“L’ITALIA ZAVORRA L’ECONOMIA MONDIALE”: DOPO BANKITALIA ANCHE IL FMI TAGLIA LE STIME
IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE PREVEDE UNA CRESCITA DI APPENA LO 0,6% NEL 2019… IL DELIRIO DI SALVINI: “SONO LORO UNA MINACCIA”, CHIAMATE IL 118 E FATEGLI UN TSO
In perfetta sintonia con quella Banca d’Italia che secondo Luigi Di Maio “sbaglia sempre”, anche il Fondo monetario internazionale taglia le stime di crescita dell’Italia allo 0,6 per cento per l’anno in corso.
Una revisione di quattro decimali rispetto a tre mesi fa e un numero che potrebbe anche peggiorare, se lo spread dovesse rimanere alto. Il “boom economico”, per ora, sembra inghiottito da un orizzonte dove si stanno addensando molte nubi scure.
Oltretutto, la zavorra non viene dall’estero; la zavorra siamo noi.
Ed è la nuova capoeconomista del Fondo, Gita Gopinath, a dirlo a chiare lettere, nella conferenza stampa di presentazione dell’aggiornamento delle stime sull’economia globale: “Il costoso intreccio tra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia”.
Mentre a ottobre era stato il braccio di ferro commerciale tra Stati Uniti e Cina a imbrigliare l’economia globale, da allora l’ulteriore freno al Pil è “in parte” imputabile alla Germania e all’Italia, si legge nel documento.
Nel caso del nostro Paese “le preoccupazioni sui rischi sovrani e finanziari” – tradotto, lo spread alle stelle dei mesi scorsi – “ha schiacciato la domanda interna”.
Argomentazioni che scatenano immediata la risposta del vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini: “Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale”
Stando alle previsioni del Fondo, il Pil globale rallenta quest’anno di due decimali al 3,5 per cento, l’area euro dello 0,3 per cento a quota 1,6. La recessione, ha sottolineato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, “non è ancora dietro l’angolo”, ma i rischi di “un calo repentino” della crescita globale sono aumentati.
Nell’aggiornamento presentato al Forum economico mondiale di Davos del tradizionale ‘outlook’ autunnale, il Fmi rileva inoltre che lo spread italiano è sceso rispetto al periodo più nero dello scontro sulla manovra, ma “che resta alto”.
E aggiunge che “un prolungato periodo di differenziale alto potrebbe mettere sotto pressione le banche italiane, pesare sull’economia e peggiorare la dinamica del debito”.
Pesante anche la revisione per la Germania, che secondo gli economisti di Washington crescerà solo dell’1,3% ne 2019, dunque sei decimali in meno rispetto alle stime d’autunno.
Interessante anche la Francia, meno colpita dalla correzione delle stime (1,5 per cento invece di 1,6) ma dove si può già riconoscere un riflesso negativo “delle proteste di piazza”, insomma un effetto-gilet-jaune.
L’Italia è afflitta invece “dalla debolezza della domanda interna, dagli oneri più alti sul credito dovuti alle pressione ancora alte sui rendimenti dei titoli governativi”, mentre la Germania ha sofferto sia per i consumi e gli investimenti al palo sia per la nota revisione di alcune norme per le emissioni delle auto che hanno messo il freno all’industria trainante.
(da agenzie)
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