M5S SPACCATO SUI MANDATI E CAUSA CON ROUSSEAU IN ARRIVO
CONTE ANTICIPA LA DISCESA IN CAMPO
È costretto a rompere il silenzio, Giuseppe Conte. L’annuncio del nuovo Movimento che l’ex premier ha in testa doveva arrivare subito dopo Pasqua.
Il portavoce Rocco Casalino stava già pensando a un evento in grande stile, degno di una svolta epocale. Non c’è tempo, però. C’è bisogno di parlare subito, perchè i gruppi parlamentari sono letteralmente allo sfascio.
Sferzati e distrutti dall’ultimo incontro con Beppe Grillo, quando gli eletti si sono sentiti definire “miracolati”. Ed è stato annunciato loro che dopo il secondo mandato in Parlamento – o in consiglio regionale – dovranno passare il testimone. Nessuna deroga al limite dei due mandati, nessun rimpianto.
A chi gli ha parlato, il fondatore ha spiegato che su questo non cambia idea. Non c’è un altro modo di preservare un pizzico di alterità del Movimento, se non quello di mantenere fissa almeno la sua prima regola.
Anche per non essere indeboliti dalle critiche di chi da mesi fa il puro, come Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista o l’ala di espulsi M5S che si raccolgono intorno a Barbara Lezzi e Nicola Morra.
Questi ultimi, negano di voler rivogersi a un giudice per costringere i 5 stelle a votare su Rousseau l’organo collegiale, com’era stato previsto prima della loro cacciata e prima che Grillo sospendesse l’intera operazione.
Parlano di velina studiata ad arte contro di loro. Ma certo, non interrompono la battaglia per cercare di rientrare nei 5 stelle. O di intestarsene una parte, seppure continuando a dirsi fedeli all’ex presidente del Consiglio, che sarebbero altri a voler indebolire.
Certo non troverà un clima di acclamazione, Conte, all’assemblea congiunta di Camera e Senato fissata per domani ed estesa anche – su Zoom – ai consiglieri regionali e agli europarlamentari.
Non sarà semplice, neanche tirasse fuori un coniglio bianco dal cappello, riuscire a motivare gruppi percorsi ormai da lotte feroci: con gli eletti al primo mandato ansiosi di liberarsi di quelli al secondo e i rivali a chiedersi come sia possibile che proprio Grillo e l’ex premier vogliano sbarazzarsi di loro.
Dopo quanto fatto in questi anni, dopo l’impegno profuso e, soprattutto, le cose imparate. A dover lasciare sarebbero personalità del calibro di Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi, Roberta Lombardi, Stefano Buffagni, Laura Castelli.
La promessa di ruoli interni al Movimento o della possibilità di correre come candidati nelle loro città non è allettante, soprattutto se imposta in modo così brutale.
L’unico, tra i dirigenti, a salvarsi da questa mannaia sarebbe il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, perchè ha al suo attivo un “mandato zero”, fatto da consigliere comunale a Trieste.
Il problema è che l’uscita di Grillo non era stata neanche preannunciata all’“avvocato del popolo”, che si ritrova quindi un gruppo impazzito senza aver fatto ancora una mossa.
E soprattutto, dopo aver agito nel completo silenzio, senza sentire o ascoltare nessuno se non il garante. E generando così non pochi malumori – è un eufemismo – in chi pure era pronto a sostenerlo.
La mossa di Grillo non depone bene riguardo alla sua autonomia. “Lo ha messo in difficoltà “, dice una parte dei dirigenti M5S. Per altri, invece, potrebbe essere stata fatta per proteggerlo. Se fosse stato Conte a compiere una scelta del genere, sarebbe stato massacrato dalla vecchia guardia. Così, non potrà essere imputata a lui.
“Beppe gli ha fatto il lavoro sporco”, dice un parlamentare che conosce bene entrambi. E chissà che non sia vero. Che il patto stretto sulla spiaggia di Bibbona qualche settimana fa non punti a dar vita a un M5S dal volto completamente rinnovato.
Certo, non c’è alcun passo avanti nel rapporto con l’associazione Rousseau.
Davide Casaleggio era stato convocato a Roma, ma ha detto: “Non vengo se non mi presentate una proposta scritta”. Ieri ha lanciato sulla piattaforma una raccolta fondi lamentando il buco per i mancati contributi dei parlamentari.
Ma nel frattempo, i leader del Movimento hanno consultato gli avvocati: vorrebbero intentare un “700” contro di lui: un procedimento d’urgenza che lo costringa a consegnare le chiavi dello scrigno, la lista degli iscritti, il database. Tutto quello che sarebbe di proprietà dell’associazione Movimento 5 stelle, del partito, quindi, ma che ha sempre gelosamente custodito l’impenetrabile Rousseau.
(da “La Repubblica”)
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