L’INCHINO DELLA MADONNA AL BOSS: IL SINDACO CHE NON SI ACCORGE DI NULLA E UN PRETE CHE INVITA I FEDELI A PRENDERE A SCHIAFFI UN GIORNALISTA
ORA PROVVEDIMENTI ENERGICI E NON SOLO CHIACCHIERE ALLA RENZI
Erano passati appena undici giorni. Non uno di più.
Undici giorni dopo la scomunica ai mafiosi espressa dal Papa durante la Messa nella spianata di Sibari a Cassano all’Ionio, una processione con una statua della Madonna si è fermata davanti alla casa di un boss della ‘ndrangheta per omaggiarlo: trenta secondi di sosta per simboleggiare l’«inchino» a Giuseppe Mazzagatti, 82enne già condannato all’ergastolo, adesso ai domiciliari per ragioni di salute. È accaduto il 2 luglio a Oppido Mamertina (RC), come riferisce il Quotidiano della Calabria.
SI SALVANO SOLO I CARABINIERI
La processione è partita normalmente dalla piccola chiesetta di Tresilico con in testa molti amministratori comunali, alcuni sacerdoti ed i carabinieri.
Giunti nei pressi dell’abitazione di Mazzagatti l’effige della Madonna si è fermata per mezzo minuto con un tentennamento, chiamato `Inchino’, in segno di saluto.
Quando il comandante della stazione dei carabinieri si è accorto di quanto stava accadendo è uscito dalla processione ed ha avviato le procedure per l’identificazione di tutte le persone che stavano partecipando al rito religioso.
I militari hanno anche realizzato un video di quanto stava accadendo in modo da poter avere uno strumento per identificare in modo inequivocabile tutti i partecipanti.
LE INDAGINI
La relazione fatta dai carabinieri è ora confluita in una informativa che gli investigatori invieranno alla Procura della Repubblica di Palmi ed alla Dda di Reggio Calabria.
L’inchino durante la processione è stato rivolto al boss Peppe Mazzagatti, condannato all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, ritenuto uno dei principali protagonisti di una delle più sanguinose faide della ‘ndrangheta di Oppido Mamertina verificatasi negli anni ’90. Sulla vicenda il Vescovo di Oppido-Palmi ha espresso parole di dura condanna perchè si tratta di «un fatto grave. Faremo chiarezza fino in fondo e prenderemo provvedimenti».
Il sindaco, Domenico Giannetta, ha affermato che «se ci sono stati gesti non consoni siamo i primi a prendere le distanze ma ci pare che durante la processione è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni, con la Vara rivolta verso una parte del paese».
Alfano si è complimentato con i Carabinieri che hanno preso le distanze da quelli che il Ministro giudica «atti incommentabili».
LA CHIESA IN CAMPO
Le reazioni sono immediate. Dalle Chiesa alla politica. «La Madonna non si inchina ai malavitosi. Chi ha fatto fare l’inchino alla Madonna le ha fatto fare un gesto che la Madre di Dio non ha mai fatto. Si è inchinata la statua, non la Madonna», dice monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Ionio e segretario generale della Cei.
È fortemente contrariato anche il vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, monsignor Francesco Milito, che promette un’indagine. «Saranno presi provvedimenti energici in modo da far capire che non ci possono essere alleanze contro la fede – dice a Radio Vaticana – e quindi c’è la più grave riprovazione per quanto successo».
Milito, 66 anni originario di Rossano (Cosenza), guida la diocesi di Oppido-Palmi dal 4 aprile del 2012. Stamane dopo aver saputo della vicenda della processione della Madonna delle Grazie, il prelato non ha esitato il fatto come «molto grave».
«In tempi brevi – ha aggiunto – prenderemo tutte le informazioni in modo da avere un quadro completo, sia sui fatti che sulle persone, di quanto è accaduto. La cosa certa è che prenderemo dei provvedimenti».
Il Vescovo, che stamane era a Oppido Mamertina, è poi partito per impegni pastorali. Ma il suo pensiero è sempre rivolto a quanto accaduto in questi ultimi giorni.
«Non c’è bisogno di comprovare, perchè c’è il fatto, e basta. C’è soltanto necessità di avere elementi di comprensione maggiore. Al di là di questo, le mie posizioni saranno molto energiche sull’argomento».
IL PARROCO INVITA I FEDELI IN CHIESA A “PRENDERE A SCHIAFFI IL GIORNALISTA”
“Vi invito a prendere a schiaffi il giornalista che è in fondo alla chiesa”. Don Benedetto Rustico pronuncia queste parole dal pulpito della chiesa della Madonna delle Grazie di Oppido Mamertina (Reggio Calabria).
Non gradisce le telecamere del Fatto dopo le polemiche sulla processione di lunedì scorso in cui la vara si è fermata davanti a casa del boss ergastolano Giuseppe Mazzagatti per omaggiarlo.
Il prete ordina e i fedeli eseguono. Il giornalista è stato aggredito e allontanato dalla chiesa
LE REAZIONI DELLA POLITICA
Anche la politica insorge in un coro d’indignazione. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, definisce l’accaduto un «deplorevole e ributtante rituale». Il ministro si è inoltre complimentato con i Carabinieri. «Esemplare il loro comportamento visto che si sono allontanati – dice il ministro – mentre altri compivano quel gravissimo gesto, per mantenere pulita la loro divisa e integro l’alto valore delle istituzioni che rappresentano. Per questo motivo, mi sono complimentato con il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli. Confido che anche altri prendano presto le distanze da atti incommentabili».
La Presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino per ringraziarlo per la lealtà alle istituzioni e il senso dello Stato dimostrati.
«Quanto è avvenuto nel corso della processione – ha detto – sconcerta e addolora e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti incontrando anche lo stesso maresciallo Marino».
Duro è anche il commento del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, secondo il quale il gesto compiuto è «un vero e proprio atto di sfida alle parole di scomunica pronunciate da Papa Francesco. Bene il comportamento dei Carabinieri ora la Procura farà il suo lavoro».
I PRECEDENTI E LA “SCOMUNICA” DI FRANCESCO
Non è la prima volta che in Calabria emergono ingerenze della criminalità nei riti religiosi. In occasione della festa di Pasqua in due comuni del vibonese c’era stata una forte polemica sullo svolgimento della processione dell’Affruntata. Papa Bergoglio, al termine della visita pastorale nella diocesi di Cassano allo Jonio, aveva lanciato la scomunica per i mafiosi e la richiesta di combattere la ‘ndrangheta perchè adora i soldi e disprezza il bene.
«Quando non si adora il Signore – aveva detto il Papa – si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza»; e «la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perchè il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi». «Quelli – aveva concluso – che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati».
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