«L’ALLARME DOVEVA DARLO L’ITALIA»
L’AEREO DI FRONTEX CHE PER PRIMO HA VISTO IL BARCONE
Sono le 22.26 di sabato 25 febbraio.
Un Beechcraft 200 Super King Air, un velivolo biturboelica, è in perlustrazione sopra il Mar Ionio da ormai tre ore e cinquanta minuti. Lo fa per conto dell’operazione «Themis» di Frontex.
A un certo punto, dopo aver «setacciato» l’area a est della Sicilia e a sud della Puglia, si accorge che c’è un’imbarcazione piena di persone che si sta dirigendo verso le coste calabresi.
Il velivolo fornisce poche informazioni ai radar. Per questo, per esempio, non viene captato dal sito di tracciamento Flightradar24.
Alle 22.27 e 36 secondi inizia ad effettuare un giro attorno a quello che si rivelerà essere un caicco, come dimostrano i tracciati che il Corriere è riuscito a recuperare.
Tra le 22.31 e 41 secondi e le 22.32 e 07 scatta alcune foto da far analizzare. Nelle immagini, spiega via e-mail una portavoce di Frontex, «solo una persona è visibile a bordo», «ma le telecamere termiche (installate sul velivolo, ndr) rilevano una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua», e «la barca era sommersa in modo significativo», segno che ci sono altri individui sull’imbarcazione.
Frontex conferma che «come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato dell’avvistamento il Centro di coordinamento internazionale dell’operazione Themis e le altre autorità italiane competenti, fornendo la posizione dell’imbarcazione, la rotta e la velocità».
Quando si chiede proprio all’agenzia a chi spettava lanciare l’operazione di ricerca e soccorso, quello che avrebbe dispiegato tutti i mezzi per salvare le persone in mare, la portavoce di Frontex è netta: «Secondo il diritto internazionale questa è una responsabilità delle autorità nazionali». Quindi dell’Italia.
(da Il Corriere della Sera)
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