LEGA A PONTIDA, VOLANO INSULTI E SPINTE TRA BOSSIANI E MARONIANI
BOSSI: “CHI DICE CHE TUTTO VA BENE E’ UN LECCACULO, MA NON HO FATTO LA LEGA PER ROMPERLA”… CONTESTATO E FISCHIATO TOSI… MARONI NEGA LE DIVISIONI: “ARGOMENTI DEI GIORNALISTI DI REGIME”
“Chi dice che tutto va bene è un leccaculo, ma io non ho fatto la Lega per romperla”.
Così Umberto Bossi su palco di Pontida.
Parole respinte da Roberto Maroni, che nega le divisioni: “Argomenti dei giornalisti di regime”. Con questo “assetto” la Lega Nord torna su quello che i dirigenti definiscono “sacro suolo”.
Ma dopo gli scandali del cerchio magico di Bossi, la segreteria affidata a Maroni, le elezioni che hanno visto l’ex ministro trionfare in Lombardia (ma il partito affondare nei consensi), il movimento si trova ancora spaccato tra bossiani e maroniani.
Prima degli interventi lite tra una ventina di militanti per uno striscione che raffigura il presidente lombardo come Pinocchio.
E la spaccatura è resa evidente anche dallo striscione “congresso subito” esposto da alcuni dirigenti veneti.
Il discorso di Bossi
Prima parla il Senatur: “Non sono d’accordo con Maroni quando dice che non bisogna combattere anche a Roma”.
E ancora: “Niente insulti e niente fischi perchè così facendo accontenterete la canaglia romana. I fischi teniamoli per lecchini di regime, i giornalisti che scrivono sui giornali che ci stiamo dividendo. Certo miglioreremo la Lega senza timore e abbiamo capito la protesta” e, dice rivolgendosi sempre al popolo leghista, “abbiamo capito che volete contare di più e quindi conterete di più”.
Però la contrapposizione con Maroni è evidente: “Non la penso come Maroni quando dice che ce ne stiamo al nord e ce ne freghiamo di Roma: noi dobbiamo combattere su tutti i fronti, anche a Roma”.
Maroni chiude la kermesse
Il segretario del partito cerca di stemperare le voci di tensione e se la prende con i giornalisti: “Chi dice che la Lega è divisa vada a quel paese, giornalisti di regime”.
Poi aggiunge: “Un anno fa, dopo gli scandali, la Lega era a pezzi. Siamo riusciti a rimetterla in sesto, con l’aiuto dei militanti, dei governatori e di Umberto Bossi”.
La seconda parte dell’intervento è dedicata al decreto sui debiti della pubblica amministrazione verso le imprese: “Hanno fatto il decreto per dare isoldi a quei comuni del sud che non li hanno. I nostri comuni i soldi li hanno. Ecco il grande inganno del governo che deve andare subito a casa”.
La mattinata di tensione
L’aria di tensione si era già assaporata quando è stato dispiegato lo striscione “Umberto Bossi la Lega sei tu” nel luogo in cui due anni fa fece scalpore quello che chiedeva “Maroni presidente del Consiglio subito”.
La lite è avvenuta tra una ventina di militanti leghisti al raduno di Pontida, dopo che alcuni di loro — probabilmente veneti — hanno esposto un manifesto che raffigura il segretario Maroni come Pinocchio.
La scenetta è avvenuta in un angolo del pratone mentre dal palco parlavano alcuni dirigenti di secondo piano del movimento: la situazione poi è tornata alla calma.
Una situazione di tensione strisciante che ha messo in difficoltà anche i giornalisti che sono stati tenuti lontani dal gruppo dei “bossiani” per presunte questioni di sicurezza.
Ma è stato lo stesso presidente del partito, il Senatur, a cercare di riportare la calma dal palco. Nonostante gli interventi dei dirigenti fossero previsti nel pomeriggio, infatti, Bossi si è presentato davanti al microfono: “Roma vuole che ci meniamo, diamoci la mano — ha detto – Andiamo d’accordo per non fare contenti la canaglia di Roma e i lecchini di regime (i giornalisti, ndr)”.
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