LEGALITA’ A CINQUESTELLE: NUTI NON “VEDEVA L’ORA DI CHIARIRE” CON I MAGISTRATI, POI QUANDO LO CONVOCANO SI AVVALE DELLA FACOLTA’ DI NON RISPONDERE
INSIEME ALLA MANNINO E A SUO MARITO SI E’ PURE RIFIUTATO DI FARE LA PROVA CALLIGRAFICA… CIACCIO INVECE “SI PENTE” E CONFERMA
Sale a tredici il numero degli indagati nell’inchiesta sulle firme false di M5S: nella lista entrano pure la deputata Giulia Di Vita, Pietro Salvino (marito dell’altra parlamentare Claudia Mannino) e Riccardo Ricciardi, marito della deputata alla Camera Loredana Lupo (non indagata), che ha materialmente presentato le liste al Comune.
Nuti, Mannino e Salvino, stamattina, sono stati sentiti in Procura ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Tutti hanno rifiutato di sottoporsi all’esame della calligrafia. I tre esponenti di M5S sono rimasti in silenzio davanti ai giornalisti.
La deputata ha chiesto ai carabinieri, infastidita, di impedire che le venissero scattate fotografie e di cancellare quelle già fatte.
In giornata gli interrogatori dell’avvocato Francesco Menallo, ex militante, e del cancelliere Giovanni Scarpello, che avrebbe attestato la veridicità delle firme false.
Intanto un altro indagato dell’inchiesta sulle firme false decide di rompere il silenzio e collabora con i magistrati.
È il deputato regionale Giorgio Ciaccio, che nei giorni scorsi si era già autosospeso dal movimento dopo aver saputo di essere sotto inchiesta. Nei giorni scorsi è stato interrogato in gran segreto dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dalla pm Claudia Ferrari e ha confermato le accuse già mosse dalla sua collega deputata regionale Claudia La Rocca, che per prima si era presentata in procura raccontando cosa era accaduto la notte del 3 aprile 2012 nella sede del meetup di via Sampolo, a Palermo, la notte del grande pasticcio attorno a 1900 firme per la presentazione della lista alle Comunali.
Ora, anche Ciaccio accusa i suoi colleghi di aver organizzato e realizzato la falsificazione delle firme, per rimediare a un errore formale in alcuni moduli. Ciaccio chiama in causa i deputati Nuti e Mannino.
Un contributo alle indagini, più limitato, è stato offerto nei giorni scorsi anche da due candidati della lista, Giuseppe Ippolito e Stefano Paradiso, pure loro sono indagati.
(da agenzie)
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