LA STORIELLA DELLA LEGA CHE HA VINTO AL CEP DI PRA: HA VOTATO SOLO IL 27,7% E LA LEGA HA PRESO IL 20% QUINDI IL 5,5% REALE DEGLI ABITANTI
META DEI PELLEGRINAGGI DI SALVINI, IL QUARTIERE DI EDILIZIA POPOLARE DI GENOVA DELUSO DALLA SINISTRA IN REALTA’ SI E’ RIFUGIATO NELL’ASTENSIONE… BUCCI HA VINTO NEI QUARTIERI BENE DEL LEVANTE
Una dele storielle che i Bucciboys leghisti tendono ad accreditare in queste ore è quella di aver vinto nei quartieri popolari di Genova. In questa narrazione fantasiosa l’emblema sarebbe il degradato quartiere della case popolari del Cep di Prà , dove i leghisti avevano portato in processione il re del selfie perchè gli abitanti potessero toccarne le vesti.
Chiariamo subito quello che dicono i dati: il centrodestra ha stravinto nel Levante di Genova e nei quartieri “bene” della città , in centro e in valbisagno.
Nel ponente zone “povere”, ha prevalso il candidato del centrosinistra di stretta misura. Ma per un motivo mlto semplice: ha votato solo il 42% dei genovesi, l’elettore di sinistra, deluso dal partito a livello nazionale e locale, non è andato a votare.
Detto per inciso: quello che, a parti invertite, era successo 5 anni fa, quando prevalse Doria e furono gli elettori di centrodestra a starsene a casa.
E arriviamo al Cep di Prà dove su oltre 5.000 abitanti hanno votato solo in 1.518 elettori, pari al 27,7%. Qui la Lega ha raggiunto il 20% contro una media comunale del 13%, ma questo 20% è sul 27,7%, quindi di fatto corrisponde a un 5,5% sul numero reale degli abitanti.
Tutto salvo che una “straordinaria vittoria” come vorrebbero far apparire i menestrelli di corte.
Quali i motivi della diaffezione al voto?
Li spiega bene un articolo di “Repubblica”
Non ha votato Roberto, pensionato, che esce di casa solo per andare in farmacia e alla posta. «A che serve?», dice. «Qui siamo dimenticati». E nemmeno Luca, che lavora nel tabacchino in via II dicembre. «Non mi interessa la politica, per quelli come noi non cambia niente».
Non è andata al seggio una signora che aspetta il bus davanti alla Ekom. E nemmeno una ragazza con i capelli sfatti, che cammina accanto a un’aiuola spelacchiata piena di spazzatura. «La nostra vita è questa, uno schifo». Roberto Basile, 39 anni e un tatuaggio sul collo, è arrivato al Cep quando c’erano ancora i ponteggi ai palazzi. «Qui non esistiamo: non riparano gli ascensori quando si rompono, non puliscono le strade. Ci sono carcasse di motorini e materassi abbandonati da mesi. Dovrebbero curare ‘sti posti, non Albaro e Quarto».
Davanti alla sede del comitato di quartiere Ca’ Nova c’è il presidente Nicolò Catania, 84 anni. Vive al Cep dal 1978 : «Le parti collinari sono abbandonate a se stesse. Il voto alla Lega è un segnale: se noi non costruiamo qualcosa, chi ha vinto continuerà a vincere». Dentro il civico 30 di via II dicembre c’è Giovanni Ragazzo, 74 anni, responsabile dello Spi-Cgil. Di destra vuole parlare poco. «Prendono voti dando la colpa agli stranieri. Ma è il Pd che deve guardare a sinistra e pensare alla povera gente». Nel piazzale si aggira intanto un signore con una canottiera da basket. «Qualcuno vuole un’orata?», chiede. Si chiama Giuseppe Atzeni, ha 53 anni e da quando ha perso il lavoro fa il pescatore. Guarda il civico 30, con nostalgia. «Era davvero una bella sinistra quella del Pci. I giovani partecipavano, la gente era unita». Alla fine, lo dice come una colpa. «Non ho votato. Ma mi sono già pentito».
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