestra degli ultimi trent’anni. Non solo Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato], ma anche un pezzo della destra che è riferimento della presidente del consiglio oggi non si sente in sintonia con il governo di Giorgia Meloni.
Con il governo di chi il 28 ottobre scorso, nel discorso di insediamento al Parlamento, diceva : “Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Borsellino. Il percorso che mi ha portato oggi a essere presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe”. Meloni ha citato Borsellino per rimarcare l’essersi formata partendo da quella destra che ha sempre amato Borsellino. Il giudice che da studente era stato un componente del Fuan, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale.
Il giudice che quel 19 luglio del 1992, prima di essere ucciso dal tritolo piazzato dagli uomini di Totò Riina davanti alla casa della madre, era stato a pranzo a Villagrazia di Carini nella villa di Giuseppe Tricoli, storico missino: il figlio di Tricoli, Marzio, era molto legato ai figli di magistrato. La destra e Borsellino, con l’amico fraterno Giovanni Falcone che lo chiamava scherzando “il camerata”. Una certa destra, però: il giorno dei funerali di Borsellino l’unico politico ammesso dalla famiglia fu Gianfranco Fini, ex missino e maestro di Giorgia Meloni.
Ecco perché questo 19 luglio per Meloni poteva essere un giorno che chiudeva il cerchio della sua ascesa politica.
Invece lei stessa non sa se ci sarà alla cerimonia in ricordo della strage e sicuramente per l’evento organizzato a Palermo da Fratelli d’Italia manderà solo un audio messaggio. Perché tanta freddezza e incertezza? Fabio Granata, promotore della prima fiaccolata per Borsellino insieme a Tricoli e agli allora giovanissimi, oggi onorevoli, Raoul Russo e Carolina Varchi, fa capire certi umori di questa destra: “Da Meloni e dal suo governo ci aspettavamo qualcosa di diverso: non le frasi di Nordio sull’abolizione del reato di concorso esterno e non gli applausi per la sentenza di assoluzione del processo sulla trattativa Stato-mafia – dice – pensavamo che con lei al governo si sarebbe respirata aria nuova”.
Anche dalla famiglia Borsellino trapela una certa delusione. Salvatore Borsellino avrebbe gradito la nomina della Varchi a presidente della commissione nazionale Antimafia, forse anche per suggellare la storia dei ragazzi della fiaccolata. E poi, soprattutto, a creare certi disaccordi sono gli atti conseguenti al discorso di Meloni in Parlamento. Lo scarto non c’è stato e il 19 luglio non ci sarà comunque alcuna incoronazione di Giorgia Meloni da parte di questo “suo” mondo.
(da La Repubblica)
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