LA SPARTIZIONE DEL POTERE LEGHISTA: “ANCHE NOI ABBIAMO UNA BANCA”
COLORO CHE A DESTRA GRIDARONO SCANDALIZZATI ALLA FRASE DI FASSINO PER LA SCALATA DI UNIPOL ALLA BNL ORA STANNO ZITTI…LE BANCHE DEL NORD SONO SOCIETA’ QUOTATE IN BORSA E I PROCLAMI DI CONQUISTA INFLUENZANO I TITOLI… IL PRECEDENTE DELLA BANCA LEGHISTA CREDIEURONORD SALVATA DAL FALLIMENTO DALLA POPOLARE DI LODI DI FIORANI
Che “la gente ci dice di prenderci le banche” fa sorridere: forse la frase che Bossi ha pronunciato per giustificare il suo eterno interesse per inserire i suoi uomini nei grandi istituti di credito è solo un richiamo atavico alla sua fissa giovanile: controllare qualche banca.
Fu per questa ragione che, non potendoci riuscire, a suo tempo volle creare una banca leghista, la Credieuronord, che in breve tempo raccolse i risparmi di qualche improvvido padano per poi entrare in uno stato prefallimentare, tanto bene era stata gestita.
Ci raccontò uno dei massimi esponenti di tale banca, durante un’intervista che ci rilasciò a seguito di una nostra documentata inchiesta, che i fidi erano stati dati senza adeguata copertura, i soldi investiti malamente e le sofferenze finirono alle stelle.
Non solo: la Banca d’Italia cercò inutilmente di convincere la Banca a non mettere nel consiglio di amministrazione un noto esponente della Lega, visti i suoi precedenti fallimentari e i relativi processi.
Quella esperienza bancaria finì con i piccoli azionisti leghisti inferociti e prima del tracollo intervenne a salvare la classe dirigente leghista dal fallimento proprio la Banca popolare di Lodi, gestione Fiorani.
Ora Bossi vuole passare da colui a cui fu pignorata persino la casa a colui che elargisce il credito: la strategia passa attraverso il cavallo di troia delle Fondazioni, quegli stessi enti inutili e lottizzati, rifugio di politici trombati e lecchini, contro cui a parole la Lega ha sempre combattuto (finchè su quelle poltrone ben remunerate si sedevano gli altri).
E’ noto infatti che i consigli di amministrazione delle Fondazioni sono per la gran parte nominati dagli enti locali, gli stessi che al nord sono controllati dalla Lega. Insomma siamo tornati ai fasti e “nefasti” tempi della Prima Repubblica, quando le Casse di Risparmio erano terreno di conquista del potere democrstiano, cui la Lega pare abbia attinto i vizi peggiori, in primis la subordinazione dell’economia agli interessi della politica.
Gli stessi che permisero a suo tempo a Evangelisti di proclamare che “l’emblema delle casse di Risparmio avrebbe dovuto essere inciso a fuoco nello stemma della DC”.
L’interesse di Bossi è ora indirizzato in particolare a impossessarsi del controllo di Unicredit e Intesa San Paolo: peccato che siano società quotate in borsa e partecipate da capitali esteri che mal gradiscono certi proclami di conquista da parte della politica.
Le sue parole rischiano di influenzare l’andamento dei titoli sul mercato, con conseguenze negative per il portafoglio dei piccoli azionisti padani.
Eppure da parte del centrodestra si preferisce glissare di fronti a certi spropositi, nessuno grida allo scandalo.
Sono gli stessi, leghisti compresi, che insorsero giustamente contro la frase di Fassìno “allora, abbiamo una banca”, quando sembrava vicina al successo la scalata di Unipol alla Bnl.
Ma che strana logica dei due pesi e due misure: se lo fa Fassino è una cosa scandalosa, se lo fa Bossi è giusta?.
O già tra Pdl e Lega c’è un accordo su come spartirsi la torta delle varie fondazioni?
E pensare che avevano promesso di liberare l’economia dagli impacci della politica e di chiudere gli enti inutili.
Come si fa presto a cambiare idea…
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