L’INESORABILE CROLLO ALLE URNE: DAL 96,6% AL FLOP DI VOTANTI
LA CADUTA DAL 1970 AD OGGI
Non basterebbe un viaggio interstellare per colmare la distanza tra l’Emilia-Romagna di oggi e quella di 34 anni fa.
Certo, nel 1970 le elezioni Regionali erano una novità , un po’ come lo scioglimento dei Beatles.
Ma di fronte alla voragine aperta da un’astensione che tocca il 62,3%, il 96,6% di votanti alle prime Regionali nella storia dell’Emilia-Romagna sembra un risultato colossale.
Al di là della comprensione del moderno homo votantis.
DAL 1975 AL 1990
Un caso eccezionale, isolato nel tempo e nello spazio? Mica tanto.
Visto che la passione politica che allora animava amanti della falce&martello e difensori dello scudo crociato, cinque anni dopo, portò alle urne praticamente gli stessi elettori: 96,6%.
L’Emilia-Romagna di Peppone e Don Camillo, quella delle federazione comunista più grande fuori dall’Urss, andrà avanti così senza troppi scossoni per altri 15 anni. L’equilibrio nella forza elettorale del più grande granaio di voti del Pci si mantiene: nel 1980 vota il 94,5% degli elettori, nel 1985 il 94,6%.
Anche la svolta della Bolognina, annunciata da Achille Occhetto venticinque anni fa, non miete troppe vittime.
Nel 1990 in Emilia-Romagna vota il 92,9% degli aventi diritto: percentuali da Bulgaria, anche se il Pci stava già cambiando.
DAL 1995 A OGGI
Ci vuole Mani pulite perchè il rigurgito antipolitico inizi a fare breccia nel cuore degli elettori emiliano-romagnoli.
È il 1995 quando, per la prima volta nella storia della regione rossa, la partecipazione scende sotto la soglia del 90% fermandosi all’88,3%.
Percentuali che oggi farebbero comunque sognare.
Da lì in poi il crollo dei votanti è inevitabile e costante, fino a diventare spietato: 79,7% nel 2000, 76,8% nel 2005, 68,1% nel 2010, quando Vasco Errani (oggi condannato in Appello e dimissionario) venne eletto per un discusso terzo mandato. Domenica sulle urne dell’Emilia-Romagna è caduta un’accetta, che ha quasi dimezzato i votanti di quella che per decenni è stata una regione modello.
E che ora, con il suo 37,7% di votanti, costringerà politologi e sociologi a ripensare un bel po’ di analisi.
(da “il Corriere della Sera”)
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