LA SETTIMA DONNA, LUCIANA LAMORGESE, L’EX PREFETTA (CHE NON USA TWITTER) PER DESALVINIZZARE IL VIMINALE
SI CAMBIERA’ REGISTRO SUI MIGRANTI: “BISOGNA ACCOGLIERE SECONDO LE REGOLE E INTEGRARE, NON RESPINGERE”… “RICUCIRE CON L’EUROPA DOVE BISOGNA TROVARE ALLEANZE”
Per il ministero degli Interni, dopo l’uragano Salvini, la prescelta del nuovo governo M5S-Pd è Luciana Lamorgese, consigliere di Stato dopo aver chiuso nell’ottobre del 2018 la sua esperienza alla guida della prefettura di Milano.
La scelta di un nome tecnico risponde alla volontà – caldeggiata dal Colle – di “spoliticizzare” il Viminale, evitando di assegnare ad una casella così delicata un politico che sarebbe prevedibilmente stato il bersaglio quotidiano del suo predecessore
Nata a Potenza l′11 settembre 1953, avvocato, Lamorgese è entrata in carriera nell’amministrazione dell’Interno nel marzo 1979. Dieci anni dopo è diventata viceprefetto ispettore, nel 1994 viceprefetto e nel 2003 prefetto.
Sul suo tavolo subito il tema migranti, che lei conosce bene per averlo affrontato più volte con diversi ruoli. Il Pd invoca discontinuità e così sarà .
Nel programma, ricorda Graziano Delrio, “c’è scritto che serve una nuova legge sull’immigrazione, che superi la logica emergenziale e affronti il problema in modo organico”.
E discontinuità sarà anche dal punto di vista comunicativo: difficile immaginare Lamorgese (a proposito, non ha profili social) sul tetto del Viminale alle prese con una diretta Facebook.
In attesa di nuove leggi c’è da affrontare la realtà più immediata, fatta di sbarchi, come dimostrano le cronache. Ed il contestato decreto sicurezza bis di Salvini è sempre in vigore.
Ebbene, cosa succederà alla prossima nave umanitaria che tenterà di entrare in acque italiane con un gruppo di migranti soccorsi? È ipotizzabile che il nuovo ministro non firmerà il divieto, come faceva puntualmente il leader leghista in base all’articolo 1 del suo dl che gli concedeva la facoltà di “limitare o vietare l’ingresso” a navi “per motivi di ordine e sicurezza pubblica”.
È una facoltà appunto, non un obbligo; quindi si possono già disinnescare così gli effetti della legge salviniana.
Lamorgese dovrà comunque far ricorso a tutte le sue riconosciute doti di mediazione ed ascolto per trovare un punto di equilibrio tra le esigenze dem – che sono per una cesura netta con le politiche del precedente Governo – e quelle di una parte dei Cinquestelle, che puntano comunque a mantenere una linea rigorista.
La stella polare del nuovo ministro, come recita il 15/o dei 26 punti contenuti nelle linee programmatiche del nuovo Governo, sarà aggiornare la normativa “seguendo le recenti osservazioni formulate dal presidente della Repubblica”.
Il riferimento è alla lettera che Sergio Mattarella ha inviato lo scorso 8 agosto con i rilievi al dl sicurezza bis. Il capo dello Stato aveva sollevato “rilevanti perplessità ”, in particolare, sulle sanzioni a carico delle navi che violano il divieto di ingresso in acque italiane: multe fino ad un milione di euro e confisca.
Serve, ha spiegato, “la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti”, ricordando anche che il divieto può essere disposto “nel rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia”.
Anche sul primo decreto sicurezza, quello dell’ottobre 2018 che conteneva una stretta sui richiedenti asilo, il presidente aveva scritto per sottolineare che restano “fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”, in particolare quelli dell’art. 10 della Costituzione che stabilisce che “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”.
Nel Pd c’è chi vorrebbe abrogare tout court i due provvedimenti. Se si troveranno convergenze tre le due forze di Governo ci sarà la riscrittura del testo unico sull’immigrazione per un cambio più di sistema.
E Lamorgese dirà la sua, forte dell’esperienza maturata sul campo (è peraltro laureata in legge). Da prefetto di Milano aveva bacchettato le ordinanze anti-migranti dei sindaci leghisti: “è importante accettare la diversità , che è ricchezza e procedere con l’integrazione. Io dico che bisogna accogliere nelle regole e non respingere il diverso che può essere un arricchimento per il territorio”. E c’è da attendersi proprio un impulso alle politiche dell’integrazione, depotenziate da Salvini.
Il nuovo ministro punterà anche a ricucire l’essenziale rapporto con Bruxelles e con le altre capitali europee, da Parigi e Berlino, nella convinzione che occorre trovare alleanze per cambiare le cose, a cominciare dalla ‘gabbia’ del Trattato di Dublino che impone al Paese di primo arrivo di farsi carico dei migranti sbarcati.
(da “Huffingtonpost“)
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