MA QUANTI SONO I DISOCCUPATI? PER L’ISTAT 3,2 MILIONI, PER IL CNEL 7
OLTRE I DISOCCUPATI UFFICIALI VI SONO QUELLI PARZIALI: COSI’ IL TASSO PASSA DAL 12,3% AL 30%
Ma quanti sono davvero i disoccupati?
Gli ultimi dati Istat riferiti ad agosto ci dicono che il tasso di disoccupazione generale è del 12,3%, a cui corrispondono 3.134.000 persone.
Non si tratta di persone che non hanno un lavoro ma, secondo le statistiche in uso, si tratta di persone che non avendo un lavoro lo ricercano attivamente.
Nello stesso giorno in cui l’Istat pubblicava i suoi dati, è uscito il Rapporto del Cnel, con un’ampia mole di dati, dentro il quale si può trovare un altro numero, che è passato sotto silenzio.
Secondo il Cnel è ora di passare ad altri modi di calcolo della disoccupazione reale, che non corrisponde a quella ufficiale.
In altri termini, il Cnel afferma che in Italia vi è il 30% di disoccupati ufficiali e di “disoccupati parziali”, a cui corrispondono circa 7 milioni di persone.
E’ questo l’universo della disoccupazione a cui fare riferimento nella ricerca dei rimedi.
Il Cnel calcola infatti, oltre ai disoccupati ufficiali, l’aggregato di coloro che “lavorano involontariamente a tempo parziale, non essendo riusciti a trovare un lavoro a tempo pieno”.
Il numero dei part timer involontari è cresciuto dell’83% dal 2008 al 2013 (+1 milione 121 mila individui); è un fenomeno caratteristico di questi nostri tempi, che ha permesso di attutire la perdita netta di occupati.
A questi il Cnel aggiunge il numero degli “equivalenti occupati” in cassa integrazione, calcolato dividendo le ore di cassa utilizzate per l’orario contrattuale, in modo da ottenere una stima di quanti sono gli occupati che di fatto non hanno lavorato nè partecipato al processo produttivo.
Nel complesso, nella media del 2013 le ore di Cig tradotte in “equivalenti occupati a tempo pieno” corrispondono a circa 240 mila persone, che sono state registrate fra gli occupati, pur non avendo di fatto lavorato nel periodo considerato.
“Sia le persone che lavorano involontariamente a orario ridotto, sia quelle messe in cassa integrazione — prosegue il Cnel – rappresentano quindi un’ampia fascia di sottoccupati, o disoccupati parziali, che la crisi ha contribuito ad alimentare”.
Senza lavoro.
Insomma, possiamo preoccuparci dei 3,2 milioni di disoccupati ufficiali, ma la preoccupazione dovrebbe raddoppiare, visto che l’area del disagio occupazionale supera i 7 milioni di persone.
E’ su questo target che dovremmo concentrare le misure e le risorse.
“La crisi — conclude il Cnel – ha provocato un forte aumento non solo della disoccupazione in senso stretto, che si riferisce ai senza lavoro che compiono azioni di ricerca attiva, ma anche del numero di sottoccupati e delle persone che hanno interrotto l’attività di ricerca, perchè scoraggiati o perchè in attesa dell’esito di passate azioni di ricerca. Si possono utilizzare definizioni più o meno stringenti di disoccupato pervenendo a quantificazioni anche molto diverse”.
Le strategie reali contro la disoccupazione devono tenerne conto.
“Questi fenomeni — ammonisce il Cnel – vanno presi in considerazione sia per valutare il deterioramento del mercato del lavoro causato dalla crisi sia per prevedere le dinamiche dell’occupazione nel prossimo futuro”.
Bisogna infatti non dimenticare che se i part timer involontari allungassero a tempo pieno i loro orari e se venisse assorbita la cassa integrazione, rallenterà la creazione di nuovi posti di lavoro effettivi nel prossimo biennio.
Walter Passerini
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