L’AGENTE CHE ABBRACCIA LA MANIFESTANTE ANTI-ILVA: “SONO GUARITO DA UN TUMORE E PIANGEVO”
“NON SONO RIUSCITO A TRATTENERE LE LACRIME SOTTO IL CASCO, LA SIGNORA DEVE AVER INTUITO E MI HA ABBRACCIATO”
In piazza su fronti opposti, uniti dalla malattia nella vita.
La foto dell’abbraccio tra la manifestante anti Ilva durante la visita del premier Renzi e un agente di polizia durante un sit-in di protesta a Taranto, scattata da Michele Piscitelli e pubblicata su bari.repubblica.it, sta facendo il giro del web.
Nella città pugliese avevano manifestato parenti e amici di persone che non ci sono più o stanno combattendo contro una brutta malattia.
Su Facebook una delle mamme che erano lì ha postato una foto dell’abbraccio con una frase emozionante: “Io lo so che siete anche voi con noi, lo so. Perchè siete padri, fratelli, siete come gli operai dell’Ilva: portate il pane a casa. Poveri cristi, come noi”.
“La signora – si legge sul profilo Facebook di Agente Lisa, pagina sociale della polizia di Stato – era in lacrime con al collo un cartello con la scritta ‘#siamotutti048’, dove 048 è il codice di esenzione per i malati oncologici. Anche il mio collega, un vicesovrintendente del Reparto mobile di Taranto, è uscito da questa terribile esperienza e mi ha detto: ‘Quando ho letto quel cartello ho provato un colpo al cuore, in un attimo ho ripercorso quei momenti brutti e mi sono commosso. Non sono riuscito a trattenere le lacrime sotto il casco, la signora deve aver intuito qualcosa e mi ha abbracciato. Oggi mi sento un miracolato – ha continuato il mio collega – e fortunato per aver avuto sempre tanti colleghi che mi sono stati vicino'”.
La donna della foto si chiama Elena e ha un figlio avvocato di 29 anni in chemioterapia.
“Io non contestavo il MarTa (il Museo archeologico visitato dal presidente del consiglio), perchè da tarantina ne sono stata sempre orgogliosa. Ma avrei voluto vedere Renzi inaugurare un reparto di oncoematologia pediatrica, che qui manca, o un centro di eccellenza medica. A Reggio Emilia l’hanno finito in cinque anni. È difficile capire il disagio finchè non ci si scontra. Noi per andare a fare la chemio a Castellaneta abbiamo pagato 220 euro per l’ambulanza privata e dobbiamo ringraziare medici e infermieri eroi che in pochi mantengono un reparto con 1.500 pazienti”.
“Non è solo la malattia a uccidere, ma anche la burocrazia”, prosegue mamma Elena.
“Le liste d’attesa interminabili per una tac ci hanno costretti ad andare a Matera, con tutti i costi del caso. Poi a Milano un altro viaggio della speranza, per scoprire che lì c’è una colonia di tarantini che si cura il tumore. Mi chiedo cosa aspetta il governo a potenziare la nostra sanità “.
(da “La Repubblica”)
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