L’AVV. FACHILE, LEGALE DI UNO DEI MIGRANTI DEPORTATI IN ALBANIA: “CON IL NUOVO DECRETO DEL GOVERNO NON CAMBIERA’ NULLA, I GIUDICI DOVRANNO CONTINUARE A DISAPPLICARE IL DECRETO IN QUANTO CONTRARIO ALLA NORMATIVA EUROPEA”
“SERVE SOLO AD ALZARE L’ASTICELLA DELLO SCONTRO CON LA MAGISTRATURA”
“Con il nuovo Decreto Legge sui Paesi sicuri non cambia tecnicamente nulla”, lo dichiara l’avvocato di Asgi Salvatore Fachile, a difesa di uno dei 12 richiedenti asilo che hanno inaugurato l’accordo Italia-Albania, ai microfoni di Fanpage.it.
“I giudici dovranno continuare a disapplicare la norma, che – anche se adesso è decreto legge e non più ministeriale – è comunque contraria alla normativa europea. Il nuovo Decreto Legge alza solo l’asticella dello scontro mediatico tra governo e magistratura”, continua.
Lo scontro mediatico era nato il 18 ottobre scorso, in seguito alla decisione del giudice di Roma di non convalidare il fermo delle dodici persone trattenute nel centro per richiedenti asilo di Gjader, in Albania. Lo stesso giorno le commissioni territoriali avevano rigettato le richieste d’asilo dei 10 bengalesi e 6 egiziani, che avevano fatto domanda di protezione in Italia non appena sbarcati nel centro di Shengjin all’alba del 16 ottobre.
Due decisioni opposte, seppur su due materie di diversa competenza, che accendono lo scontro politico tra governo e opposizioni e soprattutto l’ira della maggioranza contro la magistratura che ha, però, fatto quello che doveva fare: applicare il diritto europeo.
Con la sentenza del quattro ottobre scorso, infatti, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato che non possono essere considerati paesi sicuri tout court quei paesi in cui anche solo una parte degli stessi non è sicura. Così per l’Egitto, e così per il Bangladesh, motivo per cui il trattenimento dei dodici migranti nel centro italiano in Albania, non è stato convalidato. Tutti loro, adesso, faranno ricorso al rigetto della loro richiesta d’asilo dall’Italia.
“I migranti non sapevano che stavano andando in Albania. Ma gli avevano spiegato solo che stavano tornando in Italia”, continua l’avvocato Fachile, “all’inizio non riuscivamo a contattarli perché non avendo cellulare, sono arrivati a Bari e sono stati messi a bordo dei pullman, ma non sapevamo dove stessero andando”.
Solo l’altro ieri alcuni operatori sociali di Bari e degli avvocati di Asgi sono riusciti ad incontrare i richiedenti asilo che stanno adesso al Cara di Bari. Un centro, quest’ultimo, da cui è possibile uscire al contrario del centro per richiedenti asilo di Gjader. Qui i 10 uomini del Bangladesh e i 6 egiziani avranno un tempo massimo di 14 giorni per fare una nuova richiesta di asilo. Un tempo che adesso stringe anche a causa dei ritardi dovuti all’impossibilità di contattare sin da subito i propri assistiti, da parte degli avvocati italiani. “Lunedì torneremo al Cara di Bari, e nei prossimi due o tre giorni faremo i ricorsi”, conclude l’avvocato.
Venerdì prossimo dovrebbe arrivare un altro gruppo di persone migranti al centro di Shengjin, e al più tardi domenica sapremo cosa ne sarà di loro: se saranno costretti in detenzione amministrativa nel centro di Gjader, in attesa della risposta alla loro domanda d’asilo, o se saranno – come già successo – immediatamente riportati in Italia. In entrambi i casi si tratta di un progetto che ha già dimostrato di essere fallimentare ma soprattutto, e cosa più importante, estenuante e ingiusto per le persone trasportate da una sponda all’altra dell’Adriatico per mera propaganda politica.
(da Fanpage)
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